5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

17 Dicembre 2024 - Martedì

17 Dicembre 2024 - Martedì

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.

Il Vangelo di oggi mette sempre a dura prova chi deve proclamarlo. Troviamo infatti una serie di nomi, alcuni dei quali richiedono impegno notevole per essere pronunciati nel modo corretto, col rispetto degli accenti. Di cosa si tratta, di un puro esercizio di pronuncia col quale Matteo voleva mettere alla prova i primi cristiani? Ovviamente no! È pur vero che a noi cristiani del terzo millennio dell’area occidentale mancano alcune chiavi di lettura legate alla lingua greca e quindi, nelle varie traduzioni nelle lingue moderne, facciamo fatica a cogliere dei particolari che sono autentiche perle preziosissime. Proviamo dunque a trovarne qualcuna.
Partiamo dall’inizio: «Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo» che in greco suona così: «Biblos ghenéseos Iésù Christoù». Lo stesso incipit lo troviamo nel libro del Genesi, nel racconto della Creazione: «Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati» e in greco troviamo «Biblos ghenéseos…». (Genesi 2,4). Da questo parallelismo si può giungere a questa considerazione: Matteo valuta la genesi-nascita del Cristo come una seconda creazione: Cristo è il nuovo Adamo e il grembo di Maria è la nuova terra vergine dalla quale lo Spirito ha plasmato il capostipite della Nuova Umanità!
Inoltre la Genealogia matteana ci consegna un dato importantissimo per noi che andiamo sempre di fretta e come popoli occidentali stiamo perdendo una cosa fondamentale: la memoria del passato. La cultura di oggi fa di tutto per costruire un muro invisibile fra noi e il nostro passato, la nostra storia. Sembra che conti solo il presente, l’attimo presente e nulla più. A tal riguardo diceva il grande San Giovanni Paolo II: “Un popolo che non ha memoria del suo passato non può costruire il suo futuro!”. La Genealogia non ci consegna solo un’arida lista di nomi, ma il racconto di una storia che pur essendo costruita dagli uomini peccatori è in realtà nelle mani di un Dio che ama l’Umanità.
Da Abramo a Cristo si sviluppa una storia di circa 1800 anni e in questa storia entrano in gioco uomini e donne che hanno compiuto grandi peccati. Tra questi abbiamo anche il grande re Davide del quale tuttavia la Genealogia ricorda il peccato di adulterio commesso con Bestabea, che nella Genealogia non viene neanche chiamata per nome, ma «la moglie di Urìa», quel soldato fedele al re e che Davide fece uccidere vigliaccamente. Troviamo quattro donne all’interno della Genealogia e una di questa era una prostituta: Tamar. E se conoscessimo le storie dei personaggi nominati troveremmo re che hanno causato gravi divisioni al popolo di Israele (Roboamo) e lo stesso Salomone che dopo aver condotto una vita animata da grande sapienza finirà per rovinare la sua esistenza a causa di scelte dissipate e lussuriose. Bene: cosa vuol dirci Matteo? Che Dio ama l’Uomo e la sua Storia! E che Gesù, il Figlio di Dio, non ha esitato a farsi carne dentro una storia corrotta ed insanguinata già dai tempi di Caino e Abele. Gesù è il Figlio di Dio che entra dentro la storia umana per prendere su di Sé tutto il male del mondo, come Agnello che toglie i peccati del mondo perché li prende su di Sé e li perdona!
Questa scelta di Dio deve farci evitare le “fughe” dalle nostre storie personali, tutti i tentativi di “ubriacarci” per dimenticare le delusioni e le fatiche a volte inutili come se la nostra storia personale fosse solo brutta o invivibile o fallimentare… Gesù entra nella Storia e nelle storie dalla porta d’accesso principale che è il grembo immacolato di Maria e non disprezza nulla di questa nostra umanità fragile e ferita.
Un’altra perla è nascosta dentro il ripetersi del verbo “generare”. Nella mentalità semitica questo verbo indica l’azione dell’uomo: ossia l’uomo “genera” e la donna invece “partorisce”. Quindi l’accento è posto sul ruolo dell’uomo come se fosse lui ad avere l’esclusività attiva di generare, lasciando alla donna il ruolo “passivo” di partorire. Questo verbo ricorre per 39 volte fino ad arrivare a «Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo». All’improvviso Matteo “folgora” il lettore con una notizia: nel concepimento di Gesù non è Giuseppe il protagonista: solo Dio da una parte e solo Maria dall’altra! È l’annuncio estremamente sobrio, e anche per questo assolutamente credibile, che Maria ha concepito verginalmente per opera dello Spirito Santo il Figlio di Dio!
Un’ultima perla (anche se ce ne sarebbero molte altre, ma non ho lo spazio e non voglio abusare della vostra pazienza): il racconto si conclude con una serie di “calcoli”: «Tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici». Il numero 14 è tutt’altro che casuale soprattutto per un popolo orientale che attribuisce molta importanza alla numerologia: è la somma di 7+7. Ma il numero 7 indica perfezione (vi ricordate cosa dice Gesù a Pietro a proposito del perdono: 70 volte 7!). Allora Matteo ci sta dicendo che Cristo è l’Uomo perfetto! Colui che realizza in pienezza il progetto che l’Adam, il primo Uomo creato, aveva tradito e rovinato.
E allora prepariamoci al Natale confortati dal fatto che la nostra storia personale, per quanto piena di cianfrusaglie e di errori, è importante agli occhi di Dio che continua ad attraversarla per mezzo di fatti, eventi, situazioni che sono in mano non al destino o alla fortuna/sfortuna, ma alla Provvidenza amante di Dio.

Caro Gesù,
al di là di una serie
piuttosto improponibile di nomi,
il Vangelo di oggi
suscita in me lo stupore grato
di vedere come hai attraversato
secoli e generazioni di uomini
per raggiungere la mia vita!
Per fare della mia storia,
complessa e bagnata,
di lacrime e di sangue,
la Tua Storia.
Non hai fatto rumore,
non squilli di tromba
o tuoni o terremoti
per attirare l’attenzione,
ma solo il silenzio dell’Amore,
che non ha bisogno di parole
per farsi sentire.
Sei entrato nel mondo
in modo delicato,
quasi in punta di piedi,
chiedendo il permesso ad una vergine,
“la Vergine” Maria.
E come porta principale di accesso
hai scelto il Suo grembo
per prepararlo a diventare
la culla del mondo.
È il Tuo stile inconfondibile,
sorprendermi senza rivelare
la Tua divinità,
ma mostrandomi
il Tuo Volto di Bambino.
E sento finalmente
che questa mia umanità,
fragile e ferita,
ora è diventata Tua
perché l’hai amata,
perché mi hai amato!

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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