Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!
Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:
Dal Vangelo secondo Matteo – 7,1-5 –
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
Siamo ancora dentro il grande Discorso della montagna, iniziato con il Vangelo delle Beatitudini che ci ricorda come la vocazione universale del battezzato è quella di essere “beato” ossia “felice”, di quella felicità che solo Dio può donare e che, abbiamo visto, è possibile perfino quando siamo nel dolore: «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati» (Matteo 5,4). Questo cammino verso la realizzazione della nostra vocazione passa necessariamente attraverso il rapporto con il prossimo.
Ed ecco le esortazioni di questa mattina che iniziano dal giudizio. Ma cosa vuol dire giudicare? Non significa leggere un’azione e definirla buona o meno buona, altrimenti dovremmo mettere una benda agli occhi e non guardare più nulla! Al contrario: siamo chiamati ad osservare ciò che accade e a “giudicarlo”. Tuttavia diventa quel tipo di giudizio che Gesù condanna quando andiamo oltre la lettura di un’azione, di un fatto e pretendiamo di definire (ossia dare un giudizio) sull’intenzione di colui che ha agito. Facciamo qualche esempio: se vediamo una persona rubare e diciamo: “Quel tizio ha rubato”, questo non è un giudizio! Se vediamo una persona comportarsi oggettivamene male e censuriamo il suo comportamento questo non è un giudizio! Diventa giudizio quando pretendiamo di conoscere bene il cuore di chi ha agito e giudichiamo non solo l’azione in sé (possiamo farlo), ma l’intenzione che ha animato il suo cuore nel compiere quell’azione. Non possiamo giudicare la sua intenzione perché significherebbe pretendere di conoscere bene il suo cuore. Ora, se noi non siamo capaci tante volte di conoscere veramente a fondo il nostro cuore, come possiamo pretendere di conoscere il cuore degli altri? Ecco perché segue l’indicazione successiva: «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?». Il lavoro che il cristiano deve fare è innanzitutto dentro di sé, non verso gli altri. Sono io che devo convertirmi! E siccome la conversione non avviene solo una volta e definitivamente, ma è uno stato di vita continuo, allora è chiaro che devo impegnarmi – con la grazia di Dio che non manca mai – a lavorare su me stesso, a purificare ogni giorno il mio sguardo verso me stesso e la piccola porzione di mondo in cui vivo (famiglia, amici, lavoro…).
Questo lavoro di conversione è importantissimo perché mi mette a contatto con lo sguardo di Dio su me stesso e sul mondo. In fondo, convertirsi significa accorgersi che siamo amati da Dio e che siamo su questa terra per accogliere il Suo Amore e viverlo tra di noi. Questo “cercare” ogni giorno questo sguardo divino purifica pian piano i nostri occhi e li rende capaci di uno sguardo misericordioso come quello del nostro Signore. E allora sì: potremo avvicinarci ai nostri fratelli ed aiutarli a togliere le “pagliuzze” dagli occhi e lo faremo con delicatezza perché faremo sentire loro che non è la nostra mano ad agire, ma quella di Gesù che si serve di noi per far recuperare la vista a chi ci sta accanto. E la vita, nostra e degli altri, diventa più serena.
Caro Gesù,
Tu sai quanto siamo criticoni e presuntuosi
perché pensiamo di sapere tutto di tutti
e di poter emettere giudizi taglienti e spesso inappellabili
verso coloro che ci vivono accanto.
A volte siamo così superbi
da pensare di conoscere bene il cuore degli altri,
quando in realtà ci capita spesso
di non capire fino in fondo nemmeno il nostro cuore!
Per questo la Tua Parola oggi
scende sui nostri occhi come potente collirio,
come bisturi che elimina le cateratte
dei nostri giudizi e delle nostre visioni distorte e parziali
delle persone e del mondo in cui viviamo
e ci rendi partecipi della stessa capacità di guardare come fai Tu!
Insegnaci ancora Gesù la grammatica dell’amore
che toglie ogni veleno ai nostri giudizi
e ci consegna l’unica unità di misura
che vale come in Cielo così in terra: la Tua misericordia!
Solo così potremo accostarci ai nostri fratelli
con la necessaria delicatezza,
senza farli sentire irrimediabilmente sbagliati,
per aiutarli a conoscere Te.
E allora apriremo anche noi gli occhi
finalmente guariti insieme a loro
e ci accorgeremo che il Tuo sguardo
non ci ha mai abbandonati
e che ci hai sognati da sempre
come fratelli in cammino verso l’Eternità!
Il giudizio sui cuori lo lasceremo a Te,
a noi basterà sapere che siamo amati da sempre e per sempre.
E che la carità è l’unico collirio
capace di aprire gli occhi del nostro cuore.
Ora sì, Gesù, ci vediamo benissimo perché usiamo i Tuoi occhi!
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!