Un diamante preziosissimo. Estratto dalla terra. Che, lavorato, si trasforma in luminosissimo brillante. Ecco cos’è l’Immacolata. Questa la splendida immagine che ha aperto la Novena in preparazione alla solennità dell’8 dicembre. Sono stati giorni intensi. Colmi di preghiera, di trepidazione. Ma anche ricchi di incontri speciali. Le tante soprese che l’Immacolata riserva ai sui figli! Di questo vogliamo raccontare, perché tutto si trasformi in lode a Lei e alla Santissima Trinità, che ce l’ha donata come Madre, Sorella, Amica. E come Modello eminente di ciò che siamo chiamati a diventare anche noi, nella misura della nostra povertà terrena: specchio di purissima Bellezza.
«Cosa significa celebrare la festa dell’Immacolata? Risalire alle origini di chi era l’uomo prima del peccato originale». Così ha ricordato p. Santo Donato nell’omelia del 29 novembre, primo giorno della Novena. Sì, perché l’uomo è stato creato bellissimo, ad immagine e somiglianza di Dio: “Di gloria e di onore lo hai coronato” (Sal 8,6). Ma il dramma del peccato l’ha reso “brutto”. Ecco perché Gesù, “il più bello tra i figli dell’uomo” (Sal 45,3), è venuto a restaurare la nostra bellezza perduta. Attraverso il grembo della “Tutta bella”. Che ha collaborato attivamente con quella grazia di cui era piena (cfr. Lc 1,28). Crescendo così in bellezza e santità: «La Madonna è stata un diamante purissimo estratto dalla terra. Ma questo diamante si è messo nelle mani di Dio, si è lasciato lavorare, anche attraverso la sofferenza, le umiliazioni, le prove della vita. Ed è diventato sempre più puro e luminoso».
E p. Francesco, nei successivi giorni della Novena, ha collegato Maria con la Parola di Dio, mettendo in luce le sue virtù attraverso vari personaggi del Vangelo. E il 1° dicembre abbiamo varcato la soglia dell’Avvento. Tempo mariano per eccellenza! In questo giorno speciale, un altro evento di grazia: la consacrazione della città di Villa s. Giovanni all’Immacolata. Nell’omonima chiesa si sono radunati, nel pomeriggio, tutti i sacerdoti della zona, con numerosissimi fedeli e le principali autorità civili. Ospite speciale anche p. Santo Donato, in qualità di Cittadino illustre e Fondatore. “Dio la donò a se stesso e la donò a noi”: con queste parole di s. Paolo VI, p. Antonio Carfì ha introdotto l’omelia, tutta incentrata su Maria come dono preziosissimo per la Chiesa. E subito dopo si è portato, insieme ai concelebranti, sotto la bella statua dell’Immacolata, per recitare con tutta l’assemblea l’Atto di affidamento da lui composto.
Questo mese benedetto, iniziato sotto la protezione della Stella del Mare, ha continuato a riservarci momenti di grazia. In primo luogo, l’incontro con la dott.ssa Giovanna Brizi, Postulatrice Generale dell'Ordine dei Carmelitani e amica della nostra Fraternità. Che ci ha illustrato le varie fasi della canonizzazione del nostro caro s. Gaetano Catanoso. Ma anche la presenza di p. Salvatore Catanese, rogazionista di Messina, con due seminaristi, venuti a trascorrere qualche giorno di ritiro con noi. E l’accoglienza si è fatta gioia con il ritiro dell’USMI della Diocesi di san Marco Argentano. Numerose religiose, accompagnate dal vicario episcopale per la Vita Consacrata, don Giovanni Celia, hanno trascorso una giornata alla Cittadella. Dopo la meditazione di p. Antonio Carfì, incentrata su Maria come modello di Donna e Madre, la Messa e il pranzo insieme alla Fraternità. Un’occasione unica per mettere in comune diverse esperienze e spiritualità, nella varietà dei carismi che rende più luminoso e vivo il volto della Chiesa.
E ancora, il 4 dicembre, la visita del Seminario di Reggio Calabria. «Un momento storico», così come l’ha definito il Rettore don Simone Gatto, «che segna un nuovo inizio, all’insegna della condivisione umana e spirituale tra le due comunità presenti sul territorio reggino». Al loro arrivo, in una splendida giornata di sole, i seminaristi, accompagnati anche da p. Gabriele Bentoglio e dall’équipe formativa, hanno visitato la Cittadella, guidati da alcuni Fratelli e Sorelle. Per poi incontrare il Fondatore, p. Santo Donato.
E dopo una buona colazione, la ricca catechesi di p. Antonio Carfì: “L’Avvento: attendiamo con Maria l’Uomo nuovo”. Dal taglio spiccatamente antropologico: la dimensione umana è la base imprescindibile su cui costruire un solido edificio spirituale. Accogliendo Cristo soprattutto nelle nostre “periferie esistenziali”, senza paura. Lasciando che sia Lui a sanare e ricapitolare tutto nella sua Umanità perfetta. Per fare di noi persone pienamente riconciliate. E capaci di offrire una testimonianza credibile di gioiosa donazione a Lui. Grazie alla quella speciale tenerezza che nasce da una relazione filiale con l’Immacolata, «paradigma antropologico di un’umanità che torna a Dio, in purificata ed elevata bellezza».
