5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

24 Gennaio 2025 - Venerdì

24 Gennaio 2025 - Venerdì

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

Gesù «chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui». Gesù chiama e non lo fa mai rivolgendosi ad una folla anonima. No! Chiama sempre “per nome”. Lo ha fatto duemila anni fa e continua a farlo ancora oggi e così sino alla fine dei tempi, Lui che prima di ascendere al Padre ci ha rassicurati: «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Matteo 28,20).
È significativo l’elenco di nomi di stamattina perché ci fa comprendere che Gesù conosce i nostri nomi e dietro e dentro ogni nome c’è una storia, una discendenza, delle esperienze di vita, belle, meno belle, talvolta dolorose. Eppure il mio vissuto, pur importante con il suo carico di memorie a volte sanguinanti, diventa relativo se so che Gesù conosce il mio nome, la mia storia, il mio passato, presente, futuro. Sì, Gesù chiama ognuno di noi, anche oggi e ci chiama “per nome”, ossia è una chiamata personale, per un disegno che ci impegna personalmente con Lui che, d’altra parte, non vuole “omologarci”, facendo di noi delle “fotocopie”, ma desidera realizzare con ognuno di noi un capolavoro di bellezza, unico ed irripetibile.
Perché ci chiama? In realtà potrebbe certamente fare tutto senza di noi, è l’Onnipotente, il Pantocratore. Eppure vuole coinvolgerci nella Sua storia di Amore con l’Umanità; vuole “avere bisogno” di noi che senza di Lui non possiamo fare nulla (cfr. Giovanni 15,5). Che paradosso! Lo fa per coinvolgerci in una storia che ci vede impegnati tutti come fratelli, perché figli dello stesso Padre. Siamo stati noi ad inventarci le seguenti categorie: nemici, avversari, antipatici, inutili; parole come: vendetta, rancore, guerre, odio, divisione, fili spinati, lager… In realtà scrive Paolo, «non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio» (Efesini 2,19). Sì, perché, prosegue ancora l’Apostolo, esiste «un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (Efesini 4,6).
E allora vediamo in estrema sintesi il perché e le conseguenze di questa chiamata che non è rivolta solo ai sacerdoti, consacrati/e, ma a tutti i battezzati, quindi anche a te che hai la pazienza e la bontà di leggere queste povere riflessioni.
Il primo motivo è «perché stessero con lui». Non ci chiama “per fare qualcosa”. Noi siamo convinti che dobbiamo “fare” tante cose per il Signore. In realtà la cosa imprescindibile è che dobbiamo imparare a “stare con Lui” ossia siamo chiamati a “conoscere/amare” Gesù dedicando un congruo tempo alla preghiera e all’intimità con Lui. Senza questa prima esigenza tutto il resto rischia di diventare un agitarsi per tante cose forse anche buone, ma che non rispondono alla volontà di Dio. È quello che Gesù intende dire quando risuona il Suo dolce rimprovero nella casa di Betania: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Luca 10,41-42). “Stare con Lui” ossia “frequentare” Gesù con la preghiera, con la lettura dei Vangeli per imparare/ricordare ciò che Gesù ha detto e ciò che Gesù ha fatto. È il modo più sicuro ed efficace per formare in noi “il pensiero di Cristo”.
Ascoltiamo ancora Paolo: «Infatti chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo consigliare? Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo» (1Corinzi 2,16). “Stare con Lui” per accogliere e fare nostro il Suo pensiero. Questo è fondamentale. Dal rimprovero caustico che Pietro riceverà a Cesarea di Filippo ricaviamo la possibilità straordinaria che ci viene offerta: pensare come pensa Dio, pensare da Dio! Così infatti Gesù aveva liquidato il tentativo maldestro di Pietro di distoglierlo dal cammino di sofferenza che Lo attendeva a Gerusalemme: «Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: ‘Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini’» (Marco 8,32).
Ecco il punto: “stare con Gesù” per imparare a pensare come pensa Dio: ossia con le categorie della misericordia, dell’amore, della gratuità e generosità che vengono gratuitamente riversate nei nostri cuori con il dono dello Spirito Santo. Tutto il resto sarà una conseguenza: li manda a predicare. Non è solo il ministero della predicazione proprio dei presbiteri. Tutti siamo chiamati a “predicare”! Che non vuol dire “fare le omelie”, ma diventare ognuno di noi “una parola” dell’immenso vocabolario di amore col quale Dio parla all’Umanità. Non dobbiamo fare cose straordinarie. Si tratta semplicemente di accogliere la vocazione universale dei battezzati di esprimere con piccoli gesti (dare anche solo un bicchiere d’acqua: cfr. Matteo 25,35) il nostro “stare con Lui”.
Non si tratta di diventare “perfetti” … Resteremo sempre fragili come il vetro, attraverso il quale però passa la Luce che illumina il nostro micro-mondo nel quale viviamo. “Predicheremo” allora con un sorriso, con una pacca sulle spalle, con cinque minuti dedicati ad ascoltare una persona petulante, con un gesto gentile, con un abbraccio affettuoso, coltivando le amicizie belle, libere e liberanti… E in un altro brano (cfr. Luca 10,1) leggiamo che li manda “a due a due”: perché non è quello che facciamo ad impressionare e convincere le persone che incontriamo, ma è la comunione che c’è tra di noi a fecondare un mondo sempre più individualista e diviso. È l’amore che vince e… convince! E sarà sempre e solo l’Amore a vincere il Maligno!

Caro Gesù,
è bello sapere che conosci
i nostri nomi.
Che non guardi a noi
come ad una folla anonima,
da manipolare e plagiare,
ma come a delle persone,
fragili e piene di dubbi
alle quali rivolgi un appello personale.
Sì, Gesù, Tu chiami quelli “che vuoi”:
non è una scelta che tiene conto
di meriti acquisiti sul campo,
ma solo della Tua volontà
di coinvolgere ognuno di noi
in una stupenda storia d’amore.
Lo sai che siamo figli di una cultura
che ci costringe ad andare ogni giorno
a mille all’ora, abituati a fare
tante cose, spesso stressanti,
spesso da stressati.
E per questo è bellissimo per noi
sapere che ci chiami
innanzitutto a “stare semplicemente con Te”!
Il Tuo non è un invito
a “fare” tante cose “religiose”,
ma a ritrovare la gioia,
attraverso la preghiera,
dell’intimità con Te che sei l’Amore;
a “stare con Te” come davanti
ad uno Specchio tersissimo
per riscoprire la nostra vera identità,
di figli di Dio e amici dello Sposo.
E allora sì, potremo diventare
un Vangelo vivente,
una Tua parola per la nostra famiglia,
per gli amici, per il mondo che frequentiamo.
E pur restando fragili come il vetro,
sentiremo la gioia e il calore
della Luce che passa attraverso di noi
per illuminare e riscaldare
questo povero mondo
che si sta congelando
perché non sa quanto Tu lo ami!
E chi dovrà dirglielo
se non noi?

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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