Stella del Mare, Signora del Cielo. Trasparente cristallo e castello di Dio. Serva del Signore, Donna vestita di Sole, Madre dell’umanità. Regina degli angeli, Signora del Perdono. Sì: nei giorni santi del Perdono di Assisi abbiamo vissuto momenti di Cielo. Lodando, invocando e contemplando Lei, la Regina degli Angeli. Con mille dolcissimi titoli. E abbiamo accolto il perdono di quel Cielo che ancora una volta si abbassa sulla Terra attraverso di Lei, Mediatrice di misericordia. Una misericordia, come sempre, “eccessiva”. Perché divina.
Questa “folle” misericordia abbiamo contemplato domenica 30 luglio. Una misericordia dipinta dal Vangelo attraverso le suggestive immagini della perla, del tesoro e della rete (cfr. Mt 13,44-52). Metafore del Regno di Dio, ossia del suo amore che si rivela agli uomini attraverso Gesù. In particolare la figura di un contadino, che vende ogni cosa per acquistare il campo in cui ha scoperto un tesoro (cfr. Mt 13,44), ci ricorda che «per entrare in comunione vera con Dio sono necessarie due dimensioni: la ricerca e il sacrificio», ha osservato p. Francesco. Aggiungendo una lettura squisitamente vocazionale: «Quando un giovane lascia tutto per consacrarsi al Signore è perché ha trovato una ricchezza infinitamente più grande». Per concludere, un pensiero a s. Leopoldo Mandic, un santo umanamente impossibilitato a realizzare i suoi progetti di evangelizzazione. Ma «reso grande dall’amore di Dio, che ne ha fatto un missionario della misericordia attraverso il ministero della confessione, come il grande s. Pio da Pietrelcina».
All’inizio della concelebrazione serale, p. Santo ci ha invitati ad entrare appieno nella liturgia: «Andiamo da Gesù così come siamo. L’importante è che questa Eucarestia sia un vero incontro tra Amico e amico, tra Padre e figlio!». Un Padre che si presenta come «perla preziosa e tesoro nascosto», ha osservato p. Antonio nell’omelia. Un Padre che «si lascia trovare da noi». Un Padre che prende l’iniziativa, cercandoci Egli stesso instancabilmente. Commentando poi l’immagine del “padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13,52), ci ha ricordato che «essere cristiani significa sentirsi a casa nel cuore di Dio».
E l’immagine della Casa è stata anche al centro di uno straordinario momento di evangelizzazione: il concerto “Ave Domina Sancta”. Offerto in onore di Colei che san Francesco d’Assisi definisce “Casa, Palazzo, Tabernacolo di Dio”. Lo spettacolo-preghiera ha avuto luogo la sera del 31 luglio sulla piazza della parrocchia “S. Maria degli Angeli” di Porelli (Bagnara Calabra). Voluto dal parroco p. Giuseppe Calogero come preparazione spirituale alla festa della sua comunità. I pezzi musicali, realizzati interamente dal vivo dal coro e dagli strumentisti della Cittadella dell’Immacolata – con la collaborazione di alcuni amici laici – hanno declinato una splendida lode a Maria. Attraverso l’alternanza di sonorità moderne e classiche, intervallate da brevi meditazioni di alcuni santi francescani, da s. Antonio da Padova a s. Angela da Foligno a s. Bonaventura, per concludere con il nostro amato s. Massimiliano M. Kolbe.
Particolarmente suggestivo il sapore medievale di “Ave, Domina Sancta”, versione musicale del celebre inno del Poverello d’Assisi. Ogni titolo mariano di questo capolavoro di spiritualità e poesia è stato commentato da p. Antonio Carfì. Con la consueta sapienza del cuore, in qualità di mariologo e soprattutto di vero innamorato della Madonna, ha spiegato che «in questo inno Francesco tocca vette altissime di mistica mariana». Chiamando Maria “Vergine fatta Chiesa”, egli la presenta come «la Porta principale di accesso alla Chiesa, Corpo mistico di Cristo». Ancora, la invoca “Ave suo Palazzo, Ave, suo Tabernacolo!”. Maria è stata infatti «il primo tabernacolo di carne per il Corpo di Cristo».
P. Antonio si è poi soffermato ancora una volta sull’immagine della casa: «“Ave sua Casa”: questo titolo richiama il Natale, mistero tanto caro a Francesco. Con l’incarnazione Dio ha assunto il linguaggio degli uomini. Gesù ha chiamato Maria col dolcissimo appellativo “ìmma”, radice della parola “mamma” in tutte le lingue del mondo. Ma se Maria è Casa, allora anche le nostre case sono degne di accogliere il Signore. E il Suo amore passa proprio dalle nostre case piene di lacrime, speranze, gioie, dolori. Lì c’è Gesù». P. Giuseppe Calogero ha concluso la serata ringraziando i Piccoli Fratelli e Sorelle dell’Immacolata per aver aiutato tutti i presenti a conoscere meglio la Madonna: «Abbiamo bisogno di instaurare un rapporto sempre più intimo con Lei, vivendo da veri figli suoi. Il momento di preghiera in musica vissuto stasera è stato un passo importante in questo cammino». E allora, cantiamo anche noi: “Ave, Signora Santa! Ave, Regina Santissima!”. Trascorriamo questi primi giorni del mese di agosto, il mese delle stelle, in compagnia della Stella del Mare, nostra guida e rifugio, nostro orientamento tra le tempeste della vita. Con Lei, saremo anche noi piccole stelle che rischiarano i passi di chi ci vive accanto.