L’estate è il tempo del mare e delle stelle. Tra le fresche acque del mare trova ristoro il corpo. Contemplando il suo azzurro riposa la mente. Tra uno sconfinato oceano di stelle si perde lo sguardo. Alla ricerca della luminosa scia di una stella cadente, per ammirarne il fulmineo, effimero splendore. L’estate è anche il tempo per contemplare, venerare, invocare con fiducia Colei che innumerevoli generazioni hanno chiamato “Stella del mare”.
“Ave Maris Stella”. Il celebre inno della tradizione cattolica è riecheggiato – rimodulato su note e ritmi tipici della sensibilità musicale contemporanea – sullo splendido lungomare di Cannitello. Venerdì 18 agosto le luci dello Stretto hanno fatto da suggestivo scenario al concerto-preghiera offerto dai Piccoli Fratelli e Sorelle dell’Immacolata. Invitati dal parroco, il nostro p. Antonio Carfì, per segnare una tappa importante nei festeggiamenti in onore di Maria SS. di Porto Salvo.




Maria è la Stella da seguire nelle varie tappe della sua vita terrena, dall’Annunciazione al Calvario. Maria è la Stella da contemplare glorificata in Cielo. Modello e icona della Chiesa pellegrinante, Maria è anche la Stella che invita i suoi figli a vivere la fraternità, divenendo “costellazioni” d’amore, come recita un brano musicale che ha coinvolto tutti i presenti con il suo allegro sapore latinoamericano. Infine, uno spunto kolbiano: Maria è la Stella capace di rischiarare persino le tenebre di un bunker con la sua luce materna, irradiata dal suo fedele cavaliere san Massimiliano.






Questo il percorso estetico-catechetico proposto nell’armonico alternarsi di testi e musica. Al termine del concerto, p. Antonio ha ringraziato i confratelli e le consorelle, affiancati da alcuni amici laici, per l’originale occasione di meditazione e lode. In cui l’arte si è fatta veicolo di bellezza, e la bellezza a sua volta è divenuta annuncio di quel Dio che è infinitamente bello perché infinitamente Amore.





Un Dio in cui siamo chamati a credere. Già, ma cos’è, in fondo, la fede? Ce lo ha spiegato, con il suo grido umile e perseverante, la Cananea, protagonista del Vangelo di domenica 20 agosto (Mt 15,21-28). P. Santo Donato ha aperto l’omelia con una metafora di straordinaria efficacia: «Il dolore, vissuto nell’abbandono in Dio, è come un parto. Nel dolore io partorisco vita, vita eterna!». È quanto ha sperimantato la Cananea. «Gesù ha voluto suscitare il suo grido, la sua preghiera, la sua fede. Per avere la gioia, finalmente, di esaudirla». Perfettamente calzante il riferimento alle apparizioni mariane di Rue du Bac (Parigi), del 1830. «La Madonna mostrò che alcuni dei suoi anelli non emanavano raggi luminosi. E spiegò alla veggente: “Questi raggi spenti rappresentano le grazie che vorrei concedere ma che non mi vengono chieste per mancanza di fede”». Abbandonarsi a Dio come un bimbo nelle braccia del papà e della mamma: ecco l’essenza della fede cristiana.



Una fede che anche p. Giuseppe Calogero, nella Messa serale, ci ha aiutato a riscoprire attraverso una piccola catechesi sul Credo. «Se la mia fede non si incarna in una relazione viva con Dio, non è vera fede». Ecco allora una verifica, sul piano esistenziale, della nostra adesione agli articoli di fede che professiamo ogni domenica. «Credo nel Padre se vivo la vita come suo dono, senza impossessarmene. Credo nel Figlio se scelgo di vivere di amore, come Lui che si è donato a me. Credo nello Spirito Santo se chiedo a Lui di orientare ogni mia decisione». La fede diventa allora quella stella che guida la nostra vita e la trasforma profondamente, dal di dentro. Con questa fede guardiamo Maria, Stella del Mare, che in questi giorni abbiamo celebrato come Regina del Cielo e della Terra. E con fede le diciamo: «O Maria, sii la Regina del mio cuore, della mia famiglia, dei miei sentimenti, delle mie gioie e dei miei dolori. E trasforma la mia vita in un regno d’amore e di pace!».


