San Massimiliano Maria Kolbe

Il cavaliere dell'Immacolata

Io sono tutto tuo

Io sono tutto tuo

Il santo


« Devo essere santo,
quanto più grande possibile! »

Il martire

« O Immacolata,
concedimi di vivere, consumarmi
e morire per te,
solamente per te! »

Solo l'amore crea

Solo l'amore crea

Una vita donata per amore

Alle 12.50 del 14 agosto 1941, vigilia della Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, moriva Padre Massimiliano Maria Kolbe. La notizia della sua passione e morte oltrepassò immediatamente il reticolato di Auschwitz.
La sua prima biografia fu scritta già nel 1943. Sarà beatificato come Confessore della fede da San Paolo VI il 17 ottobre 1971 e canonizzato come Martire da San Giovanni Paolo II il 10 ottobre 1982.

Ad Auschwitz, su un bassorilievo, all’ingresso del blocco 11 è scritto “Homo homini”: “Un uomo per un altro uomo”. In memoria di un uomo che è stato più forte della morte, offrendo la propria vita in cambio di quella di un altro condannato. È per questo che, all’unisono con Jean Guitton, possiamo definirlo “il più grande santo del Novecento”.

alcuni fratelli e sorelle

Ma chi era – al secolo – Raimondo Kolbe? Nasce in Polonia l’8 gennaio 1894, a Zdunska-Wola presso Lòdz. Vivace ed intelligente, fin da bambino si sente attratto a seguire il Signore e ad amare l’Immacolata.
Il 4 novembre 1910 inizia il noviziato nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e prende il nome di Massimiliano. Il 10 novembre 1912 è a Roma per iniziare gli studi alla Gregoriana. Il 16 ottobre 1917, con sei confratelli, fonda la "Milizia dell’Immacolata", un’associazione di apostolato mariano. Il 28 aprile 1918 viene ordinato sacerdote nella chiesa S. Andrea della Valle.

Terminati gli studi ritorna in Polonia. Qui inizia la sua attività apostolica, dedicandosi alla diffusione di giornali e riviste di formazione cristiana, tra cui il “Cavaliere dell’Immacolata”. Nel 1927 fonda Niepokalanòw (“Città dell’Immacolata”), un convento-editoria interamente consacrato alla Vergine. Nel 1930 parte per il Giappone dove, imparando da autodidatta la lingua locale, fonda un altro convento con tipografia: Mugenzai no Sono (“Giardino dell’Immacolata”), presso Nagasaki. Nel 1936 rientra in Polonia e si dedica allo sviluppo di Niepokalanòw.

alcuni fratelli e sorelle

Durante l’occupazione nazista, padre Kolbe subisce una persecuzione sempre più accanita, finché il 28 maggio 1941 viene internato nel campo di concentramento di Auschwitz. Qui gli venne tatuato sul braccio il numero 16670. Qualche mese dopo, come punizione per l’evasione di un prigioniero, dieci uomini del suo blocco vengono scelti per una morte atroce: il bunker della fame. “Sono un sacerdote cattolico polacco. Voglio morire al posto di questo prigioniero”. Con queste parole padre Massimiliano offre la sua vita al posto di Francesco Gajowniczek, che molti anni dopo assisterà alla sua canonizzazione.

Padre Massimiliano trasforma il terribile bunker in una cappella, dove risuonano continuamente canti e preghiere, accompagnando i suoi compagni di sventura ad una morte serena.
Quando l’SS entra nella cella per finirlo con un’iniezione letale, lo trova seduto, con gli occhi aperti, il volto pulito e sereno, raggiante. Il suo corpo venne consumato dalle fiamme dei forni crematori. Ma quelle fiamme non riuscirono a consumare la sua fede, anzi la alimentarono. Padre Kolbe infatti non smise mai di ripetere, sempre e a tutti, fino all’ultimo istante: «Solo l’Amore crea!».

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