Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!
Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:
Dal Vangelo secondo Giovanni - 12,24-26 -
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».
Oggi Gesù insegna cosa significhi davvero vivere come figli di Dio. Infatti la Sua missione è stata quella di riportare tutta l’umanità ferita mortalmente dal peccato originale alla condizione di figliolanza perduta con la caduta dei nostri Progenitori. A causa del peccato la prima Umanità ha scoperto di essere “nuda” (cfr. Genesi 3,10) ossia fragile e mortale e a partire dal quel momento, nel corso di tutti i secoli fino ai nostri giorni e fino alla fine dei tempi, ogni uomo ha cercato, cerca e cercherà sempre di riempire questa voragine terribile causata dalla paura della morte con ogni genere di cose, persone, progetti al fine quasi di esorcizzare lo spettro della morte.
Come reazione alla paura di “perdere” la vita, l’uomo istintivamente cerca di conservarla e siccome siamo feriti dal peccato il nostro istinto di conservazione – che di per sé è buono – si è trasformato in un egoismo senza fondo! “Prendere”, “possedere”, “avere”, “accumulare” sono diventati i verbi con i quali costruiamo le nostre relazioni, gli anestetici con i quali proviamo, illudendoci, ad allontanare da noi la paura di morire! Su questo sfondo si colloca la Parola di oggi che diventa medicina e antidoto contro le conseguenze del peccato.
L’insegnamento di Gesù è paradossale. Quella morte che tanto ci spaventa adesso diventa nelle Parole di Gesù lo strumento necessario per portare frutto. E Gesù prende esempio dalla natura: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto». Se il “non-morire” (la paura…) è causa di sterilità ed isolamento, il “morire” diventa ora in Cristo causa di fecondità! La paura di “perdere” la vita mi fa rimanere solo perché il mio egoismo esasperato farà il vuoto in me e intorno a me! Se invece accetto la sfida di donare la mia vita, allora porterò frutti abbondanti di pace, di comunione, di relazioni libere e liberanti!
Ancora: la paura di morire svilupperà in me un “amore malato” verso me stesso e verso la vita che mi farà “perdere” la vita nel senso che me la farà sprecare, userò male il tempo prezioso e breve che mi è concesso di vivere su questa terra, mi illuderò di essere il centro del mondo e che tutto deve ruotare intorno a me! Se invece imparerò ad “odiare” la mia vita allora la realizzerò davvero perché la vita è amore e si realizza veramente solo nel dono di sé. È come il seme, solo se cade nella terra e muore diventa fecondo.
Infine annotiamo la delicatezza con la quale Gesù si rivolge a noi: «Se uno mi vuole servire, mi segua»: Dio è Amore e l’amore non obbliga nessuno; invita, attira, ma non costringe nessuno ad accoglierlo! Questo è davvero straordinario e al tempo stesso autenticamente divino: l’amore per essere vero deve essere libero, ecco perché Gesù non ci costringe a seguire Lui. Ma se accogliamo liberamente l’invito allora il nostro amore unito al Suo diventa servizio. Servizio di amore autentico a Dio e ai nostri fratelli e sorelle in umanità. Il frutto lo abbiamo accennato all’inizio di questa meditazione: «Se uno serve me, il Padre lo onorerà». Essere discepoli di Gesù e fare della nostra vita un servizio di amore all’interno di qualsiasi vocazione farà sì che il Padre onorerà anche noi perché saremo tornati ad essere e vivere come figli nel Figlio Suo. Lo possiamo dire con l’Apostolo Paolo: «Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio» (Efesini 2,19).
Caro Gesù,
più Ti ascoltiamo e più ci convinciamo
che in fondo in fondo non abbiamo capito nulla della vita.
Sentiamo istintivamente il bisogno di amare,
ma spesso finiamo per possedere più che donarci
e ci facciamo e facciamo del male, pur senza volerlo.
A volte tanto male!
Nel profondo dei nostri cuori volteggia, perfida e perversa,
una grande paura di morire e questo ci porta istintivamente
a conservarci, a preservarci, a prendere il più possibile dalla vita,
piuttosto che preoccuparci di donare e donarci.
Siamo stati creati per amare ed essere amati,
ma l’amore è relazione, reciprocità
e il nostro egoismo avvelena i rapporti umani.
Sei Tu ad insegnarci come si guarisce!
Proprio dalla Croce ci insegni che l’Amore per vincere
deve imparare a perdere e a perdersi.
Tu Dio crocifisso sembri l’ennesimo perdente della storia
e invece hai vinto il male e la morte col Tuo Amore!
Sei Tu il Chicco di grano che è sceso negli Inferi
per portare il frutto prelibato della nostra liberazione.
Sei Tu che hai “odiato” la Tua vita per “amare” la nostra!
Sei Tu che hai detto: «Nessuno ha un amore più grande di questo:
dare la sua vita per i propri amici».
E se proprio dobbiamo prendere qualcosa
allora dici a noi: «Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo»,
l’unico frutto che dà la Vita per sempre,
quella che non conosce la morte
perché è stata vinta dall’Amore che si dona!
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!