Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele»,
che significa «Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Dopo il racconto sobrio del concepimento verginale di Gesù offertoci dalla Genealogia di ieri, oggi il Vangelo ci offre la narrazione, altrettanto asciutta ed essenziale, della nascita di Gesù secondo la prospettiva di Matteo e della sua comunità. Tutto è ammantato di sobrietà, asciuttezza, quasi un mistico pudore necessario per accostarsi ad eventi estremamente delicati e tuttavia fondamentali per la storia dell’umanità.
E questi elementi sono importanti anche per definire la storicità degli eventi narrati che sono sottratti agli stili tipici dei racconti epici o mitologici, sempre conditi da particolari spettacolari e roboanti. Nel Vangelo di Matteo invece il racconto è affidato ad una descrizione estremamente composta e rispettosa del mistero. D’altra parte come si fa a spiegare un concepimento e un parto verginale… C’è spazio solo per l’adorazione e la fede.
E c’è spazio anche per la figura di Giuseppe, bellissima, per nulla marginale nel compiersi del mistero anche se di lui i Vangeli non riportano nessuna parola, ma solo sentimenti e scelte. Stupisce il silenzio “di” e “su” Giuseppe? Per nulla! Alla luce di quanto abbiamo detto possiamo aggiungere che solo il silenzio adorante del cuore può accogliere e vivere nel quotidiano il Dio-con-noi. Se Maria è il primo Tabernacolo vivente della Storia, Grembo immacolato che accoglie il Verbo eterno, Giuseppe è il primo adoratore di Dio – in “spirito e verità” (cfr. Giovanni 4,23) – di Colui che assume la nostra umanità.
Ed è proprio la figura di Giuseppe di Nazaret a renderci partecipi del fatto che il mistero di Dio si realizza nella vita degli uomini non senza una certa fatica da parte nostra. Giuseppe è profondamente e perdutamente innamorato di Maria e la condizione di gravidanza pone nel suo cuore un’angoscia profonda: lui sa di non essere il padre di quella Creatura che ora sta crescendo nel grembo della sua Sposa. Accadrà ancora ad entrambi, Giuseppe e Maria, di non comprendere subito la volontà di Dio. Lo sappiamo dall’episodio dello smarrimento e del ritrovamento di Gesù dodicenne al Tempio di Gerusalemme (cfr. Luca 2,41-52). In quell’occasione entrambi chiederanno a Gesù il perché di quel comportamento e in seguito alla Sua risposta, l’Evangelista Luca annoterà: «Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro» (Luca 2,50).
Tuttavia il racconto di oggi ci fa comprendere come il buon Dio ci aiuta sempre a realizzare i Suoi disegni. Saranno dei sogni a far comprendere a Giuseppe la volontà del Padre su di lui. Mi soffermerei ancora su due aspetti. Il primo è dato dalla decisione di Giuseppe di “ripudiare in segreto” Maria. Cosa vuol dire? Poco prima si era data di lui una definizione: «era uomo giusto» che vuol dire uno stretto osservante della Legge. E ciò significa che avrebbe dovuto denunciare Maria alla sinagoga perché fosse lapidata per flagrante adulterio. Invece decide di “ripudiarla in segreto” ossia sta pensando di fuggire di notte dal villaggio per far ricadere la colpa su di lui. Ossia l’amore per Maria sta già producendo nel suo cuore quella trasformazione che Gesù vuole operare nel cuore di ogni uomo: il passaggio dalla durezza della Legge alla misericordia di Dio!
Da uomo giusto sta diventando ora un uomo misericordioso che ha capito ciò che Gesù dirà molti anni dopo: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato!» (Marco 2,27). E questo è il frutto dell’amore per Maria! E di Maria per lui! Ecco perché il racconto si conclude con l’esortazione dell’Angelo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo». Questa raccomandazione raggiunge anche noi dopo duemila anni: non abbiamo paura di amare troppo Maria, di “prenderla nel nostro vissuto quotidiano”, di spalancarLe le porte del nostro cuore e delle nostre case perché nessuno l’ha mai amata, la ama e la amerà mai quanto Dio Amore!
In conclusione possiamo dire che il racconto ci consegna alcuni insegnamenti fondamentali che riguardano molto da vicino la nostra vita. Innanzitutto: la storia dell’umanità e le nostre storie personali sono nelle mani di un Dio che vigila perché si compia la Sua volontà ed interviene per guidarci lungo le Sue vie. Per Giuseppe ha utilizzato visoni angeliche nei sogni, per noi si serve di fatti, persone, avvenimenti provvidenziali che permettono a Lui di “scrivere dritto sulle nostre vie storte”.
Seconda cosa: benedette le nostre fatiche umane, anche nel seguire Gesù. Non abbiamo paura di non capire la Sua volontà perché il buon Dio farà di tutto per venirci incontro e trasformare il male e i mali in un bene maggiore. Benedette allora anche le nostre angosce, i nostri dubbi, le nostre cadute se tuttavia continuiamo a cercare Gesù e il Suo Amore sopra ogni altra cosa.
Ancora: il brano ci ricorda l’importanza di Maria nella vita del discepolo di ogni tempo. L’amore per Lei, la fiducia nella Sua intercessione e nella Sua maternità amante verso la Chiesa, l’umanità ed ognuno di noi personalmente, ci aiuteranno ad amare ancora di più Gesù, a trasformare la durezza dei nostri cuori anche nelle cose religiose in un atteggiamento di misericordia verso tutto e tutti, segno di un cuore rinnovato dalla grazia. L’amore per Lei e la nostra devozione infatti non ci faranno “fermare” a Lei, ma ci aiuteranno ad incontrare ancora più in profondità Gesù nei nostri cuori e ad amarLo e servirLo nelle persone che ci stanno accanto, come ha fatto Lei con Giuseppe e Giuseppe con Lei.
Caro Gesù,
oggi si narra la Tua nascita
e ci saremmo aspettati
segni e particolari ed accadimenti
che testimoniassero la Tua divinità.
Invece troviamo solo
una coltre spessa di composto silenzio,
quasi una “mistica” coperta
per tenere il Tuo corpicino
e la nostra fede
sempre al calduccio
nel Roveto del mistero.
C’è solo un uomo, Giuseppe,
dignitoso nella sua angoscia
di non comprendere un mistero
in realtà incomprensibile,
e che Tu scioglierai
con una esortazione angelica,
la cui eco raggiunge anche noi:
«Giuseppe, figlio di Davide,
non temere di prendere con te Maria, tua sposa.
Infatti il bambino che è generato in lei
viene dallo Spirito Santo».
Sì, ci basta sapere che Tu vieni
dallo Spirito Santo,
Tu vieni dunque dall’Amore!
E vuoi che la Sposa dell’Amore,
la Tua Madre, sia anche e ancora
la Sposa della Chiesa,
di ognuno di noi.
Ci esorti Tu stesso
ad entrare in comunione intima
con la Tua Mamma,
perché Lei, esperta dei misteri di Dio,
produca anche nei nostri cuori credenti
il passaggio dal cuore di pietra
ad un cuore di carne,
sul quale Tu possa finalmente riposare
senza più trovare i cuscini di pietra
delle nostre mancanze
di fede, speranza e carità.
La memoria della Tua Natività storica
è ormai vicina:
Vieni Signore Gesù!
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!