5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

10 Novembre 2023 - Venerdì

10 Novembre 2023 - Venerdì

 

Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!

Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:

Dal Vangelo secondo Luca – 16,1-8

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».

Il Vangelo di oggi sembra lodare comportamenti disonesti. Naturalmente non è così. Sicuramente questo brano ha sempre comportato problemi di interpretazione. Non è questo lo spazio in cui risolverli per cui andiamo al cuore del messaggio di Gesù che a mio avviso si muove dentro due coordinate che rimandano a due nostre scelte personali.
Chi siamo noi nel progetto di Dio: amministratori e figli della luce. Amministratori: condizione che sgombra subito il campo da ogni dubbio rispetto al nostro atteggiamento verso la vita. L’amministratore è colui che “deve rendere conto” del suo operato. Dunque non siamo “padroni” della nostra vita e meno che mai di quella degli altri. Siamo chiamati però ad amministrare qualcosa di infinitamente prezioso: il patrimonio della vita! E qui il cuore si dilata in un movimento di ardente gratitudine verso Dio: ma ci rendiamo conto che la vita è un dono inestimabile e preziosissimo che abbiamo ricevuto senza né chiederlo né meritarlo?!? Che cosa l’Amore gratuito della Trinità Amante ha messo nelle nostre mani? Una cosa stupenda: il dono di vivere e amare e creare; sì, perché siamo con-creatori con Dio di un mondo che si evolve grazie alla nostra collaborazione.
Ma non siamo semplicemente “amministratori”: siamo molto di più! Figli! Chiamati a vivere nella Luce: figli della luce sono i segni particolari annotati nella carta d’identità del Battesimo! E restiamo nella luce – al netto delle nostre povertà e fragilità umane – se usiamo le ricchezze di questo mondo per fare del bene agli altri, per creare reti di solidarietà, per manifestare atteggiamenti di prossimità verso tutti, in particolare verso i più disagiati, memori di quel «lo avete fatto a me» (Matteo 25,40) che Gesù nel giorno del giudizio ricorderà a chi ha speso la sua vita nell’attenzione verso gli altri. Se usciamo fuori da questa consapevolezza ci trasformeremo in “padroni” della vita e in “figli delle tenebre”, perché tutto ci sembrerà “dovuto” e niente sarà più per noi “dono” e quando niente è più visto come dono di Dio smetteremo di dire “grazie” ed usciremo dalla logica eucaristica che è la spina dorsale del battezzato.
Un’ultima considerazione: Gesù nota che i “figli delle tenebre” sono più scaltri dei “figli della luce”. In effetti quando dobbiamo fare un bene facciamo mille calcoli e mille analisi arricchiti da mille “se” e “ma”, mentre quando siamo tentati spesso cediamo subito e poi ci giustifichiamo dicendo: “è stato più forte di me”. Un antidoto potrebbe essere questo: dinanzi alla tentazione non poniamoci la domanda tipica “che male c’è?”!
È come mettersi davanti ad uno specchio deformato che ci rimanda un’immagine alterata della situazione che stiamo vivendo. Chiediamoci invece: “che bene c’è?”! Così il nostro specchio sarà il bene e quando ci renderemo conto che in gioco c’è il bene nostro o di qualcuno allora buttiamoci a capofitto senza più ragionamenti che rallentano i nostri passi e spengono la luce che ci accompagna.
Sì, perché non dimentichiamolo mai: siamo figli della luce, di un Dio che è Luce da Luce!

Caro Gesù,
sai quanto è facile per noi
cadere nella tentazione di sentirci
padroni della nostra vita,
e ancora peggio quando questa pretesa
la viviamo verso la vita degli altri.
Quanto è bello scoprire invece
che Tu sei la fonte di questo dono
che hai messo nelle nostre mani
in modo gratuito e inatteso.
Chi di noi infatti “ha chiesto” di venire al mondo?
Chi di noi lo ha “meritato”?
Tutto è dono Tuo!
Ed è fonte di gioia e di stupore grato
pensare che se “ci siamo” è perché Tu lo hai voluto!
E allora quel “doverne rendere conto”
non ci spaventa perché sappiamo di avere a che fare
non con un “padrone”,
che misura tutto con il peso del denaro,
ma con un Padre al quale
non interessano i bilanci economici,
ma la contabilità del cuore dei Suoi figli,
chiamati in ogni tempo a vincere
le logiche oscure ed egoistiche del mondo
per far risplendere la Luce dell’Amore.
Con un Padre la cui unica unità di misura
è la Misericordia!

 

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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