5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

30 Gennaio 2024 - Martedì

30 Gennaio 2024 - Martedì

Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!

Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:

Dal Vangelo secondo Marco – Mc 5,21-43

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Il brano di oggi racconta di due miracoli compiuti da Gesù: l’emorroissa guarita dalla sua emorragia e la ragazza dodicenne riportata in vita. Sarebbero tantissime le cose da sottolineare, ma ovviamente la brevità di questo spazio non lo consente. Provo ad andare all’essenziale.
Entrambe le protagoniste sono immagine di tutti noi. L’emorragia che da dodici anni affliggeva la donna (ossia da sempre; dodici indica totalità nel linguaggio biblico) dice a tutti noi che lontano dal Signore “si muore”! Ovverossia sprechiamo (emorragia) le migliori energie della nostra vita in cose che non ci danno la vita, in cose e situazioni che finiscono per dominarci anziché farci crescere in umanità: pensiamo per esempio alle emorragie causate dall’orgoglio, dal rancore e dall’odio, dal giudizio e dalla presunzione, dall’egoismo e dall’autosufficienza. Solo Gesù può guarirci!
Ma qui occorre sottolineare l’importanza della fede che è una delle parole-chiave di questi due brani: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male» dice all’emorroissa; «Non temere, soltanto abbi fede!» dice invece al papà della bambina morta. È interessante notare che Gesù evidenzia la differenza tra “salvezza” e “guarigione”.
La prima è integrale e riguarda la persona: salvare – dal greco sotēr – significa “conservare nella vita”; mentre invece la guarigione riguarda un male fisico. Avere fede significa in soldoni essere certi che Dio “mi salva” anche se non mi guarisce! Ancora: avere fede vuol dire “toccare” Gesù ed essere sicuri che possiamo parlargli ed essere ascoltati sempre (anche se non sempre siamo esauditi perché la Sua volontà è diversa dalla nostra). E dove possiamo “toccarLo” anche oggi? Nei Sacramenti della Chiesa, soprattutto con continuità nell’Eucaristia e nella Riconciliazione; nella Sua Parola; nei fratelli e sorelle che incontro quotidianamente.
L’“avere fede”, per essere autentico, deve diventare “avere fiducia” che Dio si prende davvero cura di noi e che se pure non giunge la guarigione fisica attesa e sperata non è perché Lui si è dimenticato di noi, ma perché il Suo disegno è diverso e allora siamo chiamati a “fidarci” di Lui. Proprio come ha fatto Gesù che conclude la Sua vita su questa terra con un atto di estrema fiducia nel Padre: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Luca 23,46).
E qui si inserisce la seconda riflessione. Mi colpisce sempre la delicatezza con cui Gesù parla a noi del mistero della morte: «La bambina non è morta, ma dorme». Sarà utile ricordarci che nella lingua greca (la lingua con cui sono scritti i Vangeli) la parola kòimesis, (in latino dormitio) rimanda all’“addormentarsi” in un sonno dal sicuro risveglio. Tant’è vero che una delle parole che utilizziamo nella lingua italiana per indicare il luogo dove deponiamo i corpi dei defunti è: “cimitero”, che deriva proprio da koimētḕrion, “luogo di riposo”! E non luogo della morte!
I nostri Padri erano certi che la morte è stata vinta da Gesù e che i corpi dei defunti scendono nel “sonno della morte” in attesa della risurrezione, mentre l’anima si trova subito al cospetto di Dio per il giudizio particolare. Ossia la Pasqua è davvero un “passaggio” da questa vita alla Vita di Dio, la morte arresta il cammino del corpo, ma non interrompe la continuità della vita.
È stupendo quello che Gesù dice alla bambina: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». Non solo è bello, ma è annuncio colmo di speranza perché è esattamente ciò che udrò il giorno in cui chiuderò gli occhi in questo mondo per incontrare subito lo sguardo di Luce di Gesù, Amico degli uomini, che dirà anche a me: «Talità kum»! E allora anch’io mi rialzerò dalla morte per andare incontro alla Vita per sempre! Siamo stati creati non per morire, ma per vivere per sempre!

Caro Gesù,
stamattina
Ti gridiamo il nostro bisogno
di crescere nella fede.
Anche noi soffriamo di tante “emorragie”:
di amori non corrisposti,
di speranze andate deluse,
di attese tormentate,
di notti senza alba,
di lacrime mai asciugate,
di sogni diventati incubi,
di paure di tutto, perfino di Te…
Attiraci a Te perché possiamo anche noi toccarTi:
nell’Eucarestia e nella Tua Parola,
nei fratelli e sorelle che incontriamo ogni giorno.
E le “perdite” quotidiane
si trasformeranno in nuovi slanci
di gioia e di speranza!
Perfino dinanzi alla “perdita” più importante,
quella della nostra vita,
aiutaci a credere che essa
è solo un addormentarsi.
E che la Tua voce delicata e potente
dirà anche a noi: «Talità kum».
Sì, ci farai rialzare dal buio, Tu Dio di Luce
e dal freddo della morte, Tu Dio dal Cuore ardente,
perché ci ami così tanto
che desideri appassionatamente
farci stare per sempre con Te!
Tu che sei Amico degli uomini
e Amante della Vita!

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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