5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

27 Marzo 2024 - Mercoledì Santo

27 Marzo 2024 - Mercoledì Santo

Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!

Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 26,14-25

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

Accogliamo ancora le sequenze drammatiche del tradimento di Giuda. È interessante notare che ogni discepolo teme di poter essere il traditore e ognuno di loro chiede a Gesù: “Sono forse io, Signore?”.
Sarà necessario per la nostra vita spirituale non dare mai nulla per scontato ed interrogarci serenamente, ma anche seriamente, a che punto è la nostra sequela, la nostra fedeltà a Lui. Questa vigilanza ci mantiene nell’umiltà come anche ci raccomanda l’Apostolo Paolo: “Chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere” (1Corinzi 10,12).
Non è un caso che il tradimento si consumi nel momento di grande intimità degli Apostoli con Gesù, nel corso dell’Ultima Cena, segno che non basta essere ‘praticanti’ per essere sicuri di fare la volontà di Dio! È molto forte la risposta che Gesù darà a Giuda: “Tu l’hai detto”, ossia ‘tu lo sai’. Il tradimento non è stato una scelta di quella sera, ma è maturato nel corso del tempo, quando la figura di Gesù non corrispondeva più alle attese personali di Giuda, il quale, probabilmente, aveva sperato che il Signore sarebbe stato un liberatore, un trascinatore del popolo contro il dominio dei romani.
Invece lo sente parlare di mitezza e di perdono, di amore ai nemici e di fare del bene ai propri persecutori. Le sue attese sono deluse. E a volte anche le nostre… Quando chiediamo a Gesù – con preghiere anche ben confezionate – di liberarci dalle croci, di fare Lui la nostra volontà. È proprio vero: dobbiamo imparare a crocifiggere le nostre attese umane sulla Croce di Cristo, anziché continuare a crocifiggere Cristo sulla croce delle nostre attese!
Quale Gesù aspettiamo nella vita di tutti i giorni? Il Dio che ci libera dalle molestie e dalle tribolazioni della vita? Che ci fa trionfare su chi non la pensa come noi? Che sbaraglia i nostri avversari a colpi di miracoli? Se pensiamo così, un po’ dello spirito di Giuda si nasconde anche in noi! Quante volte siamo rimasti scandalizzati dall’agire di Dio nella nostra storia o in quella delle persone che ci stanno accanto e abbiamo pensato di non essere amati da Dio perché non ha esaudito le nostre preghiere?
Se ci è accaduto, un po’ dello spirito di Giuda si nasconde in noi! Secondo la Tradizione, Giuda si è dannato. Tuttavia c’è una testimonianza di santa Caterina da Genova (1447-1510) la quale, durante una apparizione di Gesù ha chiesto quale sia stata la fine di Giuda. Lei racconta che Gesù le ha fatto un gran sorriso e le ha detto: “Se tu sapessi cosa ho fatto per lui…”. Lo ha salvato? Gli ha usato una misericordia straordinaria? Non lo sappiamo.
A me piace pensare di sì; forse perché in fondo mi conviene; forse perché un po’ del suo spirito potrebbe esserci anche in me. Forse perché don Primo Mazzolari, in una stupenda omelia in occasione del Giovedì Santo del 1958, lo chiama “nostro fratello Giuda”.
Vi lascio con un passaggio di quell’omelia: “Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. È uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore”.

Caro Gesù,
noi ‘credenti’ corriamo sempre il rischio
di assumere l’aria dei giusti,
di chi si comporta sempre bene con Te
e, magari, è anche vero!
Ma se i frutti di questo atteggiamento
sono i giudizi impietosi verso gli altri,
l’aria scandalizzata e severa
di chi si stupisce delle cadute dei fratelli nella fede,
le condanne senza appello
formulate nei tribunali del nostro cuore
dai sedili sempre più duri,
allora vuol dire che aleggia ancora intorno a noi
l’ombra del nostro fratello Giuda!
Vuol dire che l’eco del “tu lo dici”
può ancora raggiungere la nostra vita.
Donaci, Signore, la consapevolezza della nostra fragilità
e mostraci come le nostre coerenze
poggiano su tavolini dai piedi traballanti.
E non correremo più il rischio di tradire l’Amore!

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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