5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

11 Gennaio 2025 - Sabato

11 Gennaio 2025 - Sabato

Un giorno, mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E immediatamente la lebbra scomparve da lui. Gli ordinò di non dirlo a nessuno: «Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro».
Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare.

Siamo dinanzi all’incontro tra un lebbroso e Gesù. È l’incontro tra la nostra lebbra e il nostro Salvatore.
Sappiamo quanto e come la lebbra fosse non solo una malattia terribile che portava inesorabilmente alla morte rendendola visibile giorno dopo giorno nella carne imputridita; ma era anche una malattia che aveva delle conseguenze sociali poiché costringeva il lebbroso all’isolamento forzato e sappiamo, come ci ricorda l’Autore sacro che «non è bene che l’uomo sia solo» (Genesi 2,18). Perché siamo creati ad immagine e somiglianza di Dio (cfr. Genesi 1,27) e Dio è Amore ossia Relazione fra le Tre Persone divine, per cui essere creati a loro immagine e somiglianza significa che siamo realmente noi stessi solo nella relazione con Dio, con noi stessi, con gli altri e con il Creato. Siamo noi stessi solo… amando Dio, amando noi stessi, amando gli altri!
È facile allora pensare alla lebbra moderna che è la cultura del “virtuale”. Ci illudiamo di avere tante relazioni, tanti amici su Facebook o sugli altri social, mentre in realtà ci ritroviamo sempre più isolati, fragili perché non più abituati ad affrontare i problemi “reali” della vita e così i villaggi globali diventano rifugi di relazioni solo virtuali dove è facile nascondersi dietro “faccine” che non rispecchiano ciò che abbiamo davvero nel cuore; dove gli altri non possono conoscerci fino in fondo; dove possiamo far finta di essere altro da ciò che siamo realmente perché abbiamo paura del giudizio altrui, abbiamo paura di mostrare le nostre fragilità perché gli altri potrebbero approfittarne. Il Vangelo ci sorprende perché ci fa capire che se possiamo avere ragione ad aver paura di tutti, solo con Dio possiamo essere davvero noi stessi, togliendo tutte le maschere e rivelando in pieno le nostre povertà.
Il brano di oggi infatti ci mostra il desiderio ardente di Dio di guarirci! E c’è un gesto che dobbiamo assolutamente sottolineare: «Gesù tese la mano e lo toccò»! È un gesto “scandaloso” per quanto pericoloso e contrario alla Legge di Mosè che imponeva la fuga dinanzi ai lebbrosi per evitarne il contagio. E qui dovremmo esplodere di gioia, dovremmo mettere da parte, almeno per un attimo, tutte le nostre preoccupazioni e gioire stupiti di quanto Dio ci ama! Lui tocca il nostro male! Lo ha preso su di Sé nell’Incarnazione e lo ha crocifisso per sempre in quel benedetto Venerdì Santo e lo ha sottratto alla morte intesa come fine definitiva di tutto, con la Sua Risurrezione. È stupendo! È stupendo!!! Lui viene incontro a noi e non si scandalizza della nostra povertà, dei nostri mali. Anzi possiamo dire che proprio il nostro male attira su di noi lo sguardo pieno di compassione e di misericordia di Gesù!
Mi sorge spontanea una domanda: se il lebbroso fosse stato sano, avrebbe mai incontrato Gesù? Se non avessimo avuto quel problema, quella sofferenza, quel dolore… avremmo mai incontrato veramente la compassione del Signore? Questo non vuol dire che sia Lui il mandante della sofferenza nel mondo. Significa però che il buon Dio si serve del dolore che c’è nel mondo per strapparci quel grido addolorato e pur tuttavia pieno di speranza: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi»! E ora sappiamo che Lui lo vuole! Gesù tocca l’intoccabile superando così ogni barriera creata a volte anche dalle regole “religiose” e così raggiunge ogni uomo nella sua debolezza. Oggi so che qualsiasi sia la mia debolezza Gesù vuole “toccarla”, vuole raggiungerla con la Sua misericordia.
E qui si apre un campo di riflessione e di revisione delle false immagini di Dio che ci siamo creati. Qual è infatti la volontà di Dio? Che l’Uomo soffra? No! San Paolo scrive con autorità e chiarezza: Dio «vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (1Timoteo 2,4). Dio nel Figlio Suo ci salva: questo è il significato del Nome Yēshūa‛/Gesù: Colui che salva! E l’azione del “salvare” non si riferisce alla sfera fisica, per la quale si usa il termine “guarigione”. La salvezza è qualcosa di più radicale e integrale perché tocca il destino ultimo dell’essere umano: la vita eterna. Infatti “salvare” significa: “conservare nella vita”. Possiamo chiedere anche la guarigione fisica, per noi e per gli altri? Certamente! Ma se per gli imperscrutabili disegni divini questo non dovesse avvenire, so per certo che Gesù mi salva ben oltre la tribolazione fisica, fosse anche la morte stessa.

Caro Gesù,
alla luce della Parola di oggi
sento di doverTi ringraziare
per tutto ciò che nella mia vita
è stato dolore, sofferenza, insuccesso.
Per tutto ciò che ha smontato in me
la presunzione di essere “il dio di me stesso”
e ha messo a nudo la mia fragilità,
la mia lebbra spirituale,
quelle morti interiori
che mi isolavano da Te, dagli altri,
perfino da me stesso.
Per tutto ciò
che mi ha fatto piegare
le ginocchia e… il cuore
e ha dato voce alle mie ferite
perché potessero gridarTi:
«Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
E Tu lo hai fatto, Gesù!
Mi sei venuto incontro e mi hai “toccato”
col Tuo Amore che ho sperimentato
nella Parola, nei Sacramenti,
in quelle persone
che mi hanno guardato
con i Tuoi occhi, privi di giudizio
e colmi solo di una misericordia indimenticabile.
E allora non Ti chiedo più
di liberarmi dalle tribolazioni della vita,
ma dalle false immagini di Te,
che mi impediscono di fidarmi
e affidarmi al Tuo Amore;
che mi trattengono dal riconoscere
la mia lebbra e consegnartela
con la fiducia che ancora una volta
Te ne farai carico
per rinnovare in me la gioia
di essere salvato,
di essere raggiunto dalla Tua compassione
che mi restituisce la dignità
di figlio amato da sempre e per sempre.

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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