Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!
Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:
Dal Vangelo secondo Luca – 9,51-56
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.
Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Il Vangelo di oggi ci mostra Gesù ormai diretto verso Gerusalemme dove lo attende la Passione. È interessante l’annotazione di Luca: «Mentre stavano compiendosi i giorni»: Cristo veramente è entrato nella storia degli uomini e ne ha condiviso “i giorni”. E questo tempo umano tuttavia non è soltanto un susseguirsi di ore, giorni, mesi, anni, ma con l’Incarnazione è stato riempito fino all’orlo dell’Amore di Dio – come le giare delle nozze di Cana (cfr. Giovanni 2,7) – che così non permette più al tempo umano di volgere verso “la fine”, ma verso “il Fine” di ogni cosa che è il Risorto. Ce lo ricorda con poche, ma efficaci pennellate l’Apostolo Paolo: «Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui» (Colossesi 1,16).
Gesù, annota Luca, «prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme»: letteralmente andrebbe tradotto così: «indurì il volto per camminare verso Gerusalemme». Gesù è il Dio fatto Uomo che ora “indurisce il volto” ossia conferma la decisione di portare a compimento “le cose del Padre Suo” (cfr. Luca 2,49) che altro non sono che la nostra salvezza attraverso la Sua Passione/Morte/Risurrezione. Mentre Adamo aveva indurito il volto e il cuore nel peccato, Gesù, Nuovo Adamo, “indurisce il volto”, ma non il Cuore. La Sua è la “durezza” di chi è assolutamente determinato a portare a compimento una missione. Ciò che lo caratterizza è la Sua obbedienza al Padre; è determinato, sì, ma nella mansuetudine e non nella durezza del cuore; infatti, questa “durezza” in realtà è la manifestazione della Sua tenerezza per ognuno di noi.
È esattamente l’opposto della nostra durezza di cuore! Gesù “indurisce” il volto, ma mai il cuore; noi invece induriamo il cuore anche se nel volto, non senza ipocrisia, mostriamo altri sentimenti. Lungo questo viaggio passa dalla Samaria, regione antagonista dal punto di vista religioso della Giudea i cui abitanti erano considerati da duri e puri di Gerusalemme alla stregua di eretici. Ma anche qui non viene accolto. Perché? Perché il rifiuto radicale del mondo di allora (e oggi?) nei confronti di Gesù? Perché si è fatto “piccolo”, il più “piccolo” di tutti! E ancora oggi invece ci aspettiamo un Messia potente, forte, che sbaraglia tutti i nemici del Bene e che fa giustizia implacabile dei nostri avversari, che fa vincere tutte le battaglie ai Suoi amici! Appare povero e piccolo perché neanche i Suoi discepoli lo comprendono più, anche loro evidentemente avevano delle attese puramente umane sulla figura del Messia che si concretizzeranno nel tradimento di Giuda. Tutti infatti lo abbandoneranno di lì a poco. Gesù appare povero e piccolo perché si sta facendo carico dei peccati di tutto il mondo, perché è Lui l’Agnello che toglie i peccati del mondo (cfr. Giovanni 1,29)!
Qui c’è una grandissima lezione per noi: il peccato è non accogliere la “piccolezza” di Dio in Gesù che in realtà è la Sua vera grandezza. È lo scandalo della Croce che ancora oggi rende a volte lenti, trascinati e dubbiosi i nostri passi dietro Gesù. Cosa sia davvero la Croce ce lo spiega San Paolo: «Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini» (1Corinzi 1,22-25).
La reazione dei discepoli Giacomo e Giovanni davanti al rifiuto di accogliere il Messia da parte dei Samaritani è lo specchio dello loro (e nostre) attese sbagliate nei confronti di Dio: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Anche noi vorremo che Dio distruggesse i malvagi e ci rendesse giustizia in tutte le nostre contese. Quante volte abbiamo invocato anche noi il “fuoco dell’ira di Dio” su qualcuno o qualche situazione che ci ha fatto soffrire. Se lo abbiamo fatto è perché abbiamo dimenticato l’ammonimento che Dio rivolge al popolo attraverso il profeta Ezechiele: «Di' loro: Com'è vero che io vivo - oracolo del Signore Dio -, io non godo della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva» (Ezechiele 33,11). Ammonimento che nelle parole di Gesù diventerà questo stupendo invito alla speranza: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Marco 2,17). Il punto è sempre lo stesso: dobbiamo lavorare continuamente in noi per correggere le false immagini di Dio e le conseguenti attese che nutriamo nei Suoi confronti.
Caro Gesù,
quanta differenza c’è
tra la bellezza del Tuo volto “indurito” per Amore
e la deformità dei nostri volti e cuori induriti dalla rabbia.
Sì, perché Tu hai indurito il Volto, ma mai il Cuore!
Quanta differenza tra la Tua determinazione
a difendere noi dal Male
e la nostra ostinazione a continuare ad esserne affascinati.
Quanta regalità ed eleganza si nasconde
nel Tuo farti piccolo per Amore nostro
e quanta arroganza si nasconde
nelle nostre pretese di essere grandi agli occhi degli altri!
Quanta tenerezza c’è
nella Tua volontà di perdono incondizionato per tutti
e quanta ignoranza religiosa traspare
dal nostro invocarTi a nostro favore contro qualcuno!
Ti preghiamo: smonta le nostre false attese,
i nostri atteggiamenti che ai Tuoi occhi
appaiono solo come ridicole caricature
di persone che ci sentiamo giuste
perché facciamo qualche preghiera o diciamo di credere.
Insegnaci l’arte di essere determinati nel seguirTi
guarendo le nostre incostanze e le nostre incoerenze.
Perché seguire Te significa solo seguire l’Amore!
Perché quando amiamo davvero
smettiamo di fare domande e calcoli
e ci doniamo senza se e senza ma,
sicuri che il Tuo Amore ci porterà
oltre il dolore e la sofferenza,
oltre il limite per noi invalicabile della Morte.
E scopriremo che la Vita vera, la Tua Vita
scorre già nelle nostre vene.
E non più fuochi vendicatori invocheremo sul mondo,
ma solo il fuoco del Tuo Amore
che fa nuove tutte le cose.
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!