In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.
Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».
Il Vangelo di oggi ci consegna il desiderio di Gesù di raggiungere l’umanità stanca e smarrita di ogni tempo. E questo desiderio raggiunge anche noi, umanità supertecnologica e iperconnessa del Terzo Millennio, che ai Suoi occhi dobbiamo sembrare particolarmente stanchi e sfiniti. E Lui sa perfettamente che non si tratta di una stanchezza solo fisica o mentale dovuta ai ritmi stressanti del nostro tempo o alle preoccupazioni che derivano da un mondo sull’orlo della terza guerra mondiale. Gesù ci mostra subito la radice e la tipologia di questa “stanchezza”: «come pecore che non hanno pastore»!
In effetti il nostro viaggio nella vita assume caratteristiche particolarmente faticose proprio perché non sappiamo più da dove veniamo e dove stiamo andando. In fondo si tratta delle domande di senso di sempre che accompagnano l’Uomo e alle quali, oggi più che mai, facciamo fatica a rispondere. La cultura delle ultime generazioni ha fatto di tutto per renderci “orfani” di Dio in nome dell’ideale della libertà della persona, che per essere veramente felice deve liberarsi da ogni forma di coercizione, di “comandamenti”. In fin dei conti l’antica tentazione continua a suggestionare anche noi: “bisogna fare a meno di Dio per essere veramente felici!”. E così senza neanche accorgercene, in nome della libertà di cui sopra, abbiamo finito per diventare schiavi di situazioni antiche e nuove.
Diciamoci la verità: non siamo forse oggi schiavi del cellulare? In tanti oggi non si fanno forse condizionare dai nuovi santoni chiamati “influencer”? E vogliamo parlare della schiavitù della moda o di un certo tipo di cibo o della “libertà sessuale” in nome della quale si devastano famiglie? Questa folle corsa al piacere senza responsabilità non sta forse sfiancando e privando dei sogni più belli i nostri adolescenti e giovani, creando le basi per un’umanità futura sempre più fragile e con crisi di identità sempre più forti? È vero: abbiamo svuotato le chiese e smesso di andare dal sacerdote a confessarci, sempre in nome della “libertà” di fare ciò che si vuole e abbiamo finito per riempire le sale di attesa degli studi di psicologi e psicoterapeuti e psichiatri… Personalmente sono convinto che in una buona percentuale di casi – a parte quelli che richiedono necessari interventi specialistici mirati – basterebbe una buona confessione per riconnetterci con noi stessi e con la vita. Perché tanto malessere nei nostri cuori nasce da tanto disordine interiore, dall’essere diventati appunto «come pecore che non hanno pastore» o per dare un’altra immagine efficace come tante barche che navigano senza più la bussola a bordo e senza più riferimenti a terra…
Vivere solo per le cose materiali: questo ci sfianca; lasciarsi guidare solo dall’istinto del piacere (in tutti i sensi, non solo sessuale) questo ci sfianca; amare senza progetti e senza fedeltà, questo ci sfianca; illudersi di poter fare a meno di Dio, questo ci sfianca e ci distrugge perché ci fa giungere alla sera della vita con il cuore vuoto di senso e di pace; l’aver sostituito il “Dio-Uno-e-Trino che è Amore col dio “uno-e-… quattrino” che è solo un idolo devastante, questo ci sfianca!
La buona notizia di stamattina è duplice. Innanzitutto Dio non ci abbandona! Dobbiamo sapere che la preoccupazione di Gesù raggiunge anche la nostra generazione e la Sua Parola vuole portare pace e luce anche ai nostri giorni sempre più faticosi. La seconda buona e bella notizia è che Gesù non vuol fare tutto “da solo”, ma desidera la nostra collaborazione. Non finiremo mai di stupirci dinanzi al fatto che Dio “voglia avere bisogno” di noi, piccoli, fragili, peccatori per portare nel cuore del mondo l’annuncio del Vangelo dell’Amore che salva. Siamo importantissimi ai Suoi occhi anche perché la «messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!».
Questa chiamata non riguarda solo i consacrati, ma tutti i battezzati. Tutti dobbiamo sentire l’urgenza, ognuno con la propria vocazione particolare, di testimoniare al mondo che Dio ci ama, ci ama ancora, non smetterà mai di amarci; che Gesù è il Signore della Storia e delle nostre storie personali; che ancora oggi vuol guarire tutte le nostre infermità; di annunciare a questo mondo sempre più disperato perché sempre più superficiale che il Regno dei Cieli si fa davvero vicino nei piccoli gesti di amore e di attenzione; nelle carezze e negli abbracci sinceri; nel dare semplicemente anche solo un bicchiere d’acqua a chi ne ha bisogno consapevoli che un giorno Gesù ci dirà: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Matteo 25,40).
E se oggi tutto sembra essere soggetto e sottomesso alla logica del do ut des, ossia del “faccio qualcosa solo per avere qualcosa in cambio”, la medicina per guarire è prontamente offerta dalla logica della “gratuità” che accompagna ogni pensiero e gesto di chi ha incontrato davvero Gesù: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». Cosa abbiamo ricevuto gratuitamente? L’Amore folle di Dio! L’unica Follia capace di guarire le nostre povere pazzie umane!
Caro Gesù,
è proprio vero
che solo Tu sai realmente
cosa c’è nel cuore di ogni uomo.
E oggi non fai fatica
a leggere nel mare dei nostri cuori
o la calma piatta di vite
senza più slanci e sogni,
o le tempeste di esistenze
sempre inquiete e mai serene,
con la sensazione di affogare
nei rimpianti o nella paura
di non avere troppo tempo
a disposizione per fare
tutto ciò che vogliamo.
Ai Tuoi occhi
davvero dobbiamo sembrare
come pecore senza pastore!
Perché ci hanno convinti che
per essere felici
dobbiamo essere il “dio”
di noi stessi
e così abbiamo deciso
di fare a meno di Te…
E abbiamo finito invece
per essere un immenso gregge
che si illude di essere libero,
mentre al collo portiamo catene
e ai piedi ceppi invisibili
che aumentano la nostra fatica
e la mancanza di senso.
Oggi allora lo gridiamo,
seppure col cuore stanco:
sii Tu il nostro Pastore;
Tu che solo sei Buono e Bello;
sii Tu il nostro Pastore
che si fa Agnello che toglie
dal mondo tutto ciò
che ci rende infelici:
il peccato e il potere del Maligno.
E ritroveremo la gioia di vivere
nelle piccole cose di ogni giorno.
E la stanchezza lascerà il posto
ad un desiderio nuovo
di fare della nostra vita
qualcosa di bello per Te.
E sarà gioia piena!
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!