Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!
Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:
Dal Vangelo secondo Matteo – 1,39-45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Quanta differenza tra la “fretta” che spinge Maria a recarsi da Elisabetta e le nostre corse quotidiane, le nostre frette piene di stress e di stanchezze che ci fanno arrivare a fine giornata stanchi morti e a volte non sappiamo più nemmeno “perché” e “per chi” abbiamo corso.
Dobbiamo ammettere che siamo tutti dentro un frullatore industriale, una società/dittatura che vuole organizzarci la vita in tutti i suoi aspetti lasciandoci l’illusione di essere liberi. Un sistema di vita che ha finito per disumanizzare il nostro tempo, lasciandoci sempre meno spazio per noi e per le relazioni interpersonali.
Ecco allora che la fretta di Maria diventa terapeutica e restituisce qualità ai nostri passi, anche a quelli che dobbiamo fare di corsa. È la corsa, quella di Maria, da una casa (quella di Nazaret) ad un’altra casa (Ain Karim, dove abitava Elisabetta, circa 110 km di distanza). È l’incontro tra due donne in attesa, due “grembi” gravidi di vita.
È bellissimo rilevare che il Vangelo di Luca, dopo le apparizioni dell’angelo Gabriele a Zaccaria e poi a Maria, inizia con questa danza della vita, con queste promesse di futuro, con due donne piene di vita e di gioia e capaci di condivisione e di festa vera. Due donne, Maria (incinta di Gesù) ed Elisabetta (incinta del Battista), che si benedicono, si abbracciano, trasmettono ai figli che portano in grembo, la forza e l’entusiasmo contagioso della Spirito Santo che dal Bambino in seno a Maria si irradia su chiunque viene raggiunto dalla Sua voce, dal Suo saluto.
La prima cosa che ci consegnano è la bellezza di benedirsi, dire-bene gli uni degli altri! In un mondo dove l’odio sembra prevalere, anche quello che si sprigiona dalle nostre tastiere, il linguaggio della benedizione si fa portatore di parole belle, gentili, serene che diventano le basi necessarie per una convivenza umana civile e fondata sulla carità e la prossimità e su quella fraternità che Dio sogna per noi.
E poi Elisabetta ci consegna la chiave di lettura per entrare nel mistero di Maria: «Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». La chiave è la fede. Maria è detta Beata perché “ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. Maria è “gravida” di Dio perché con la fede ha accolto il Verbo nel suo grembo e lo ha rivestito della Sua carne immacolata.
Ma questo vale anche per noi. Anche noi dobbiamo essere ogni giorno “incinti” di Dio! Ascoltando la Sua Parola ed amandola con tutto il cuore dobbiamo darle la nostra carne, come Maria, ossia dobbiamo permettere alla Parola di Gesù, alla Parola che è Gesù, di diventare la Roccia sulla quale costruire la nostra vita, il fondamento dei nostri pensieri ed affetti, azioni e progetti.
Così anche la nostra fretta figlia dello stress e della paura di non essere mai abbastanza, di non “esserci” mai abbastanza, si trasforma e diventa espressione della carità e dell’attenzione verso l’Altro e verso gli altri, cominciando da quelli che ci stanno vicini.
E alla sera della vita, anche noi stanchi, potremo dire a Gesù: “Abbiamo corso e faticato tanto, abbiamo commesso tanti errori, ma abbiamo cercato di vivere fino in fondo il Comandamento dell’amore e della carità fraterna”. E Lui ci risponderà: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Matteo 25,40). E avrà inizio la festa senza fine!
Caro Gesù,
grazie per averci lasciato in Tua Madre
un modello sempre efficace
per capire cosa significhi davvero
essere Tuoi amici!
Metti anche nei nostri cuori,
stanchi e stressati per le mille cose da fare,
la “fretta” che animava la vita della Tua Mamma,
così diversa dalle nostre corse frenetiche.
Una fretta che produce solo stress, tensione,
stanchezza, mancanza di senso.
Così diversa da quella di Maria.
Una fretta che nasceva dal portarTi in grembo,
dal desiderio di gridare al mondo
che Ti sei fatto Uomo per noi!
Le ali ai piedi di Tua Madre
erano epifania del Suo amore per Te e per noi!
È la fretta di chi ha fretta di benedire il mondo,
di portare lieti annunci.
È la fretta della Vita che vuole essere condivisa,
degli abbracci che nascono dalla speranza,
come solo quello tra due madri può far nascere.
E sentiamo anche noi che il saluto di Tua Madre,
essendo pieno di Spirito Santo,
raggiunge oggi anche le nostre stanchezze,
le nostre vie sbagliate e contorte,
le nostre aspirazioni al bene.
Lei ci porta Te, ci conduce a Te!
Non per farci smettere di correre,
ma per insegnarci a farlo nella direzione giusta,
guidati solo dall’Amore,
che non stanca mai!
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!