5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

1 Aprile 2025 - Martedì

1 Aprile 2025 - Martedì

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

Sappiamo quanto fosse importante – e lo è ancora tutt’oggi – per i Giudei ortodossi la questione del “sabato”, ossia il giorno del riposo durante il quale è proibito fare moltissime cose per rispetto al Creatore che il “settimo giorno” si era riposato. Inizia dopo il tramonto del venerdì e si conclude all’apparire delle prime stelle del sabato. In ebraico, Shabbath deriva da shavath (“cessare”) e ricorda il giorno in cui il Signore concluse la Creazione. L’idea di fondo era molto interessante: il riposo dell’uomo come rispetto per l’opera di Dio, per cui era proibito fare qualsiasi cosa che comportasse una trasformazione dell’ordine esistente (cucinare, scrivere e tantissime altre cose). Più volte Gesù si scontrerà con i farisei perché opererà dei miracoli proprio in giorno di sabato. Ma nel Vangelo di oggi c’è una nota stridente che va al di là dell’opposizione polemica dei Giudei. Il paralitico che da trentotto anni era infermo non sembra essere poi così contento del miracolo ricevuto! Chiunque al posto suo, sentendosi offrire la possibilità di guarire, avrebbe immediatamente risposto di sì. Invece lui sembra temporeggiare: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Ma Gesù non gli aveva chiesto se non ci fosse nessuno che lo aiutasse, ma se piuttosto volesse guarire! Può sembrare assurdo, ma forse quest’uomo avrebbe preferito rimanere paralizzato. Perché? Perché ormai era abituato a vivere di elemosine, delle carità altrui, senza responsabilità e senza la fatica di lavorare. Il prosieguo del racconto conferma questa interpretazione perché infatti piuttosto che ringraziarLo, va a denunciare Gesù ai Giudei. Questo racconto è illuminante anche per la nostra vita. Infatti potrebbe succedere anche a noi di considerare le nostre fragilità, povertà umane, limiti di qualsiasi natura come degli alibi per non impegnarci in prima persona, per rifiutare le responsabilità, per delegare sempre gli altri, per tirarci indietro nel seguire il Signore e nel perseverare sulle vie del bene. È certamente più difficile e rischioso, duro ed impegnativo camminare sulle proprie gambe, affrontare salite impervie e sentieri tortuosi. È meglio salire sulle “spalle” degli altri, ma così non saremo mai veramente noi stessi e non metteremo in gioco i talenti che Dio ha dato ad ognuno di noi. Il Signore non ci vuole perfetti, sempre “in forma” e al meglio delle nostre possibilità. Desidera invece che gli diamo volentieri le nostre infermità umane e spirituali perché vuole darci la gioia di essere protagonisti della nostra vita, delle nostre scelte, nella consapevolezza che Lui sarà sempre accanto a noi per aiutarci, rialzarci da ogni caduta. Vuole liberarci da ogni forma di paura che ci paralizza: paura di amare, di essere o non essere amati; paura di sbagliare; paura di morire e paura di vivere (che è anche peggiore della paura di morire); paura di essere sé stessi perché non ci accettiamo come siamo. Conclusione: lasciamo che Gesù guarisca ogni nostra paralisi per ritrovare il gusto e la gioia di vivere, certo, rimanendo fragili, ma confidando sempre nella Sua grazia e potenza di Amore.

Caro Gesù,
non è difficile anche per noi
identificarci, talvolta, nel paralitico.
Sì, perché siamo immersi
in un mare di paure che ci bloccano.
Abbiamo paura di sbagliare
perché ci sentiamo insicuri.
Paura di amare
perché non vorremo soffrire.
Paura di morire
perché sentiamo breve la nostra vita.
Paura di vivere
perché ci sentiamo sempre più fragili
in un mondo che anziché globalizzare la carità
ha finito per diffondere le pandemie, le guerre,
le logiche di dominio e di potere.
A volte ci sentiamo schiacciati dall’angoscia
e preferiamo le lettighe dei nostri alibi
al muovere passi timidi e incerti, sì,
ma veri, sulle vie del bene.
Perché sappiamo che fare il bene
costa il nostro impegno
e il sacrificio della vita.
E allora meglio che lo facciano altri
al posto nostro!
Guariscici Gesù!
Oggi Ti chiediamo il dono del coraggio,
del cuore pieno di Amore
perché solo l’Amore vince ogni forma di paura.
Non Ti chiediamo di essere temerari
e sprezzanti del pericolo,
ma di innamorarci del tuo Amore
che anche nelle situazioni più difficili
dona la forza di andare avanti,
di sperare contro ogni speranza,
di vivere non solo per sé,
ma anche per gli altri.
E ci ritroveremo di nuovo, in cammino,
liberi e felici di seguirTi.

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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