5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

23 Ottobre 2024 - Mercoledì

23 Ottobre 2024 - Mercoledì

Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!

Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 12,39-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Proseguiamo nella lettura del capitolo 12 di Luca. Gesù oggi continua ad approfondire la questione della vigilanza e ancora una volta insiste sul fatto che noi esseri umani non abbiamo la disponibilità assoluta del nostro tempo terreno: «Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo» e: «il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa».
Non sappiamo “quanto” dobbiamo vivere; Gesù ci dice però “come” dobbiamo vivere il tempo che ci viene concesso su questa Terra. In questo “come” rientra il tema dell’attesa, della vigilanza. Ma attenzione: potremmo pensare che vigilanza/attesa si debbano concentrare solo sull’incontro col Signore che ha promesso di ritornare a prenderci per farci vivere per sempre con Lui: «Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi» (Giovanni 14,2-3).
In realtà la vigilanza/attesa deve essere rivolta anche al quotidiano perché chissà quante volte “oggi” incontrerò Gesù: nei miei stati d’animo, nelle persone con le quali avrò a che fare, nei fatti che succederanno, belli ma anche tristi. Ci incontra continuamente il Signore ogni giorno, ci sfiora, ci abbraccia, ci risolleva. Siamo immersi nel Suo Amore! In genere siamo abituati a fare la contabilità del “mare” di guai nel quale navighiamo, dei debiti, dei problemi, delle delusioni… E magari è anche vero… Ma in realtà la nostra vita è saldamente nelle mani di Dio che è Amore e che tutto dispone per un fine di salvezza.
Anche questo vuol dire vigilare: sapere attendere l’aiuto del Signore, la Sua Providenza, il Suo passaggio nelle piccole, banali cose di tutti i giorni. E Gesù cosa si aspetta da noi che facciamo? Che affrontiamo tutto ciò che siamo chiamati a vivere con fede, speranza e carità. Tutto il resto non ci serve. Al di fuori di queste tre virtù tutto contribuisce ad addormentare le nostre coscienze, ad annacquare il senso di appartenenza alla paternità divina, a farci ritenere che tutto sia frutto del “caso” o del “destino” o della “fortuna/sfortuna” … Noi cristiani non crediamo alle “coincidenze”, ma alle “Dio-incidenze” ossia all’Amore di Dio che guida le nostre storie e che continua a “scrivere dritto” con mano ferma sulle vie storte che spesso imbocchiamo, proprio perché “addormentati” e distratti tutte le volte che smettiamo di attendere l’Amore che ci vuole incontrare ogni giorno.
L’ultimo monito è severo e riguarda proprio noi cristiani: «A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più». A noi battezzati non è stato dato solo “molto”, ci è stato dato “tutto”. Il Padre ci ha donato il Figlio e lo Spirito Santo, l'Eucaristia e il Perdono, la Vergine Maria come Madre, la Provvidenza come aiuto per le nostre povertà, l’amicizia e l’amore umano come antidoti contro il veleno della solitudine, la speranza della Vita eterna… Sì, ci è stato dato molto e per questo abbiamo una responsabilità ancora più grande rispetto al resto dell’umanità.
Tuttavia se questo dovesse spaventarci considerando le nostre povertà e fragilità e peccati ci venga in soccorso quella parola stupenda che il Padre della parabola del figliol prodigo dirà al fratello maggiore che si lamentava della misericordia paterna verso il fratello scapestrato e che rinfacciava: «Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici» (Luca 15,29). A questa accusa il Padre risponderà: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo» (Luca 15,31). Siamo ricchissimi e non lo sappiamo! Siamo col Padre e non lo sappiamo! Tutto ciò che è di Dio è anche nostro e non lo sappiamo. Per questo passiamo gran parte della nostra vita a mendicare qualche briciola di amore e di speranza, qualche “capretto” smunto e senza carne quando invece il Padre ci ha dato l’Agnello di Dio le cui carni immacolate di cui ci cibiamo nell’Eucaristia ci donano ogni giorno la Vita eterna: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Giovanni 6,51).
Abbiamo già tutto ciò che rende bella e buona la nostra vita. Custodiamola e custodiamoci a vicenda! E saremo felici!

Caro Gesù,
aiutaci a comprendere
che la vigilanza e l’attesa
che ci chiedi non si riferisce
solo all’incontro con Te
nel giorno in cui partiremo per il Cielo.
Aiutaci a capire
che dobbiamo piuttosto
esseri attenti oggi a “come”,
“quando” e “in chi” Ti incontreremo.
Sì, perché quando sei risorto
i discepoli non Ti riconoscevano subito,
ma dal come li chiamavi,
come la Maddalena;
dai Tuoi gesti,
come i discepoli di Emmaus;
dalla pace che diffondevi nei loro cuori,
come gli Apostoli
chiusi per paura nel Cenacolo;
dall’alfabeto delle Tue ferite,
come San Tommaso.
E se ci dici
che qualsiasi cosa facciamo a chiunque,
la facciamo a Te in persona,
allora comprendiamo che mille volte al giorno
Ti incontriamo, Ti tocchiamo, Ti vediamo!
E se attenderemo così l’Amore
nell’oggi della nostra esistenza
gli occhi del cuore si apriranno,
le nostre vite si accenderanno,
diventeremo roveti ardenti
e grati… e beati.
Perché vedremo l’Amore in azione
anche negli angoli più bui della storia.

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

Liturgia

Orari

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