In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò».
Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».
Iniziamo il tempo di Avvento con una bella/buona notizia: la Salvezza è per tutti i popoli, non solo per una piccola porzione di umanità: «Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli». Tutti gli uomini sono stati creati per l’Eternità (cfr. 1Timoteo 2,4-5). Nessuno può “tirare la giacchetta di Dio” dalla sua parte contro qualcun altro. E questa lezione purtroppo il mondo non vuole proprio impararla. Ciò che emerge in modo molto forte ed incisivo è anche la forza della Parola di Gesù. Così infatti risponde il centurione pagano alla proposta di Gesù di recarsi presso la sua casa dove giaceva il servo per il quale chiedeva la guarigione: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito».
È Amore la Parola di Gesù, è Forza eternamente creatrice che “fa” ciò che “dice”: «Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu» (Genesi 1,3). Può “funzionare” così anche per noi? Perché questa Parola è eternamente vera ed eternamente Amore ed eternamente efficace! Cosa dobbiamo fare per sperimentarne la forza salvifica nella nostra vita? Una cosa sola: dobbiamo avere fede! La fede è l’unico strumento che abbiamo per entrare in relazione con Dio: non i ragionamenti, non i calcoli umani, non la pretesa di essere ascoltati a furia di parole, ammonisce Gesù: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole» (Matteo 6,7). C’è una parola chiave, una password diremmo oggi, che apre le porte del “sistema operativo” di Dio. Ce l’ha insegnata e consegnata Gesù: «Voi dunque pregate così: Padre nostro …» (Matteo 6,9).
La fede non è la credenza in una divinità super potente, ma fredda e lontana, come spesso pensiamo anche noi cristiani. Essa è adesione “del cuore” a Qualcuno che è mio Padre! Secondo un’antica etimologia la parola credere deriva dal latino cor-dare: dare il cuore a qualcuno. E quando diamo il cuore a qualcuno lo facciamo perché amiamo. Si dà il cuore solo a chi si ama! Ecco che il cerchio si chiude: Dio è Amore e per entrare in una relazione autentica, calda e vitale con Lui devo amarlo, con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze, con tutto me stesso! È il fondamento della relazione tra Dio e Israele alle origini della Rivelazione. Ma la storia dell’Israele biblico in realtà è la storia di ognuno di noi! È la cifra e l’icona di ciò che Dio vuol fare con l’Umanità di ogni tempo: «Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice» (Deuteronomio 6,3). Questa è la verità, Dio ci vuole felici! E questa felicità è strettamente connessa con l’obbedienza alla Sua Parola!
Proviamo a chiedercelo con tutta onestà: non è che questa nostra generazione sia profondamente depressa ed infelice perché ha smesso di ascoltare la Parola di Dio? E attenzione: quando parliamo di “amare Dio con tutto il cuore” non facciamo riferimento all’amore romantico che proviamo nei confronti delle persone che amiamo. Si tratta invece di un amore estremamente concreto perché nel linguaggio biblico amare significa innanzitutto ascoltare Dio che ci parla in molteplici modi: la Parola, il Magistero della Chiesa, i fatti che ci accadono, le persone che incontriamo; essere fedeli ai Comandamenti, obbedire alla Parola. Questo vuol dire amare Dio!
E altresì, a scanso di equivoci, quando parliamo di felicità non intendiamo quello stato dell’animo che a volte sperimentiamo quando tutte le cose vanno bene, perché poi basta un nulla per mandare all’aria le felicità costruite sui castelli di carta delle nostre emozioni umane, fragili e volubili. La felicità che Dio promette al popolo d’Israele come dono per la fedeltà alla Parola viene offerta agli uomini attraverso il Vangelo delle Beatitudini (cfr. Matteo 5,1-12) che ci rivela come sia possibile essere “felici” anche quando piangiamo: «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati» (Matteo 5,4); o quando siamo perseguitati: «Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli» (Matteo 5,10); o quando il mondo dei nostri affetti si rivolta contro di noi: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Matteo 6,11-12).
Ecco la rivoluzione che introduce la Parola di Gesù nel cuore dell’Uomo: quella felicità che inseguiamo per tutta la vita, accontentandoci a volte giusto di qualche briciola, Lui ce la dona pienamente attraverso la Parola che ci introduce in un’intimità profonda e reale con l’Amore. Ecco il vero significato della parola “adorazione”: da latino ad-os-oratio = letteralmente preghiera “bocca a bocca” con Dio; bocca a bocca con l’Amore come due amanti; bocca a bocca come due amanti perché Dio è Amore! Ecco fino a che punto ci introduce la fede/fiducia nella Parola di Gesù. Ecco cosa crea in noi la Parola di Dio!
Caro Gesù,
oggi ci mandi a scuola
non da un Santo o da un Martire,
tantomeno da qualche
professore di teologia
che crede più ai libri che scrive su di Te
piuttosto che credere in Te…
Ci mandi a scuola da un centurione pagano,
uomo abituato alla violenza
e all’uso delle armi
e a rivolgersi alle “divinità” del suo popolo.
Eppure anche nel cuore
di questo uomo indurito dalla vita
c’è spazio per il sentimento,
per la tenerezza dell’affetto
verso il suo servo.
È proprio vero che
fino a quando non impediremo al nostro cuore
di commuoversi ed entrare in empatia
con la vita degli altri
ci sarà sempre spazio
per incontrarTi.
Sappiamo, come il centurione,
di non essere degni che Tu venga da noi,
ma sappiamo anche
che non hai mai dato ascolto
agli echi delle nostre povertà
e che anzi sei venuto proprio
per farle Tue.
E allora parlaci ancora, Gesù!
La Tua Parola raggiunga i nostri deserti
per popolarli di speranza,
le nostre lacrime per asciugarle,
le nostre vie contorte
per renderle diritte e nuovamente percorribili,
i nostri affetti per guarirli dall’instabilità
e renderli rocce solide e calorose
proprio come la Tua Parola.
E diventeremo, come la Tua Mamma,
echi viventi dell’Amore.
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!