5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

28 Agosto 2024 - Mercoledì

28 Agosto 2024 - Mercoledì

Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!

Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 23,27-32

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».

Sembra strano sentir dire a Gesù la parola “guai” che nel nostro linguaggio comune è sempre la punta dell’iceberg di una minaccia.
In realtà emerge sulla bocca di Gesù il grido che gli risuona nel Cuore ed è il grido di chi ama! È l’avviso che l’Amante dà agli amati che occorre cambiare strada e modo di concepire il rapporto tra l’Uomo e Dio che non può basarsi sulla paura e sull’ipocrisia, ma sulla verità e sull’autenticità. In una parola è l’avviso ardente e urgente che Gesù grida agli uomini sulla necessità di convertirci per non sprecare questa vita terrena e rischiare di perdere quella eterna.
L’esempio del Vangelo di oggi è estremamente efficace. Cos’è l’ipocrisia? La presunzione di sembrare belli e buoni all’esterno, ai cosiddetti “occhi degli altri”, mentre dentro di noi conviviamo con sentimenti negativi come il giudizio, il rancore, la vendetta, l’avidità. Ammettiamolo: spesso indossiamo “maschere” (è questo il significato originario della parola “ipocrisia” che rimanda alla “maschera” di gesso che indossavano gli attori nel teatro greco antico). Le indossiamo per difenderci, per non mostrare le nostre fragilità e debolezze perché abbiamo paura che gli altri ne approfittino...
fin qui è quasi naturale farlo. Il problema morale inizia quando queste maschere pensiamo di poterle utilizzare anche nei confronti di Dio il quale invece conosce perfettamente il nostro cuore e ci illudiamo, errando pericolosamente, che il rapporto con Lui si fondi su quello che facciamo noi e allora ecco che moltiplichiamo gli atti religiosi (preghiere, digiuni, penitenze), ma il nostro cuore è lontano da ciò che facciamo!
Diciamolo ancora in altri termini: pensiamo di dover dimostrare a Dio che siamo “buoni”, quando Lui stesso ci ha liberato da questa “ansia da prestazione” quando ci ha rivelato: «Ed ecco, un tale si avvicinò e gli disse: “Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna”». Gli rispose: “Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo» (Matteo 19,16-17). Buono è solo Dio e noi abbiamo una sola possibilità di esserlo: riconoscerci come figli Suoi e fratelli tra di noi. Ecco il senso della preghiera del Padre nostro. Solo così possiamo “partecipare” della Sua bontà, della Sua bellezza, del Suo pensiero, della Sua carità. Altrimenti tutto quello che facciamo è solo una caricatura, uno scarabocchio religioso, una messinscena che prima o poi verrà scoperta.
Il Signore non ha bisogno delle nostre azioni “esterne”, Lui vuole solo il nostro cuore e quanto più siamo onesti con noi stessi e riconosciamo le nostre povertà tanto più ci riempirà della Sua grazia e della Sua forza come ha intuito e sperimentato l’Apostolo Paolo: «Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà».
Solo nel momento in cui riconosco le mie povertà umane e non le nascondo più sotto le maschere ecco che Dio mi riempie del Suo Amore e a partire da questa esperienza tutto ciò che “farò” dopo sarà vero perché animato non dal mio bisogno di “sembrare” buono, ma dalla mia relazione “vera” con Dio. E dalla povertà della mia vita usciranno i raggi di luce della ricchezza di Dio.

Caro Gesù,
sappiamo quanto
Tu non digerisca proprio
l’ipocrisia umana,
soprattutto quella degli ambienti religiosi,
frequentati spesso
da chi dice di conoscerTi!
È vero, ne mettiamo tante di maschere,
a volte per paura di non piacere
e di non piacerTi,
ma il risultato è quello
di diventare ridicole caricature di noi stessi.
Quanto è bella l’autenticità e la verità
che ci dona la Tua Parola,
lo Specchio sempre terso
dinanzi al quale le nostre maschere
si sciolgono come neve al sole.
Aiutaci a capire
che Tu non ci vuoi perfetti, ma veri!
Che non ti lasci ingannare
dalle tonnellate di “trucchi estetici”
con i quali pensiamo
di sfuggire al Tuo sguardo,
perché non abbiamo capito
che Tu non cerchi in noi “perfezioni umane”,
ma solo la verità dell’Amore.
E quando avremo accettato
di lasciare cadere le nostre maschere
ci renderemo finalmente conto
che Ti apparteniamo non perché siamo “buoni”
ma solo perché Tu ci ami alla follia!
E allora faremo il passaggio
dall’istinto estetico
che ci porta ad abbracciare
solo ciò che è bello,
all’istino evangelico
per cui rendiamo bello
tutto ciò che abbracciamo con l’Amore.
Non avremo più bisogno di maschere
perché la Luce del Tuo Volto
illuminerà di Bellezza eterna
la nostra povertà.

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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