In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Interrompiamo la lettura continua del Vangelo di Marco perché oggi è la festa dei Santi Cirillo e Metodio, Patroni d’Europa e la Chiesa ci propone il brano dell’invio missionario raccontato dall’evangelista Luca.
Il cuore dell’annuncio che coinvolge tutti i battezzati – e non solo i consacrati o i sacerdoti – è questo: «Dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”». Il nostro principale compito è quello di annunciare a quella piccola porzione di mondo che viviamo (la famiglia, gli amici, il condominio, i colleghi di lavoro e i vicini di pianerottolo… e di ombrellone) che “Dio è vicino”. Non si tratta tanto di dimostrarne la “vicinanza fisica” (anche se i sacramenti ne sono una testimonianza efficace) quanto di far vedere al mondo che questa vicinanza di Dio si manifesta col Suo prendersi cura di ogni uomo.
“A Dio interessa la tua vita”: questo dobbiamo dire a chi incontriamo perché una delle malattie più diffuse oggi è un certo senso di solitudine che oscura le nostre giornate. E questo è paradossale perché viviamo in continua connessione col mondo che ci circonda. Ma non sempre “connessione” è sinonimo di “comunione”. Ci stanno educando (o sarebbe meglio dire: “diseducando”) a vivere in un villaggio globale all’interno del quale ci hanno convinti che occorra sempre essere iper-connessi se non vogliamo restare indietro rispetto a quello che succede; se vogliamo restare “attaccati” al treno in corsa del mondo, lanciato sempre più a folle velocità.
E il problema è che siamo, sì, super attenti a quello che accade sul web, ma non ci accorgiamo più di quello che accade accanto a noi; ci lasciamo prendere dai drammi raccontati sui social e partecipiamo con i nostri commenti più o meno adeguati, ma non chiediamo più a chi vive accanto a noi: “come stai?”; e se lo facciamo non abbiamo il tempo di ascoltarne col cuore la risposta, perché dobbiamo correre e correre e correre… Verso dove? Ahimè: non lo sappiamo più! Probabilmente verso il baratro di esistenze senza senso perché ormai private di amore vero e progettuale, come la famiglia o amicizie autentiche e disinteressate e, soprattutto, reali e non virtuali.
A questo mondo super-tecnologico, ma anche tanto triste possiamo offrire un annuncio stupendo: esiste il Dio che è Padre e che ci ama talmente tanto che ha mandato nel mondo il Figlio che desidera farsi nostro Amico e Compagno di viaggio in questa vita. E questa vicinanza/prossimità vuol esprimersi attraverso i nostri gesti, il nostro prenderci cura in modo assolutamente disinteressato di chi ci sta accanto. Gesù non ha braccia: gli servono le mie e le tue per abbracciare; Gesù non ha occhi: gli servono i miei e i tuoi per guardare in modo nuovo ogni creatura; Gesù non ha gambe e piedi: gli servono i nostri per camminare e raggiungere chi è caduto, chi non ce la fa, chi ha rallentato il passo, chi non ha nessuno che condivida il suo pane e le sue lacrime…
Ancora una volta è la carità divina e partecipata a noi gratuitamente che riscalda il cuore, scioglie i ghiacciai dell’indifferenza, annulla le distanze fisiche e morali, rende reali le relazioni e non solo virtuali. È la carità che rende visibile il Regno dei Cieli in noi e, tramite noi, in mezzo a noi e restituisce dignità e speranza e offre nuovi orizzonti agli occhi dell’umanità concentrati solo sui pochi pollici degli schermi dei cellulari o dei personal computer.
Questa stupenda missione conoscerà delle difficoltà. Gesù non ci ha ingannati né nascosto nulla: «vi mando come agnelli in mezzo a lupi». E sarà sempre importante riconosce il nostro status di “pecore”. Lo so che questa figura in genere evoca immagini negative: il gregge rimanda all’idea di persone senza personalità, senza carattere… Invece significa che se esiste un gregge è perché c’è un pastore! Proprio come ci assicura l’Autore della Lettera agli Ebrei: «Il Dio della pace, che ha ricondotto dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un’alleanza eterna, il Signore nostro Gesù» (13,20). È il Pastore buono e bello sempre alla ricerca di chi si perde (cfr. Luca 15,4-7); che conosce le pecore «ciascuna per nome» (Giovanni 10,3); che «dà la propria vita per le pecore» (Giovanni 10,11); «per poi riprenderla di nuovo» (Giovanni 10,17). È di questo Pastore che dobbiamo parlare, del nostro incontro con Lui, delle meraviglie che ha compiuto nella nostra vita… Così faremo sentire la vicinanza del Suo Regno a chi ci sta accanto: con la carità, l’amicizia, il perdono, la solidarietà, la delicata attenzione.
Caro Gesù,
sentiamo anche noi
il fascino e l’urgenza di essere
annunciatori del Tuo Regno.
Sì, perché è così diverso dai regni umani.
I re della terra sono irraggiungibili,
e Tu sei dentro i nostri cuori!
I potenti della terra chiedono
sacrifici ai propri sudditi
e Tu invece Ti sei sacrificato per noi!
Ai “grandi” della terra occorre dare del “Lei”,
a Te, che sei Dio,
possiamo dare del… “Tu”!
Per avvicinarli occorrono tante raccomandazioni
di persone potenti come loro,
per presentarci a Te ci precede solo il corteo
delle nostre fragilità ed imperfezioni!
I regni terreni hanno confini definiti ed intoccabili,
il Tuo Cuore non ha porte, né fili spinati,
ma un’apertura capace di accogliere tutti!
I regni della terra… finiscono qui sulla terra,
nessuno se li porta oltre la morte,
il Tuo Regno inizia nel cuore di ognuno di noi
per non avere mai più fine.
I regni degli uomini
hanno monete con valori diversi
legati alle leggi terrene
ed effimere dell’economia,
nel Tuo Regno esiste una sola moneta
che avrà valore nel tempo
e per l’eternità: la carità!
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!