Un nuovo anno è iniziato. Diario dalle molte pagine bianche, che attendono di essere scritte. Con le lacrime, le gioie, le speranze di ogni alba che sorgerà. Entusiasmo e paura, fiducia e timore si alternano nei nostri cuori. Cosa ci attende? Quali nuovi problemi dovremo affrontare? Quali doni ci riserva questo tempo che viene? Qual è la chiave per entrare con il piede giusto in questo nuovo anno? Alla Cittadella dell’Immacolata abbiamo vissuto intensi momenti di preghiera e comunione fraterna. Che ci hanno offerto tanta luce. Una luce che parte da una piccola grotta.
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La grotta di Betlemme. Un luogo decisamente sconveniente per la nascita di un bambino. Soprattutto se questo bambino è il Re d’Israele. Soprattutto se questo bambino è il Figlio di Dio. Eppure il Signore ci spiazza sempre con le sue scelte paradossali. Che si spiegano solo alla luce del suo Amore folle. È quello che abbiamo contemplato nella domenica della Santa Famiglia. Mentre si consumavano gli ultimi giorni del 2024, con il suo carico di ricordi, nostalgie, rimpianti. Consolati e illuminati dall’icona tenerissima di Gesù, Giuseppe, Maria.
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“Vai avanti e spera!”. Ecco il motto che p. Santo Donato ci ha consegnato alle soglie dell’anno nuovo. Ed è un invito che nasce proprio dalla contemplazione della S. Famiglia. Che è stata maestra di fede, speranza e carità: “Carità significa avere il cuore infiammato di amore. Chi ama Dio non può non avere il cuore infiammato di amore. Vuoi sapere se sei nella volontà di Dio? Fatti questa domanda: io amo?”. E la conclusione è stata la bella giaculatoria da ripetere spesso nei giorni del nuovo anno: “Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia!”.
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Anche p. Francesco si è soffermato sull’importanza dell’amore. Come motore che deve orientare tutte le nostre relazioni. Come Maria e Giuseppe, che hanno abitato per lunghi anni con Gesù nella vita ordinaria della casetta di Nazareth. Mettendolo al centro delle relazioni, sia in famiglia che con tutte le persone che incontravano.
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E abbiamo “fatto famiglia” anche attraverso l’accoglienza. Soprattutto di gruppi giovanili. Che hanno portato alla Cittadella con una ventata di allegria e speranza. Un segno profetico alle soglie del nuovo anno! I giovani della parrocchia San Raffaele di Lamezia Terme, venuti per una giornata di ritiro. Gli Scout del Clan RC 10, dalla Parrocchia Cattolica dei Greci (RC), accompagnati dal parroco don Antonino Ventura. Che al termine della permanenza hanno ringraziato i Fratelli e le Sorelle per la testimonianza semplice e bella di una vita donata al Signore, che si fa servizio nella gioia. Da Reggio anche il gruppo giovani di San Domenico, con il parroco don Antonino Sgrò. Che hanno trascorso un’intera giornata alla Cittadella, tra condivisione, preghiera e allegria.
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E finalmente è arrivato l’anno nuovo! Abbiamo atteso la mezzanotte celebrando la Messa conventuale, a cui si sono uniti alcuni laici. Il primo giorno dell’anno, solenne concelebrazione serale. Con la partecipazione di molti fedeli. “Questa giornata è consacrata alla Vergine Maria Madre di Dio”, ci ha ricordato p. Santo Donato all’inizio della Messa. “Ma celebriamo Maria anche come Madre nostra! Perché con il suo sì ha accolto ciascuno di noi come suo figlio. E non dimentichiamo che questa giornata è dedicata anche alla grande causa della pace. Allora chiediamo oggi il dono della pace. Pace tra i popoli, pace nelle nostre famiglie, pace con chi ci sta accanto. Signore, donaci la tua pace!”.
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“Ripartiamo dalla Grotta di Betlemme!”. Questo l’invito che con vigore ci ha rivolto p. Antonio Carfì nell’omelia. E ha commentato: “Il nostro è un Dio davvero strano. Infatti, da dove parte Dio? Da una grotta. Cioè dalle periferie! Periferie del nostro cuore, che abbiamo paura di visitare. Parte dai “quartieri malfamati” della nostra città interiore. E ci porta la buona notizia: Lui vuole nascere e rinascere per noi proprio lì”. La grotta ci parla anche di semplicità: “Cosa trovano i pastori nella grotta? Un neonato. Identico a tutti i neonati del mondo. Non c’è nulla di spettacolare in questo segno. E allora ripartiamo dalla grotta anche per discernere i segni di un Dio che si nasconde nella nostra umanità. Un Dio che si fa bambino. Un Dio che non ci fa paura con i muscoli della sua gloria, ma che ci attira a sé con i vagiti di un neonato”.
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Al termine della celebrazione abbiamo recitato l’atto di consacrazione del 2025 ai SS. Cuori di Gesù e di Maria. Un atto di fede e di fiducia, che p. Santo Donato ci ha invitato a compiere con serietà e piena consapevolezza. Concludendolo con due belle giaculatorie da ripetere nel nuovo anno: “Cuore di Gesù, tu sai, tu vedi, tu provvedi. Maria, Madre mia, fiducia mia!”
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All’inizio di questo 2025, guardiamo ancora una volta ai pastori. Che “andarono, senza indugio” (Lc 2,16). E se ci sembra di non avere il loro stesso coraggio, domandiamoci, come ci ha suggerito p. Antonio: “Quali sono i miei indugi? Cosa mi rallenta nella mia vita con il Signore? Quali paure, quali esperienze negative, forse anche di Dio?”. E poi chiediamo la forza per andare dritti alla grotta. Cioè per tornare alle origini della nostra vita cristiana. E scoprire un Dio che all’inizio di questo nuovo anno ci dice: “Io ci sono! Ci sono per te, per voi! Ci sono dentro la tua vita, dentro le tue gioie, dentro le tue speranze! Ci sono! Non avere paura, non ti abbandono. E mi prendo cura di te, delle tue ferite. Senza giudizio. Impara a fare altrettanto con ogni tuo fratello”.
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