5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

15 Gennaio 2025 - Mercoledì

15 Gennaio 2025 - Mercoledì

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Gesù entra nella casa di Simone e Andrea e guarisce la suocera di Pietro, resa inabile da una febbre. Non sembra un miracolo “strepitoso”, è vero. Tuttavia ci rivela alcune cose necessarie per comprendere lo stile del Figlio di Dio. La prima riguarda l’attitudine di Gesù che ama entrare nelle case degli uomini rivelandoci il volto di un Dio feriale, quotidiano, che vuole stabilire l’intimità con noi là dove siamo più “noi stessi”, a casa nostra, laddove usiamo pantofole e bigodini, tra le pentole della cucina e il profumo del cibo preparato; laddove viviamo, amiamo, soffriamo e concludiamo ordinariamente la nostra esistenza terrena. Sono numerose le case visitate da Gesù. Oltre a questa di oggi, a Cafarnao, ricordiamo come Gesù abbia iniziato la Sua esistenza terrena nella casa di Nazaret (cfr. Luca 1,26-38). E poi, diventato adulto, ha voluto visitare la casa degli sposi a Cana (cfr. Giovanni 2,1-12); quella dei fratelli Lazzaro, Maria e Marta a Betania (cfr. Luca 10,38-42); quella di Zaccheo il pubblicano (cfr. Luca 19,1-10); quella di Simone il fariseo (Luca 7,36-50), quella di Levi/Matteo che diventerà l’Evangelista (cfr. Luca 5,27-32). Ama così tanto ognuno di noi che entrerà perfino nell’ultima casa che ci ospiterà, il sepolcro, per spalancare le finestre, fare entrare la Luce nel buio della morte, prenderci tutti per mano e portarci nella vera Casa che ci attende e che è il Cuore del Padre, come assicurato da Gesù stesso: «Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: ‘Vado a prepararvi un posto?’. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi» (Giovanni 14,2-3). Sì, Dio parte sempre da tutto ciò che è umano. È questa l’esperienza dei Magi che «entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono» (Matteo 2,11). I Magi trovano Dio… nella casa! Il primo luogo dove cercare e trovare Dio e fare esperienza della Sua presenza è sempre… casa tua! Nelle relazioni spesso ferite con chi ci sta accanto, è lì che abbiamo bisogno di essere presi per mano e ricondotti alla verità dell’amore coniugale, fraterno, filiale, amicale… Il secondo rilievo importante riguarda la guarigione della suocera di Pietro dalla febbre. Niente di che, sembrerebbe, se paragonato al miracolo del lebbroso (cfr. Marco 1,40-45), dell’emorroissa (cfr. Marco 5,25-29), della risurrezione della figlia di Giàiro (cfr. Marco 5,35-43) o del figlio della vedova di Nain (cfr. Luca 7,11-17) o, ancora, dell’amico Lazzaro (cfr. Giovanni 11,38-44). In realtà, nella piccolezza di questo segno ci viene rivelato il significato di tutti i miracoli: Gesù ci ri-dona la capacità di fare della nostra vita un servizio di amore, ognuno nella propria vocazione; ci restituisce la nostra vera identità che non è quella di essere “servi” al soldo del potente di turno, ma di essere “servi per amore”, “servi dell’Amore” come Gesù dirà di Sé stesso: «Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Matteo 20,28). Come la Vergine Maria che al culmine dell’Annunciazione dirà con entusiasmo e materna disponibilità: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Luca 1,38). Gesù vuol guarirci da tutte le “febbri” che ci immobilizzano, ci paralizzano in esistenze senza più entusiasmo, senza più sogni e speranze. È la febbre di una vita ormai solo virtuale concentrata negli otto pollici di uno schermo. È la febbre generata dagli errori del passato che ci paralizza impedendoci di guardare al futuro con occhi e progetti nuovi. È la febbre generata da modelli di vita irraggiungibili che ci fanno sentire perennemente inadeguati. È la febbre che nasce dalle numerose possibilità di scelta che il mondo oggi sembra offrire soprattutto ai nostri giovani e che, proprio perché così numerose e allettanti, finiscono per schiacciarli, per indurli alla fine a “non scegliere”, vivendo esistenze “parcheggiate” senza una vera direzione. È la febbre generata dalle delusioni della vita… E ognuno di noi potrebbe fornirne certamente un campionario variegato. Gesù fa alzare la suocera di Pietro – e noi con lei – prendendola “per mano”. È un gesto tenerissimo che rivela la prossimità impressionante di Gesù ad ognuno di noi, come se dicesse: “Coraggio, ricominciamo a vivere, a camminare, passo dopo passo… E ci sarò sempre Io al tuo fianco”. Questo non è solo frutto di una considerazione pia e devota. È Gesù stesso che ha detto: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Matteo 28,20). Una cosa è certa: quando doniamo al Signore la disponibilità a fare della nostra vita un servizio di amore ci sentiremo sempre dire: «Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi» (Giovanni 15,15). Gesù con la Sua amicizia ci guarisce definitivamente da due febbri: “farci servire” o “servirci degli altri”. E ci fa comprendere che l’unico modo per regnare in questo mondo è farsi servi per amore, servi dell’Amore.

Caro Gesù,
che bello vederTi entrare
nelle nostre case,
come l’Amico atteso da tempo,
che non si formalizza
e non si scandalizza
delle nostre stanze e…
delle nostre vite spesso disordinate.
Troverai anche noi alle prese
talvolta con piccole febbri
o con vere e proprie
“polmoniti spirituali”.
Non è importante se a “trattenerci”
sia una catena, una corda
o un soltanto un filo di seta…
Non riusciamo a muoverci come vorremmo,
come vorresti Tu!
La febbre delle delusioni,
delle sconfitte e delle tante paure;
i febbroni delle angosce
per i sentimenti più cari feriti
e dell’incapacità di vedere un futuro
ci immobilizzano.
E allora, Gesù, prendi anche noi per mano!
Donaci di nuovo, donaci ancora,
la capacità, la gioia, l’entusiasmo
per fare della nostra vita
un bellissimo, motivatissimo
seppur fragilissimo,
servizio di amore all’Amore!
E ci ritroveremo di nuovo “in piedi”,
protagonisti e non “spettatori”
della nostra vita.
Scopriremo di essere guariti
dalla febbre del “farci servire”
o del “servirci degli altri”.
Sperimenteremo la gioia e la libertà
di essere “servi per amore”,
“servi dell’Amore”.

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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