5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

15 Dicembre 2023 - Venerdì

15 Dicembre 2023 - Venerdì

Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!

Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:

Dal Vangelo secondo Matteo – 11,16-19

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

Il brano di oggi ci invita al discernimento: c’è una gioia che viene da Dio ed una che ne è la contraffazione; così anche per la tristezza: c’è una tristezza che viene da Dio ed una che viene dal nemico.
Ne parla anche l’Apostolo Paolo: «Se anche vi ho rattristati con la mia lettera, non me ne dispiace. E se mi è dispiaciuto ora ne godo; non per la vostra tristezza, ma perché questa tristezza vi ha portato a pentirvi. Infatti vi siete rattristati secondo Dio e così non avete ricevuto alcun danno da parte nostra; perché la tristezza secondo Dio produce un pentimento irrevocabile che porta alla salvezza, mentre la tristezza del mondo produce la morte» (2Corinzi 7,8-10).
C’è la tristezza del mondo che prende possesso dei nostri cuori quando facciamo scelte sbagliate, non in linea con la volontà di Dio. E c’è una tristezza invece benefica perché è quella che nasce dalla consapevolezza di non avere ricambiato l’Amore di Dio e dei fratelli e questa tristezza porta alla conversione del cuore. Dopo il peccato delle origini l’uomo di ogni generazione ha bisogno di conversione.
È questo il senso dell’annuncio del Battista. Solo se accogliamo il “lutto” e le “lacrime” della fatica della conversione possiamo partecipare alla gioia della danza delle nozze che Cristo lo Sposo è venuto ad insegnarci. In realtà il Vangelo odierno mette in evidenza anche una sorta di indecisione o di scontentezza che tenta i discepoli di ogni tempo.
Da una parte ci sembrano essere passate di moda parole come “penitenza”, “mortificazione”, “conversione”, “sacrificio” che invece sono state i fondamenti del vocabolario dell’ascesi cristiana di ogni tempo, in nome del fatto che siccome Dio è Amore allora perdonerà tutti senza che sia necessaria la risposta della creatura.
Dall’altra c’è chi si scandalizza della misericordia di Dio invocando castighi terribili su un’umanità che sembra avere smarrito la strada, quasi da voler fare da maestri a Dio su come guidare le sorti del mondo. Entrambi gli atteggiamenti sono necessari. In fondo l’amore che Gesù ci ha consegnato con la sua Incarnazione/Passione/Risurrezione deve possedere entrambi gli aspetti ossia deve essere capace di dolore e di festa. È un amore che addirittura cresce nella sofferenza: basterebbe pensare che non sono stati i chiodi a trattenere il Corpo di Gesù sul legno della Croce, ma l’Amore per noi!
Allora l’amore che Gesù chiede ai discepoli deve essere capace di restare amore vero anche dentro le prove, anche nei crogiuoli a volte arroventati della vita. E tuttavia deve essere un amore capace di festa: ossia capace di gioire per il bene degli altri e al tempo stesso farsi carico delle sofferenze dei fratelli. Niente a che vedere con quello che oggi chiamano amore e che si fonda essenzialmente sul piacere e sull’emozione del momento.

Caro Gesù,
è vero, a volte abitiamo la vita
con degli atteggiamenti contraddittori,
e sembra che non siamo mai contenti.
Fra l’altro sembriamo disconnessi dalla realtà:
quando dovremmo essere nella gioia siamo tristi
e quando invece dovremmo riflettere sui mali
nostri e del tempo che viviamo
preferiamo ubriacarci di feste fragili
dove il vino della gioia finisce presto,
come alle nozze di Cana.
Abbiamo bisogno di riscoprire quella “tristezza” sana
che ci spinge a guardarci dentro,
a fuggire da ogni forma di superficialità,
che ci obbliga a fare una cernita sapiente
di ciò che fa bene alla nostra vita
e di ciò che dobbiamo eliminare.
Solo così possiamo conoscere la gioia vera,
quella che Tu sei venuto a portare sulla terra.
Consegnaci il Tuo Amore, Gesù,
quello capace di soffrire con speranza,
che non arretra di un millimetro nel cammino,
quello che illumina anche le notti più buie,
quello capace di gioire per le piccole cose
e che ci rende felici delle gioie degli altri,
senza invidia né giudizio.
E impareremo i primi, timidi passi di danza,
che un giorno danzeremo
nella Gerusalemme Celeste,
nella comunione gioiosa dei Santi,
abbracciati a Te, Sposo dell’Umanità.

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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