5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

6 Aprile 2024 - Sabato

6 Aprile 2024 - Sabato

Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!

Ci avviamo alla conclusione della prima settimana dopo Pasqua. In questi giorni ci siamo confrontati con i Vangeli che raccontano le apparizioni del Risorto ai discepoli e alle discepole. È così anche oggi e la Parola di Gesù ci scuote in modo molto forte attraverso il Vangelo di Marco (16,9-15):

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

Ci sono alcuni elementi di questo racconto che ci inducono a profonde riflessioni. Il Vangelo di Marco anziché concludersi con il successo della fede, termina con il trionfo dell’incredulità! Nonostante le ripetute apparizioni di Gesù, i discepoli non riescono a credere alla Sua risurrezione! E Gesù definisce la loro condizione con due parole: ‘incredulità’ e ‘durezza di cuore’.
Ecco i nemici della nostra fede come discepoli del terzo millennio, per nulla diversi, per quanto riguarda le dinamiche del cuore, ai discepoli del tempo di Gesù. Il credere non è questione di segni: ne hanno avuto – e ne abbiamo anche noi – tanti! Il ‘credere’ non è questione di segni, ma di cuore. La fede è un atto che coinvolge innanzitutto il cuore e lo impegna, in un rapporto di amore, con l’Amato.
Ma l’amore è impegno, fatica, rischio, necessità di cambiare modi di vivere (conversione). Ecco perché la nostra fede spesso ha le caratteristiche delle luci degli alberi di Natale: un po’ si accende e un po’ si spegne. Corriamo tutti il rischio di vivere una fede di convenienza, una sorta di fai-da-te, per mezzo della quale ci illudiamo di avere un vero rapporto con Dio. E quando il Risorto ci impegna in cammini di vita e scelte radicali per amore dell’Amore, allora ridiventa un ‘fantasma’, ossia non ha consistenza e profondità nella nostra vita e nelle nostre scelte. Gesù è soltanto un bellissimo, santissimo, miracolosissimo, sapientissimo personaggio… del passato! Col nostro presente non ha niente a che vedere.
Se non stiamo attenti, questo atteggiamento reiterato ci porterà lentamente alla seconda parola utilizzata da Gesù: durezza di cuore. I Padri orientali la chiamavano sclero-cardìa ossia l’indurimento del cuore. Se nel cuore spirituale non scorre il sangue della fede, della speranza e della carità, diventa duro come la pietra. Per Dio è più facile guarire una mano inaridita piuttosto che un cuore indurito. E l’indurimento del cuore se non curato, porterà lentamente all’ateismo teorico o pratico.
Il primo afferma la non-esistenza di Dio. L’ateismo pratico è ancora più pericoloso: consiste nel non porsi proprio la questione di Dio nel senso che, se c’è o non c’è, non importa nulla, tanto si sceglie di vivere a prescindere da Lui! È il rimprovero che Gesù fa ai discepoli di ieri, di oggi e di sempre.
Tuttavia la conclusione del Vangelo è sorprendente. Gesù anziché castigarli cosa fa? Dona loro il mandato missionario: “E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura»”.
Questo, a mio avviso, significa due cose. La prima: l’incisività della missione non dipende dalle capacità dal discepolo (se dipendesse solo da noi…).
La seconda: Gesù si fida sempre di noi, nonostante le nostre incredulità e durezze di cuore. Potrà sembrarvi assurdo quello che sto per dirvi: l’uomo potrà anche non credere in Dio, ma Dio crederà sempre nell’uomo; in me e in te, rinnovandoci la fiducia ogni giorno, fino all’ultimo dei nostri giorni. Perché? Perché Dio è Amore!

Caro Gesù,
noi siamo davvero strani.
Abbiamo bisogno di credere
perché sono tanti i nostri vuoti,
le nostre insicurezze.
Ma se partiamo dal nostro bisogno
corriamo il rischio di non accorgerci
di quanto Tu ci sia vicino,
perché siamo troppo concentrati
sul nostro dolore, sui nostri problemi.
Dobbiamo invece guardare
al Tuo ‘bisogno’ di amarci,
alla Tua ostinazione nel non perderci,
nel venirci a cercare
anche se questo Ti è costata la vita!
Se facciamo così ci accorgiamo
che hai aperto per noi un conto illimitato
presso la misericordia del Padre:
tutto quello che c’era da pagare
lo hai pagato Tu di persona.
Ecco allora un’altra via per incontrarTi risorto!
Non più il nostro bisogno,
ma il Tuo folle Amore per noi.
E se crediamo e vivremo nell’Amore,
e i nostri amori umani attingeranno a Lui,
Ti vedremo Risorto sempre accanto a noi!

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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