In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia.
Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia».
Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.
Oggi andiamo a scuola di preghiera: non da un santo o una santa, né da un apostolo o da una martire. Ci fa da maestra invece una donna… pagana! E dal brano di oggi emerge la finalità pedagogica delle provocazioni di Gesù. Il quale in un primo momento sembra stabilire una gerarchia da rispettare per fare miracoli: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini».
Vale la pena ricordare che per gli ebrei e i popoli orientali in genere, gli infedeli erano chiamati: “cani”. In realtà, Gesù – il cui Cuore scoppiava già d’amore per la donna cananea – vuole provocare ossia suscitare la fede nel cuore di questa mamma pagana in angustia per la figlia tormentata da un demone. E in realtà la risposta della donna è di una forza e di una incisività straordinarie: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». È convinta infatti che anche solo una ‘briciola’ di attenzione da parte di Gesù è sufficiente per guarire da ogni male!
È la stessa fede/fiducia che troviamo alla base dello slancio della donna affetta da emorragia: per lei la “briciola” invocata è costituita dal lembo del mantello di Gesù, poiché è convinta che le basterebbe anche solo sfiorarlo per essere guarita dal suo male (cfr. Marco 5,25-34). È la stessa fede/fiducia del centurione romano (dunque anche lui un pagano come la donna del Vangelo di oggi) che chiede a Gesù la guarigione del suo servo al quale era particolarmente affezionato e a fronte della disponibilità di Gesù a recarsi presso la sua casa risponde: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito» (Matteo 8,8), manifestando in tal modo un’assoluta fiducia nella potenza della Parola di Gesù. È così grande questa convinzione che provocherà in Gesù una vera e propria, meravigliata e positiva, sorpresa: «Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: ‘In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!’» (Matteo 8,10).
È quella fede che non solo ottiene “guarigione fisica”, ma salvezza integrale della persona, come ha sperimenterà l’unico dei dieci lebbrosi che tornerà da Gesù per manifestarGli la sua gratitudine, sentendosi dire: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (Luca 17,19). Quella della Cananea di oggi assomiglia molto alla fede di un uomo che nella vita aveva sbagliato proprio tutto, avendo sprecato il tempo prezioso dell’esistenza nel fare del male e tuttavia, ritrovandosi a fianco del Cristo Crocifisso utilizzerà l’ultimo sussulto del suo cuore per gridarGli: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno» (Luca 23,42). Conosciamo la risposta di Gesù rivolta non solo a lui, ma a tutti coloro che sono consapevoli di aver vissuto non sempre in sintonia con la volontà di Dio, rianimando o accendendo la speranza nella Misericordia senza limiti di Dio: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso» (Luca 23,43).
Una briciola di attenzione, un lembo del mantello, una Parola, uno sguardo pieno di misericordia: la salvezza di Gesù si nasconde nelle piccole cose, quelle che magari non attirano la nostra attenzione convinti che Gesù debba manifestarsi nella nostra vita solo attraverso eventi straordinari e spettacoli e riconoscibili da tutti...
Che lezione per noi che non abbiamo solo le ‘briciole’ dell’amore di Dio, ma ‘tutto’ l’Amore che si è consegnato a noi nel Natale e nella Pasqua. Che lezione per noi ai quali non vengono date solo le ‘briciole’, giacché nell’Eucaristia abbiamo ‘tutto’ il corpo di Gesù!
Un’ultima annotazione che mi riempie il cuore di gioia: l’Evangelista racconta che Gesù era «entrato in una casa». Sì, Lui ama entrare nelle nostre case, nella nostra quotidianità. Anche oggi entra a casa nostra: speriamo possa trovare la fede semplice e accogliente di una piccola donna pagana: perché da questo incontro scaturiscono sempre grandi miracoli.
Caro Gesù,
perdonaci se i nostri occhi oggi
non si fissano solo su di Te,
poiché sono attirati
da una giovane mamma
preoccupata per la figlia
tormentata dal Male.
È una scena che ci commuove profondamente
perché icona di quello che accade anche a noi.
E ci colpisce la fiducia assoluta
che una ‘pagana’ nutre per Te.
Anche noi ‘credenti’ siamo abituati a pregarTi
e tante volte lo facciamo con parole forbite
e formule teologicamente perfette!
E ci sentiamo così bravi
che Ti suggeriamo perfino cosa devi fare!
E siamo così ‘credenti’
che qualche volta ce la prendiamo con Te
se le cose non vanno come Ti abbiamo chiesto…
Ma per Te, come sempre,
più che le parole conta il cuore;
più che i presunti meriti conta il bisogno.
Ed ecco che la fiducia nelle ‘briciole’
conta più delle nostre rigide certezze.
Sì, ora lo sappiamo
che nulla di noi Ti è indifferente.
E quando Ti apriamo
la porta di casa nostra con questa fede
si accende sempre la Luce,
il Male se ne va
e ci sentiamo amati
e accompagnati ogni giorno da Te
lungo le vie polverose e difficili della vita.
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!