In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».
Siamo all’interno del Discorso della Montagna iniziato con le Beatitudini (cfr. Matteo 5,1-12). In questa sezione Gesù rivela la volontà del Padre sui rapporti umani. Sono parole molto forti e umanamente impossibili da mettere in pratica. Tuttavia la chiave di lettura è in un versetto che non è presente nel Vangelo di oggi: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento» (Matteo 5,17). Questo è il punto di partenza. Queste parole roventi (perché bruciano dell’Amore di Dio per noi) sono già state tutte “compiute” cioè vissute da Gesù. Le ha compiute per amore del Padre e quindi con quello spirito filiale che ora partecipa a noi, con-divide con noi. Questo è importante sottolinearlo, perché la vita cristiana non è “imitazione di Gesù” come se si trattasse di scimmiottare quello che ha fatto Lui… La cosa stupenda invece è che Gesù partecipa/condivide/dona a noi la Sua forza per vivere come ha vissuto Lui. E siccome le ha vissute e compiute nella Sua vita ha restituito alla Legge quel cuore e quella pienezza d’amore che nei secoli era venuta meno. Siamo dentro un paradosso: più sono difficili da compiere queste parole e più è evidente come Gesù rende grande il nostro cuore. Non dobbiamo guardare alla difficoltà delle richieste, ne resteremmo scoraggiati e paralizzati. Piuttosto dobbiamo guardare a come Cristo dilata il nostro cuore e lo rende così grande da amare come ama Lui! Più grande è la difficoltà dell’azione che devo compiere, più grande diventerà il mio cuore. È stupendo! Questo è il cuore della riflessione di oggi che ci riempie di gioia e di carità e di forza. Se l’antica Legge indicava il confine oltre il quale si sarebbe commesso il male, Gesù invece mostra che non basta solo non fare il male, ma che siamo chiamati a fare il bene più grande possibile. A chi? Per ben quattro volte in pochi versetti ricorre la parola “fratello”! Non esiste altra categoria con la quale posso pensare agli altri, posso relazionarmi con gli altri: siamo tutti figli dello stesso Padre. Ecco perché non basta “non uccidere”: devo stare attento perché anche con le parole posso ferire a morte qualcuno! Questa è la delicatezza della carità che Cristo ci comunica e ci chiede di vivere nelle relazioni quotidiane. L’attenzione all’altro è fondamentale perché qualsiasi cosa facciamo a chiunque la facciamo personalmente a Lui: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. […] non l’avete fatto a me» (Matteo 25,40.45). Sono dunque Parole che ci consentono di vivere la nostra figliolanza verso il Padre e di conseguenza la fraternità universale. Non sono un codice di leggi utopistiche e impossibili, ma una vera rivelazione e dono della stessa vita di Dio per noi. Sono lo specchio terso e limpido che ci rimanda l’unica immagine vera di noi stessi: figli del Padre e fratelli fra di noi. All’infuori di queste parole la nostra identità si offusca e non sappiamo più chi siamo e per questo ci difenderemo con la violenza da chi non vedremo e considereremo come nostri fratelli. O forse pensiamo che in Paradiso staremo “lontani” da coloro che ci hanno fatto soffrire? Almeno lì, nel Cuore del Padre, tutto sarà chiaro e comprenderemo che il non avere amato o non avere perdonato o avere coltivato sentimenti di rancore e di vendetta è stata solo una grandissima perdita di tempo…
Caro Gesù,
a volte ascolto affascinato
le Tue parole perché mi parlano
di amore, di vita,
perché parlano di me e a me.
Altre volte invece la Tua parola
mi giunge come un uragano
e mi chiede di rimettermi in discussione.
Sì, perché è sempre forte
la tentazione di dire:
“mi basta non fare il male”
per essere Tuo amico…
A volte la Tua Parola è un bisturi
che recide le radici malate
dei miei moralismi
e mi ricorda che sono chiamato
a fare cose grandi,
talmente grandi da scoprirmi capace
di amare come ami Tu!
Sì, è vento impetuoso la Tua Parola
che chiede al mio cuore solo
di farsi vela per farmi solcare
i mari in tempesta delle passioni
costruite sul mio “io”
e farmi giungere al porto sicuro
della Tua Passione d’Amore
che trasforma il mio cuore di pietra
in un cuore di carne.
È decisiva la Tua Parola
perché è l’unico specchio
dal quale posso riavere
la mia vera immagine,
la mia bellezza originaria,
quella di figlio del Padre e fratello di tutti!
È unica la Tua Parola
perché è il vocabolario
dove non trovo più la parola “io”,
ma la parola “noi”;
non più la parola “mio”,
ma la parola “nostro”.
E capisco che l’unico modo
per realizzare davvero la mia vita
è quello di vivere in comunione
con Te e con i miei fratelli.
E la sensazione angosciante
di sentirmi solo e abbandonato a me stesso
è vinta per sempre!
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!