Carissimi Amici, buongiorno a tutti da Cracovia! Dio è Amore!
Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:
Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 13,1-9
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
In genere quando il Vangelo propone vari tipi di scelta cerchiamo subito di capire chi potremmo essere noi. Per esempio: il pubblicano e il fariseo (cfr. Luca 18,9-14); il figlio prodigo e il figlio obbediente (cfr. Luca 15,11-32); il grano buono e la zizzania (cfr. Matteo 13,24-30) e tanti altri… Il Vangelo di oggi potrebbe indirizzarci verso vari tipi di identificazione: la strada, il terreno sassoso, il terreno coperto di rovi e il terreno buono.
Prima di capire però chi siamo noi il Vangelo ci dice chi è Dio: è il Generoso, il Sovrabbondante, Colui che dona senza calcoli, che fa cadere il seme anche dove sembra non ci sia alcuna possibilità che attecchisca come nei primi tre tipi di terreno. Invece noi siamo capaci di giudicare e criticare perfino Dio! Noi penseremmo che è un po’ “imbranato”, che dovrebbe stare più attento a dove fa cadere il seme, che in fondo è uno “sprecone”.
Poi pensando a noi proviamo a capire quale tipo di terreno potremmo essere. E la scelta oscilla ora verso l’uno ora verso l’altro tipo di terreno: a volte siamo duri come il cemento della strada, altre volte accogliamo la Parola, ma non abbiamo fondamenta e alle prime prove si seccano i primi germogli che cominciavano a spuntare in noi; altre volte ancora siamo talmente assillati dalle preoccupazioni della vita che la Parola si perde dentro i nostri pensieri e sentimenti negativi.
Infine a volte siamo tentati di identificarci col terreno buono, perché diciamo a noi stessi: “ma sì, in fondo non sono poi così cattivo e, poco o tanto, porto anch’io frutto. Ecco questo è il problema! Il terreno buono non saremo mai noi! Le cifre che dice Gesù sono iperboliche ed inesistenti in natura. Un seme infatti, il migliore che c’è, non può portare frutto oltre il 16 per 1, altre che 30, 60 o 100 volte tanto.
Allora cosa ci vuole dire Gesù? Nient’altro che questo: l’abbondanza dei frutti non dipende dai nostri mezzi, dalle nostre capacità, dal nostro “saperci fare”, ma solo dal desiderio di essere “con Gesù”, di essere inseriti in Lui perché Lui e solo Lui è il Terreno buono che porta frutto fino al cento per uno! Lo aveva già detto a Pietro e lo ripete anche noi stamattina: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà» (Marco 10,29-30).
Allora possiamo sentirci finalmente liberi dall’ansia di dimostrare a Dio e a noi stessi quanto siamo bravi e come siamo fecondi nell’apostolato e nel testimoniare Gesù! Come insegna l’Apostolo Paolo: «Ma queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti (Filippesi 3,7-11).
Cosa vuol dire “essere trovato in Lui”? Nient’altro che vivere una vita di fede, speranza e carità. I conti alla fine li farà il Signore e ormai sappiamo che la Sua calcolatrice è truccata, palesemente e scandalosamente truccata, perché noi mettiamo uno e Lui calcola per cento!
Caro Gesù,
lo ammettiamo:
spesso viviamo tanta ansia nel rapporto con Te,
perché pensiamo che stai sempre lì,
a misurare tutto con la bilancia
perfetta ed inesorabile della Tua santità.
E ci sentiamo perennemente inadeguati
e con le mani e il cuore vuoti.
Non abbiamo ancora capito
che la fede non è la contabilità
di ciò che noi facciamo per Te,
ma la consapevolezza grata e stupita
di ciò che Tu fai per noi!
E allora buttiamo a mare tutti i nostri calcoli,
le nostre strategie intelligenti,
i nostri libri contabili del “dare” e “avere”
anche nei Tuoi confronti.
Insegnaci a donarci senza calcoli,
senza “se” e senza “ma”,
preoccupandoci di una cosa sola:
avere le radici in Te, Terreno buono,
capace di trasformare le nostre misere briciole
in pane profumato di amore e di vita.
Aiutaci a capire che solo Tu
sei il Terreno buono
e che le Tue bilance sono truccate,
scandalosamente truccate
perché il Tuo metro di misura
è la Misericordia.
E smetteremo finalmente
di fare calcoli improbabili
e di avere paura di Te!
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!