Solo pochi passi ormai ci separano dalla grotta di Betlemme. E in questi ultimi giorni di preparazione al Natale, abbiamo accolto una luce speciale: la fiaccola che arde ininterrottamente nella Basilica della Natività in Terra Santa. Un segno forte, specialmente in questo momento così drammatico per il Medio Oriente. Un segno che ha trasformato la Cittadella in una piccola Betlemme. Aperta a numerosi pellegrini. Che si sono preparati, con la Vergine Santa, ad accogliere con gioia il piccolo Gesù.
La luce di una candela. Che brucia e si consuma in silenzio. Illuminando, riscaldando, rallegrando l’ambiente. “Così dev’essere la nostra vita”, ha osservato p. Santo Donato all’inizio della s. Messa mattutina nella Domenica Gaudete. E nell’omelia ha commentato le parole profetiche di Giovanni il Battista: “In mezzo a voi c’è uno che voi non conoscete” (Gv 1,26). Non conoscere. Non accogliere. Ecco il dramma dell’uomo, e forse anche del cristiano di oggi! “Noi, quale conoscenza abbiamo di Gesù? Conoscere significa amare, sposare i sentimenti dell’amato. Tu sai come Gesù parlava? Come sceglieva, come amava? Guarda la tua vita, le scelte, quello che c’è nel tuo cuore. E forse ti renderai conto che tu non conosci Gesù, perché non gli somigli”. Come rimediare? Impegnandoci in questi giorni “a conoscere di più Gesù attraverso la preghiera, la confessione, una buona direzione spirituale, un’autentica devozione a Maria”. E allora il Natale non sarà una festa mondana o commerciale. Ma sarà “un santo Natale, perché la nostra vita diventerà un modellare la nostra vita sulla vita di Gesù”.
La luce è gioia. Perché la Luce vera è il Verbo che viene ad abitare in mezzo a noi (cfr. Gv 1,14). Ecco perché la Domenica Gaudete ci invita: “Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi!” (Fil 4,4). Il passaggio dalle tenebre alla luce ha preso forma grazie ad un piccolo segno: a luci spente, abbiamo accolto in chiesa la luce di Betlemme. Per poi sfavillare di gioia col proseguire della liturgia. E p. Francesco ha ricordato ai numerosi pellegrini, radunatisi per il Ritiro d’Avvento, che “dire di sì a Gesù significa dire di sì alla nostra gioia”. Un Gesù che viene a noi piccolo, nell’umiltà della carne. Ecco allora che i tanti Bambinelli portati dai fedeli sono stati benedetti. In attesa di essere collocati nel presepe di casa.
Il presepe: proprio da qui è partito p. Francesco Vivona nella sua meditazione, offerta ai pellegrini dopo la condivisione del pranzo. Abbiamo rivissuto insieme le circostanze della geniale “invenzione” di s. Francesco d’Assisi. Per poi contemplare il Bambino Gesù tra le braccia di altri santi: Charles de Foucauld, padre Pio e il nostro padre Kolbe. Tre prospettive diverse sullo stesso mistero. Povertà, umiltà, intimità: ecco le parole chiave risuonate nella condivisione finale, dopo un intenso momento di deserto, in cui ogni fedele ha meditato e pregato nel silenzio. E un invito conclusivo a trasformare la nostra vita in un piccolo “presepe permanente”. Segno di accoglienza, fede e carità in un mondo che di tutto questo è assetato, pur inconsapevolmente.
La luce è dono di Maria. Lei che ha dato alla luce la Luce del mondo (cfr. Lc 2,7). E allora è con lei che abbiamo concluso il ritiro. Con lei abbiamo camminato. A lei abbiamo guardato. A lei ci siamo affidati completamente, come bimbi tra le braccia materne. A lei abbiamo chiesto la grazia di vivere un santo Natale, da veri cristiani. Attraverso un rosario itinerante per le vie della Cittadella. Reso ancora più bello da uno splendido sole, che ha mitigato il rigore del freddo.
Tra i tanti pellegrini che hanno affollato la Cittadella in questi giorni, abbiamo accolto un numeroso gruppo: gli Araldi del Sacro Cuore di Gesù, provenienti da due parrocchie di Tropea. A cui si sono aggiunti gli Apostoli di Maria Regina della Pace, dalla provincia di Vibo Valentia. Anche con loro abbiamo vissuto un intenso momento di accoglienza, preghiera e catechesi. Oltre alla visita della Cittadella e alle meditazioni offerte da alcune Sorelle, la s. Messa celebrata da p. Giuseppe Calogero è stata un’occasione per riscoprire la bellezza della fede, dei sacramenti, dell’imminente solennità del Natale. Per poi tornare a servire le proprie comunità parrocchiali con maggiore generosità.
Luce e gioia! Siano queste le due parole chiave di questa Novena di Natale. In cammino verso Betlemme. Dove, come i pastori, saremo avvolti da una grande luce (cfr. Lc 2,9). E, come i Magi, proveremo una grandissima gioia (cfr. Mt 2,10).