È iniziato un tempo speciale. Tempo di grazia. Tempo di combattimento. Tempo di purificazione. Tempo di spoliazione. Tempo di deserto. La Quaresima potrebbe spaventarci con la sua austerità. Con il suo richiamo forte al digiuno, alla penitenza, alla conversione. E invece, se la viviamo bene, è tempo meraviglioso, occasione unica per dare una svolta alla nostra vita. “Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!” (2Cor 6,2). Sì. Perché nel deserto Dio parla. Nel deserto non entriamo da soli, ma con Gesù. Come Lui, sospinti dal vento dello Spirito (cfr. Lc 4,1). A noi la scelta di accettare la sfida. E crearci il nostro piccolo deserto personale. Per rientrare in noi stessi. Per incontrare Lui. Per iniziare il buon combattimento.

Alla Quaresima ci stiamo preparando da tanto tempo. Soprattutto attraverso l’ultima domenica prima delle Ceneri. In cui la Parola di Dio è risuonata con forza, per scuotere le coscienze e prepararle al grande combattimento. Invitandoci ad un serio discernimento su noi stessi: “Ogni albero si riconosce dal suo frutto” (Lc 6,44). Ecco allora la provocazione di p. Santo Donato: «Che albero sei? Quali frutti produci? Ci potrebbe essere in te qualche frutto marcio: qualche debolezza, fragilità, anche a livello caratteriale. Individuala e combattila con l’aiuto della grazia».


E ancora, in preparazione alla Quaresima: «Quale potrebbe essere la tua penitenza? Digiunare dalla maldicenza, dal giudizio. Dedicare del tempo a programmi televisivi o letture che ti edificano. Esercitarti nel perdono: arrenderti all’amore di Dio e consegnare alla sua misericordia le persone che ti hanno fatto del male, a partire dalla famiglia. Aumentare la preghiera. Prendere il Vangelo e leggerlo, prendere in mano la corona del Rosario. Come sarebbe bello anche in famiglia, che marito e moglie pregassero il Rosario insieme, soprattutto per i figli, i nipoti. Ma anche per i nemici. La preghiera è un buon investimento!».

E proprio con la preghiera ci siamo preparati al combattimento quaresimale. Affidandoci al Sacro Cuore. Dopo la Messa serale infatti è stata benedetta la nuova Cappellina a Lui dedicata. A Lui abbiamo rivolto i nostri sguardi. Contemplare il suo volto pieno di tenerezza, il suo cuore traboccante d’amore, ci ha aiutato ad entrare nel deserto non da soli, ma con Lui: “Guardate a lui e sarete raggianti” (Sal 34,6).




Finalmente, il 5 marzo il viaggio è iniziato. Nel solenne digiuno del Mercoledì delle Ceneri abbiamo messo al centro il vero Pane, quello che discende dal Cielo. Il Pane eucaristico. Per vivere una giornata di adorazione continua. Perché tutto parte dal suo Amore. Ce l’ha ricordato p. Salvatore Coppola nella concelebrazione conventuale del mattino. “Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele” (Ger 31,3). È questo il punto da cui partire per vivere bene la Quaresima. Al centro, non tanto i nostri sforzi, sacrifici e buoni propositi. Ma il suo amore, sempre vivo e sempre nuovo, che ci invita a corrispondergli. Subito dopo la Messa, l’esposizione del Santissimo Sacramento. Numerosissimi i laici che si sono alternati, nell’arco di circa dieci ore, in adorazione davanti a Lui. In compagnia dei Fratelli e Sorelle che hanno animato la preghiera con canti e meditazioni.


A mezzogiorno, la seconda Messa. E poi ancora, nel pomeriggio, dopo i Vespri e il Rosario, la terza celebrazione. In cui p. Francesco si è soffermato sulle tre pratiche quaresimali: elemosina, preghiera e digiuno (cfr. Mc 6,1-18). L’elemosina può essere vissuta nel dono non solo beni materiali, ma anche del proprio tempo: visitando una persona sola, dedicandosi di più all’ascolto in famiglia. La preghiera deve diventare più intensa e assidua, per ravvivare il nostro rapporto personale con il Signore. Il digiuno ci aiuta a distaccarci da ciò che ci allontana da Dio: un’ottima proposta è “digiunare” da un eccessivo uso dei social. Infine, una pennellata sulle ceneri. Che sono simbolo non solo della nostra caducità. Ma anche della potenza di Dio. Che da quelle ceneri un giorno ci farà risorgere gloriosi. Una resurrezione che possiamo anticipare ora, spogliandoci sempre più dell’uomo vecchio per rivestirci dell’uomo nuovo (cfr. Col 3,9-10).



