5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

22 Gennaio 2025 - Mercoledì

22 Gennaio 2025 - Mercoledì

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

Gesù prova tristezza in questo Vangelo «per la durezza dei loro cuori». Sì, non c’è dubbio. Per Dio è più facile comandare alle ossa degli uomini di raddrizzarsi (cfr. Marco 2,1-12: la guarigione del paralitico) piuttosto che ottenere la conversione del cuore. Soprattutto delle persone “religiose”! Ancora una volta c’è in gioco la questione del “sabato”, ma soprattutto c’è in gioco qualcosa di molto più importante rispetto alla guarigione di una mano paralizzata: la guarigione del cuore dell’uomo, “paralizzato” perché sempre aggredito ed imbrutito dalla presunzione di essere giusti; quella “durezza” che si manifesta come avidità insaziabile, insensibilità, indifferenza, egoismo, auto-referenzialità, rancore, giudizio… Sì, in questo brano c’è assolutamente molto di più di una guarigione fisica. La “mano” infatti rappresenta la capacità dell’Uomo o di chiudersi per prendere qualcosa o di aprirsi per accogliere un dono. Alle origini dell’umanità è accaduto qualcosa che ha convinto Adamo/Eva ad impossessarsi di ciò che in realtà era un dono: la Creazione e le creature. La paura della morte, subentrata come conseguenza del peccato, fa sì che gli esseri umani ci accaniamo nel corso della vita a prendere con avidità il più possibile, a “chiudere la mano” come segno di possesso e di dominio, a “strappare” con forza cose, persone e situazioni finendo per cadere in una sorta di aridità umana e spirituale che ci fa perdere il senso vero dell’esistenza. Questa infatti si realizza solo nel vivere nel quotidiano ciò che Dio ci ha dato gratuitamente: la Sua immagine e somiglianza. E allora siamo creati per “dare”, “donare”, “offrire” liberamente e gratuitamente ciò che siamo: il nostro essere figli di Dio che è Amore. Siamo creati per la “relazione”: con Dio, con noi stessi, con gli altri, con il Creato. Siamo veramente felici solo quando doniamo! Gesù stesso nel Cenacolo offrirà ai Suoi discepoli (e a noi oggi), la misura dell’amore: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Giovanni 15,13). “Dare”, non “prendere”, “imporre”, “pretendere” … Potremmo dire allora: “dare”, voce del verbo Amare! Gesù vuole guarire le nostre “mani” ossia i nostri desideri a volte feriti o addirittura paralizzati: dalle delusioni, dalle paure, dalle immaturità. È fondamentale questa guarigione dei nostri desideri perché se è vero che il desiderio di per sé non fa nulla è anche vero che è capace (nel senso di “capiente”) di tutto, anche di Dio stesso! Ecco perché Gesù fa due cose. La prima: intima all’uomo dalla mano inaridita: «Àlzati». È il verbo della risurrezione: dentro e dietro la guarigione si cela un significato molto più ampio ed integrale. L’uomo è chiamato a risorgere dalle proprie paralisi morali e spirituali. Sarà l’ascolto della Parola di Gesù che risveglierà in noi il desiderio di vivere nella Sua volontà. Seconda cosa: Gesù aggiunge: «Vieni qui in mezzo!». La richiesta di mettersi al centro della sinagoga non è solo l’indicazione di spostarsi da un luogo ad un altro, ma assume una simbologia straordinaria perché di norma al centro della sinagoga venivano posti i rotoli della Legge. Gesù invece vuole che “al centro” della Storia ci sia l’Uomo, perché ogni Uomo è una parola di Dio! E perché questo avvenga ci chiamerà tutti dalle periferie del peccato per farci raggiungere il centro che è il Suo disegno di salvezza mentre sarà Lui ad andare al posto nostro alla “periferia” di Gerusalemme, là dove sarà crocifisso. Dopo la Pasqua, dunque, all’Uomo è offerta la possibilità di “riaprire” la mano per accogliere il dono della Salvezza! Il desiderio di Dio di riempire la nostra vita del Suo Amore veniva cantato dal Salmista così: «Sono io il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto salire dal paese d'Egitto: apri la tua bocca, la voglio riempire» (Salmo 81,11). Oggi Gesù dice a noi: “Apri la tua mano” ossia libera i tuoi desideri più profondi che sono quelli che Lui stesso mette nel nostro cuore perché entrando in sintonia con essi possiamo realizzare pienamente la nostra umanità.

Caro Gesù,
il nostro cuore è spesso
un frullatore industriale di desideri.
A volte ne abbiamo così tanti
e in contraddizione tra essi
che finiamo per paralizzarci
non sapendo cosa scegliere.
Altre volte invece
emerge il desiderio autentico
di amare ed essere amati,
ma ci sentiamo paralizzati
dalla paura di restare delusi.
E viviamo con le “mani del cuore” serrate,
chiuse nel tentativo di trattenere
qualche briciola, qualche soddisfazione,
qualche scampolo di luce.
E allora oggi Te lo gridiamo
con tutto il cuore:
Apri, Gesù, i nostri cuori!
Libera i desideri più veri,
quelli che hanno le radici
nel Tuo Amore per noi,
nel Tuo desiderio di vederci felici!
Apri le nostre “mani” rattrappite
nel tentativo di stringere
e trattenere l’aria,
perché passiamo
dal desiderio malato di possedere,
di dominare, di strappare cose e persone,
al desiderio vero, libero e liberante
di accogliere tutto come un dono
del Tuo Amore.
Convinci anche noi
che ci vuoi “al centro” del Tuo Cuore.
E lì impareremo a discernere
tra quei desideri che rendono amara
la nostra e la vita degli altri,
e quelli invece che
ci rendono ogni giorno,
sempre di più, figli di Dio.

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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