Per poter “gustare” meglio la ricchezza ricevuta, a mezzogiorno ci siamo ritrovati tutti insieme davanti a Gesù Eucarestia. Con un momento di adorazione silenziosa e il canto dell’Ora Media. Continuando poi ad assaporare la bellezza della comunione nel pranzo, condiviso in un vero clima di famiglia. Nel pomeriggio, alcuni video per conoscere meglio la storia della Fraternità. Per concludere con un’ultima passeggiata nei viali della Cittadella. Un momento speciale, che ha colmato i cuori di gioia. Con l’impegno di continuare a lavorare insieme nell’unica vigna del Signore, a servizio della nostra diocesi.
E finalmente è arrivato il grande giorno. Preceduto da una vigilia densa di appuntamenti importanti. Sabato 7 dicembre infatti abbiamo aperto la giornata con la Messa presso la chiesa dell’Immacolata a Porelli (Bagnara). Presieduta da p. Santo Donato, con la partecipazione di tutta la Fraternità. L’omelia di p. Gaetano Lombardo, predicatore della Novena, ci ha aperto nuovi orizzonti di speranza, presentando la bellezza materna di Maria. Una bellezza che pur essendo unica e straordinaria, non allontana, ma «attira sempre i suoi figli».
E ancora, nel pomeriggio, un momento toccante, in cui pietà popolare e catechesi mariana si sono incontrate per le strade di Bagnara. Con la processione che ha visto la celebre statua dell’Immacolata raggiungere la chiesa madre (S. Maria e i Dodici Apostoli) passando per l’antica chiesa del Carmine. Qui p. Santo Donato, con il vigore espressivo che lo caratterizza, ha invitato tutti a riscoprire la bellezza dell’Immacolata, come persona viva e operante nella misura in cui la si accoglie con sè.
E poi il grande appuntamento serale: la veglia con il canto dell’Akathistos, antico inno bizantino in cui fede e poesia si intrecciano per cantare le lodi di Maria “Vergine e Sposa”. Con un pensiero di p. Francesco, che ha ricordato l’alto contenuto teologico di alcune preghiere popolari. In cui Maria viene chiamata “giglio senza macchia” e “albero fecondo”. Per molti laici ha avuto anche inizio il cammino del noviziato, in vista della consacrazione all’Immacolata.
E nelle prime ore dell’8 dicembre è stata la voce forte di p. Santo a risuonare nella nostra cappella. Presentando l’Immacolata come “Maestra nostra e Testimone di Cristo”. E ha posto l’accento ancora una volta sulla bellezza: «Guardando a Maria guardiamo la bellezza! Oggi, pur circondati da tanto male e da tanta bruttezza, siamo invitati a guardare tutto ciò che è bello, puro e santo». E se ci sentiamo lontani da questa bellezza senza macchia, possiamo però somigliare a Maria in una virtù fondamentale: l’umiltà. «Umiltà significa “humus”, terra. Ed è proprio da questo fango che nascono i frutti e i fiori più belli. Tu sei umile? Allora somigli alla Madonna». Sì, perché il cuore della devozione mariana è proprio questo: “Non io, ma Dio”.
Nella seconda Messa mattutina abbiamo avuto la gioia di accogliere tanti nuovi fratelli e sorelle. Che ricevendo lo scapolare con la Medaglia Miracolosa, sono divenuti membri della Fraternità Laicale dei Pellegrini dell’Immacolata. È il traguardo di un intenso cammino formativo. Ma anche punto di partenza – ha ricordato p. Francesco – per un più serio impegno al servizio di Dio e della Chiesa.
E nel pomeriggio, la solenne concelebrazione ha visto il rinnovo dei voti da parte dei consacrati laici già in cammino. Ancora una volta la bellezza è stata il cuore della predicazione di p. Antonio Carfì: «Non partite dal male, dal peccato, ma dall’Immacolata, che è il cuore della creazione nuova! Partite da ciò che è bello, che conquista, che incanta! Sì, perché Dio non è solamente buono, ma anche infinitamente bello. Ripartiamo dalla bellezza. L’Immacolata è questo specchio purissimo, nel quale possiamo ritrovare la vera immagine di Dio».
E la giornata di grazia è stata coronata da una graditissima sorpresa: la presenza di mons. Giovanni Latella. Che ha voluto partecipare alla celebrazione e si è fermato a cena con noi, insieme al diacono G. Rotilio e altri amici. In un clima di grande familiarità e gioia, abbiamo animato la serata con una divertente gara canora. Un momento prezioso di condivisione, nel comune amore per la nostra diocesi. E l’augurio di don Gianni – così l’abbiamo chiamato confidenzialmente – è stato quello di custodire il clima di accoglienza e spontaneità, che è il miglior terreno su cui può fondarsi la radicalità della vita consacrata.
Come cantare le tue lodi, o Vergine Immacolata? I doni che ci hai elargito in questi giorni superano ogni nostra attesa. Con te vogliamo camminare, con te sperare, con te annunciare al mondo che Dio è Bellezza! Le parole di p. Santo Donato al termine della celebrazione dell’8 dicembre riaccendano in noi la fiamma di questo santo amore: «Vi auguro una festa dell’Immacolata che sia stazione di arrivo e insieme stazione di partenza per la vostra vita spirituale. Non rassegnatevi alla mediocrità. Migliorate sempre. Fidatevi e affidatevi a Gesù attraverso la Vergine Immacolata. Sii benedetta, o Vergine Immacolata, perché ti abbiamo incontrata nella nostra vita! Ave Maria sempre, Ave Maria e avanti, Ave Maria fino al Paradiso!».