Dalle ceneri alla sabbia. Sì, perché con la Prima Domenica di Quaresima siamo entrati nel deserto. Dove abbiamo incontrato due figure in netto contrasto: Gesù e satana. Impegnati in un aspro combattimento. Che diventa modello per i nostri combattimenti quotidiani. P. Santo, attingendo alla sua pluriennale esperienza di confessore, ha fatto chiarezza innanzitutto sull’origine del male: «Il male non viene da Dio, perché Dio è sommo Bene. Il male viene da tre fonti principali: il cuore dell’uomo, il mondo e il demonio». Ma chi è il demonio? «È il Tormentato. Colui che vive in un tormento senza fine. Non per volontà di Dio, che lo aveva creato come l’angelo più bello del Paradiso. Ma per la sua ribellione. Che l’ha trasformato da angelo di luce in angelo delle tenebre».

Ma come opera il demonio nella nostra vita quotidiana? Attraverso la tentazione. «Il demonio ti tenta sulle tue debolezze. È astuto: ti parla attraverso il pensiero, amplificando i problemi, alterando le situazioni. E ti fa sentire perduto». Allora il demonio «non va temuto, ma smascherato». Come? Attraverso una buona conoscenza di sé e una vita di grazia: «Tu conosci le tue debolezze? Conosci le cose su cui sei più tentato? Cerca di essere uomo e donna di preghiera, di confessarti spesso, di nutrirti di Eucarestia. E il demonio non ti potrà vincere». E infine, un’arma infallibile: l’umiltà. «L’umile è colui che si abbandona a Dio. Davanti all’umiltà il demonio fugge sempre».



La croce: questa la “bussola” che deve orientare il nostro cammino, tra le dune del deserto quaresimale. Ecco perché nel pomeriggio ci siamo radunati alla grotta di Lourdes per iniziare insieme la Via Crucis. L’aria serena e quasi primaverile, la bellezza della Cittadella, le icone delle varie stazioni disseminate per i viali sono stati lo scenario ideale per un momento di preghiera intenso. In un clima di composto raccoglimento, i laici si sono alternati nel portare la croce. Fino all’ultima stazione. Collocata non a caso tra la Cappella delle Anime del Purgatorio e la statua del Sacro Cuore. Quasi ad indicare il passaggio dal buio del sepolcro alla gloria della resurrezione.




E nella celebrazione serale p. Francesco ha evidenziato un aspetto originale e molto sottile della tentazione: «Spesso il demonio non ci tenta con il male, ma con un falso bene». É il caso di tutti quei progetti e desideri apparentemente innocui, che però ci distolgono dai nostri doveri quotidiani. Sul terreno spesso faticoso e ripetitivo della quotidianità. Che diventa il “campo di battaglia” ordinario su cui si gioca la nostra santità.




Tanti i fedeli che hanno voluto muovere i primi passi del deserto quaresimale alla Cittadella. Tra cui il numeroso gruppo della parrocchia “Maria SS. delle Grazie” di Lamezia, guidato dal parroco don Domenico Cicione Strangis. Con la presenza di alcune Suore di Gesù Buon Pastore. Stupore e ammirazione sono state le reazioni di fronte alla bellezza della Cittadella e al calore dell’accoglienza dei consacrati. Che hanno offerto una ricca “catechesi itinerante”. Poi la s. Messa, e nel pomeriggio la catechesi di don Domenico sul tema della speranza, nel contesto del Giubileo. Anche il Gruppo Famiglie della parrocchia s. Maria degli Angeli di Bagnara ha vissuto un’intensa giornata di ritiro. Con catechesi biblica, risonanze e agape fraterna.




Tra le esperienze più gioiose che facciamo alla Cittadella, al primo posto c’è sicuramente l’accoglienza di sacerdoti, religiosi e consacrati. È quello che abbiamo vissuto lunedì 10 marzo con i confratelli del CISM diocesano. Molti dei quali ancora non conoscevano “da vicino” la nostra realtà. Piena di entusiasmo e forza la ricca catechesi di p. Santo Donato. Che è partito dal Vangelo delle tentazioni (Lc 4,1-13) per concludere con il Rito del Battesimo. Sì, perché il cristiano, e il religioso in particolare, ha bisogno di “ungersi” con l’olio dei catecumeni per affrontare il combattimento contro il Maligno. E respingere le subdole tentazioni che egli tende alle anime consacrate.


Dopo il canto dell’Ora Media, la gioia è proseguita con la condivisione del pranzo. Occasione per un confronto fraterno tra carismi diversi, tutti a servizio dell’unica causa del Regno di Dio. E nel pomeriggio, una visita ai luoghi della Cittadella. Per conoscerne meglio il carisma e assaporare la presenza viva dell’Immacolata. P. Gabriele Bentoglio, Vicario Diocesano per la Vita Consacrata, ha espresso profonda gratitudine per la calorosa accoglienza della comunità. Ma anche per la ricchezza della catechesi del Fondatore. Proponendosi di approfondirne l’argomento in un incontro successivo, anche attraverso risonanze e domande.



Sì, siamo entrati nel deserto. Abbiamo accettato la sfida. Il cammino si profila lungo e forse faticoso. Ma non importa. Perché ne stiamo già raccogliendo abbondanti frutti per la nostra vita umana e spirituale. Lasciamoci condurre anche noi dallo Spirito Santo. E “corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù” (Eb 12,1-2).
