Le lacrime. Segno eloquente. Che spesso dice più di tante parole. Lacrime di dolore. Lacrime di gioia. Lacrime d’amore. Queste sono le lacrime benedette che hanno rigato il volto dell’Addolorata. Non solo quel giorno sul Golgota, sotto alla Croce del Figlio. Non solo quel 29 agosto 1953, in un’umile casa di Siracusa. Ma anche oggi. Sì. Perché l’Immacolata è nostra Madre. E una madre piange sempre per i suoi figli. Specialmente quando li vede in pericolo. La Vergine Santa, intimamente unita al sacrificio del Figlio, partecipa con intensità tutta particolare al suo dolore redentivo. E ad ogni nostro dolore. Ecco perché dopo l’Esaltazione della Croce il 14 settembre, celebriamo Lei. La Madre compassionevole che piange con noi e per noi. E che con le sue lacrime ci invita alla conversione. Perché quelle lacrime di dolorosa apprensione si trasformino presto in lacrime di gioia.
“Cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto” (Mc 8,31). Queste le parole scandalose del Vangelo. Centrali nella Liturgia di domenica 15 settembre. Che quest’anno cadeva esattamente nel giorno dell’Addolorata. Il mistero di un Messia sofferente! Ancor più: di un Dio sofferente. Debole. Perdente. È un mistero che non riusciremo mai a comprendere pienamente. E forse neppure ad accettare. Come Pietro. Che subito dopo la sua professione di fede (cfr. Mc 8,29) cade in un tranello. Quello di ribellarsi al progetto di Dio. Rifiutando la prospettiva di una salvezza che passi attraverso la croce. Qual è allora la chiave di volta? Accettare Gesù come “mistero di dolore e di consolazione”, ha suggerito p. Francesco. Sì. Perché a volte anche per noi le umiliazioni sono necessarie. Per vincere la nostra superbia. E arrivare davvero a “rinnegare noi stessi” (cfr. Mc 8,34). Ossia il nostro egoismo, che sempre minaccia di offuscare l’amore di Dio in noi.
E Maria? Lei sì che ha accettato il progetto di Dio! Pur non comprendendolo. “Maria non ha subìto passivamente la Passione. Anzi, si è unita profondamente, con la volontà, il cuore, la mente, ai dolori del Figlio”. Ripetendo ancora una volta il suo fiducioso “Eccomi!” (cfr. Lc 1,38). Contemplare l’Addolorata significa allora riscoprire il valore salvifico del dolore. E noi abbiamo provato a farlo. Pregando il Rosario dei Sette Dolori al mattino, e percorrendo la Via Matris dopo la Messa serale. Nello scenario suggestivo dei viali della Cittadella, abbiamo camminato insieme a Maria. Chiedendole il dono di saper offrire il nostro dolore. Perché, unito a quello di Cristo, diventi straordinariamente fecondo: “Do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 2,24).
Il dolore cristiano non è mai fine a se stesso. Ma sempre sfocia nella gioia della resurrezione. Ecco perché, dopo aver celebrato la liturgia domenicale in compagnia di Maria, abbiamo dato spazio alla festosa condivisione della cena. In un clima di famiglia, allietato come sempre dall’animazione dei Fratelli e delle Sorelle.
E la gioia dell’annuncio non si è fermata entro i confini della Cittadella. Quasi in preparazione al mese missionario che è alle porte, abbiamo vissuto alcune piccole ma feconde esperienze di missione. A Trebisacce (CS), p. Antonio M. Carfì, con alcune Sorelle, è stato chiamato dal parroco don Massimo Romano ad animare la festa della parrocchia S. Maria della Pietà. L’accoglienza calorosa dei fedeli ha subito avvolto i missionari, facendoli sentire a casa. E creando un clima di famiglia, in cui la condivisione delle esperienze è fiorita con straordinaria spontaneità. Dalla predicazione alle confessioni, dalla visita agli ammalati all’animazione dei momenti di preghiera, i religiosi hanno proposto con semplicità la spiritualità della Cittadella. Portando la freschezza dell’amore fraterno, insieme al loro amore appassionato per Maria. E facendosi strumenti dello Spirito. Che ha soffiato con potenza. Proprio come il vento impetuoso che caratterizza questa bella località marittima sul golfo di Taranto.
Ancora in missione alcuni Fratelli a Taurianova (RC), su invito del parroco don Cesare Di Leo, per la riapertura al culto della chiesa di Maria SS. Immacolata, da tanto tempo chiusa e inutilizzata. La statua della Madonna, custodita nella parrocchia dei SS. Pietro e Paolo, è tornata in processione nella sua chiesa originaria. A coronare la giornata, il santo Rosario e la solenne concelebrazione eucaristica con l'omelia di p. Francesco.
“Nel tuo otre raccogli le mie lacrime” (Sal 56,9). Ne siamo certi. Nessuna delle nostre lacrime è perduta. Perché l’Addolorata le fa sue. Le mescola con le sue lacrime benedette. E le offre al Signore della Misericordia perché le renda feconde di salvezza. Con questa gioiosa speranza, continuiamo a camminare. Diventiamo ogni giorno di più missionari dell’amore. Di quell’Amore che solo è capace di trasformare ogni nostro lamento in danza, la nostra veste di sacco in abito di gioia (cfr. Sal 30,12).