In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
Essere “con Cristo” ed essere “per Cristo”: è questa la chiamata di tutti i battezzati. E Gesù stamattina offre l’identikit del discepolo di ogni tempo: «E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche».
È forse l’invito ad essere “sprovveduti”? No! È piuttosto l’invito a riconoscersi… “provveduti” ossia a prendere consapevolezza che Dio provvede veramente in tutto ai Suoi figli. Per capire fino in fondo queste indicazioni ci aiutano queste altre esortazioni di Gesù: «Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: ‘Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?’. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso. A ciascun giorno basta la sua pena» (Matteo 6,25-34).
La bussola che deve guidare i nostri passi, le scelte, gli stili di vita deve essere sempre questa: «Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta»! Dunque ciò che Gesù ci chiede non è tanto un atteggiamento fatalista che non ha nulla a che vedere con la fede: “Siccome Dio mi manda ad evangelizzare penserà a tutto Lui…”. No! Non si tratta di questo. Piuttosto l’atteggiamento corrispondente al desiderio di Dio di coinvolgerci nel Suo disegno di salvezza può essere sintetizzato così: “Fare tutto come se tutto dipendesse da me, ma con la fiducia che tutto è nelle mani di Dio”. Dobbiamo usare la ragione e l’intelligenza e i mezzi che abbiamo a disposizione, mantenendo tuttavia un atteggiamento di povertà evangelica necessario per essere credenti, credibili e… creduti.
Sì, la “povertà evangelica” è condizione indispensabile perché il primo ad essere “povero” è proprio Dio! Lo rivela il mistero della Trinità: è l’amore che rende poveri perché amare vuol dire dare tutto sé stessi all’altro; ma se diamo tutto noi stessi… diventiamo poveri! Il Padre si dona interamente al Figlio e il Figlio si dona interamente al Padre perché l’Amore è il vivere-per-l’altro! Il contrario dell’amore, invece, è il vivere per sé stessi, l’egoismo! Questo vale anche per noi che siamo creati a Sua immagine e somiglianza. Finché siamo ricchi di mezzi e di cose doniamo agli altri delle “cose”. Ma quando non abbiamo nulla… diamo noi stessi! Questo è il principio base che sta alla radice dell’insegnamento di Gesù.
È ovvio che se viene il povero che ha fame a bussare alla nostra porta dobbiamo dargli il pacco di pasta e non gli basta la nostra preghiera o una pacca sulle spalle. Ma se il nostro essere discepoli di Gesù ci fa essere poveri e ci fa “sentire” la fame dell’altro perché lo riconosciamo come nostro fratello allora con la busta degli aiuti alimentari daremo anche il nostro amore.
Ancora: la povertà evangelica ci libera dall’illusione diabolica di valere per quanto possediamo. L’uomo non è “ciò che ha”, ma “ciò che è”! E cosa siamo, anzi “chi” siamo? Figli di Dio! Sentite quanto è forte e vera questa affermazione di Gesù: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede» (Luca 12,15). È ciò che il Salmista già nell’Antico Testamento esprimeva con queste parole: «Alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore» (Salmo 62,11). La povertà evangelica diventa così l’antidoto al veleno che la ricchezza può insinuare nel nostro cuore rendendolo chiuso in difesa delle ricchezze, come una cassaforte; indurito verso gli altri, avaro, preda di ogni cupidigia e attaccamento alle cose che ci fa allontanare dagli altri… e dall’Altro.
Basterebbe pensare a quanti litigi e inimicizie e odii tra fratelli che si scatenano per questioni ereditarie. Oppure se allarghiamo l’orizzonte basterebbe pensare che la fame nel mondo è dovuta semplicemente al fatto che l’80% delle ricchezze mondiali è in mano solo al 5% degli esseri umani. Ecco perché dinanzi ai bambini che muoiono di fame e alla devastante e umiliante povertà sociale, la domanda non deve essere: “Dov’è Dio?”; piuttosto: “Dov’è l’Uomo?”.
Potremmo dunque noi discepoli pretendere di essere “ricchi” se il nostro Maestro «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2Corinzi 8,9)? E a scanso di equivoci, lo diciamo con fermezza: il problema non sono le ricchezze, ma l’effetto che possono produrre sul nostro cuore. Non dobbiamo “buttarle via”, ma usarle come figli di Dio: per noi e per gli altri.
Infine un’ultima indicazione fondamentale per essere discepoli: «prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri». Solo “insieme” è possibile testimoniare l’amore. È la comunione con Dio e tra di noi la più potente testimonianza che vince “lo spirito impuro”. Infatti cosa fa il Maligno, padre di tutti gli spiriti impuri? Divide! Questo è il significato della parola “diavolo”, dal greco “dia-bállō”: “colui-che-divide”! Solo se ci amiamo come Lui ci ama (cfr. Giovanni 15,12-13) è possibile offrire al mondo la testimonianza di un Amore che vince le divisioni e che rivela ad ogni essere umano il vero motivo per cui è stato creato: amare e lasciarsi amare! Ci lasciamo con un proverbio che trovo verissimo: “Nella vita è sempre meglio avere la certezza di fare pochi passi con qualcuno, che l’illusione di andare lontani da soli”!
Caro Gesù,
aiutaci a scoprire la bellezza
del fondare la nostra vita,
non su ciò che “abbiamo”,
ma su ciò che “siamo”.
Solo così possiamo ritrovare
la chiave per essere felici:
quella “povertà evangelica”
che ci riconsegna la verità
dell’amore e dell’amare
e che consiste nel “dare tutto noi stessi”,
senza riserve senza calcoli, senza interessi.
Insegnaci a non dare solo “cose”,
ma a consegnare il cuore,
con tutti i rischi annessi e connessi,
altrimenti lo chiuderemo in una cassaforte,
dove soffrirà di meno, sì,
ma “morirà” prima dell’incontro
con “sorella morte”,
perché senza amore si muore.
Ti preghiamo, Gesù:
insegnaci ancora, ricordaci di nuovo,
non Ti stancare,
quanto sia importante nella vita
camminare con qualcuno accanto:
uno sposo, un amico, un ideale vero.
Sì, perché è sempre in agguato
la tentazione che da soli
faremmo anche più strada,
andremmo più lontano
e più velocemente…
È solo un’illusione, Tu lo sai!
Tu stesso lo hai detto
agli albori della Creazione:
“Non è bene che l’uomo sia solo”.
E allora aiutaci a ridurre il passo,
ad attendere qualcuno che è caduto
o ha rallentato il cammino,
perché nella vita è sempre meglio
avere la certezza
di fare pochi passi con qualcuno
che l’illusione diabolica
di arrivare lontano da soli.
Perché solo l’Amore-comunione
vince ogni divisione
e salva l’Uomo, nel tempo
e per l’Eternità.
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!