Natale è tempo di doni! Tempo in cui riscoprire la bellezza degli affetti, il calore della famiglia. Tempo in cui la routine lavorativa lascia spazio a giornate di festa e condivisione. Ma da dove nasce tutto questo? Dal Dono per eccellenza. Che è Gesù! Dono del Padre. Che in Lui ci rivela il suo volto di infinita tenerezza. Dono del Figlio. Che si consegna a noi senza riserve, facendosi nostro fratello. Dono dello Spirito Santo. Che è il grande protagonista dell’Incarnazione. Dono dell’Immacolata. Che ha dato a Gesù la sua, la nostra natura umana.
A questo grande evento ci siamo preparati per tutto l’Avvento. Ma in particolare negli ultimissimi giorni. In cui abbiamo pregustato la gioia del Natale con tante coppie di sposi. In occasione dell’incontro “Nozze di Cana”. E stavolta sono stati Davide Miller e Rita Lauriano, sposi che da anni seguono il progetto “Mistero Grande”, ad offrire una ricca e dinamica catechesi: “E venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14)”. Per imparare a vivere il dono dell’incarnazione nel matrimonio. Alla luce di alcune dimensioni fondamentali per i coniugi: condivisione, compresenza, corresponsabilità. Insieme abbiamo anche costruito un presepe. In cui ogni personaggio ci ricorda un atteggiamento importante da vivere in famiglia. Per far sì che ogni coppia sia una mangiatoia, e ogni famiglia una piccola Betlemme. E “fare Natale” ogni giorno dell’anno.
A coronare il pomeriggio, il Rosario. Pregato dalle coppie, che ad ogni mistero hanno acceso una candela presso il quadro della Santa Famiglia. Segno di un rinnovato desiderio di santità matrimoniale. E di intercessione per tutte le famiglie segnate dalla divisione, dalla sofferenza, da guerra e povertà. Infine, la condivisione. Per mettere in comune esperienze, riflessioni e speranze.
Ad aprire le porte al Natale ormai vicino è stata la IV Domenica di Avvento, chiamata anche la “Domenica di Maria”. Con Lei abbiamo cantato il Magnificat. Con Lei abbiamo imparato ad aprire il cuore alla lode e alla speranza. Come ha osservato p. Santo Donato, «Maria è la piena di grazia, piena dello Spirito di Dio! È colei che respira Dio, che si fida di Dio, che trabocca della presenza di Dio. È il tabernacolo di Dio. Ha portato ad Elisabetta il Verbo di Dio che era in lei! Anche noi cristiani siamo chiamati a portare Gesù». E lo abbiamo fatto attraverso un segno: la luce di Betlemme. Che abbiamo accolto in cappella, a luci spente. Per poi attingere a quella fiamma e portarla nelle case.
Accogliere la luce. Come molti gruppi di fedeli che hanno scelto di vivere la preparazione al Natale alla Cittadella dell’Immacolata. Piccola Betlemme pronta ad accogliere ogni pellegrino come un fratello. I giovani della parrocchia "SS. Salvatore" di Cataforio (RC); la parrocchia Maria SS. Annunziata di Tropea; i fedeli di Maria SS. e i Dodici Apostoli (Bagnara Calabra), accompagnata dal parroco don Antonino Iannò; il gruppo "Cellule di evangelizzazione parrocchiale" di S. Maria del Lume (Pellaro). Ma anche gli studenti dell’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria. Che al di là delle differenti appartenenze culturali e religiose, hanno apprezzato il carisma della Cittadella. Scoprendovi un luogo dove poter tornare per sperimentare il calore dell’accoglienza e un prezioso aiuto per la crescita umana e spirituale.
E finalmente è arrivato il grande giorno! Anzi, la grande notte. Sì, perché tutti i grandi misteri della vita di Cristo si sono compiuti nella notte. Che Lui ha rischiarato con la sua dolcissima Luce. Ecco perché, la sera della vigilia, abbiamo voluto vivere una piccola “liturgia domestica” in Fraternità. Prima di cena, nel nostro refettorio, abbiamo accolto, benedetto e posto nel presepe il Bambinello. Accompagnandolo con canti e con la proclamazione del Vangelo (Lc 2,1-14). Al piccolo Gesù abbiamo poi offerto tre candele simboliche: le gioie, i dolori e le speranze dalla nostra famiglia religiosa.
“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1). La gioia del passaggio dal buio alla luce è esplosa con la Messa della notte. Iniziata nell’oscurità, al canto della Kalenda, che rievoca le principali tappe della storia biblica, fino al loro compimento con la nascita del Messia. E poi, la luce. Accompagnata da canti festosi alla svelazione del Bambino. Posto proprio sopra il Tabernacolo. Per ricordarci che è Lui il Pane disceso dal Cielo per dare la vita al mondo (cfr. Gv 6,51). E dopo la mensa eucaristica, anche una piccola mensa fraterna! Per farci gli auguri e condividere con tanti amici la gioia della nascita di Gesù.
«Non c’è più distanza tra il Cielo e la Terra». Così p. Santo Donato ha aperto la Messa del mattino nel giorno di Natale. «Oggi possiamo conoscere, toccare con mano chi è Dio, che cosa ha fatto Dio per me, per te, per il mondo. Dio ci ha sbalorditi, ci ha meravigliati. Oggi facciamo esperienza di un Dio vicino, che si fa uomo per condividere la nostra natura umana. Grazie o Signore, per la tua nascita! Grazie perché ora so chi tu sei!». E ancora, nell’omelia: «Il Natale per me è pazzia di Dio. Pazzia d’amore! E io da vero cristiano, devo vivere per conoscere Gesù, amarlo sempre di più e servirlo nel mio prossimo».
Nella solenne concelebrazione serale, abbiamo gustato appieno la spiritualità di Betlemme come “Casa del Pane”. Sì. Perché l’uomo nasce affamato. Ce l’ha ricordato con forza p. Antonio Carfì nell’omelia. Ecco perché Gesù nasce come Pane della vita: per lasciarsi mangiare da noi. E riscattarci per sempre dal veleno del frutto proibito mangiato dai progenitori nell’Eden.
Saziati dal Pane degli Angeli, dopo la celebrazione eucaristica ci siamo messi in cammino. Come i pastori di Betlemme. Per portare il Bambinello in processione fino alla cappellina delle Anime del Purgatorio. Accompagnando il passo con canti natalizi, aiutati anche da tre piccoli musicisti. Che hanno aperto i cuori alla tenerezza, ricordandoci che “chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso” (Mc 10,13).
Quanti doni in questi giorni santi! Abbiamo contemplato la dolcezza del Bambinello, segno eloquente della tenerezza di Dio. Abbiamo riposato, come Lui, tra le braccia della Vergine Immacolata. Ci siamo lasciati guidare e custodire dal caro s. Giuseppe. Siamo ora pronti per contemplare il mistero della Santa Famiglia. Che per la nostra Fraternità, da sempre, è icona in cui specchiarci. Per imparare, sempre di nuovo, ad essere famiglia. Che apre le sue braccia per portare a quanti ci incontrano il dono più grande: l’amore di Gesù.