Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Il brano di oggi mette in contrapposizione i protagonisti della Parola – Gesù e Giovanni – e dall’altra gli antagonisti, il potere dominante, rappresentato dai giudei, sacerdoti, leviti e farisei. È un processo che si svolgerà spesso nella storia contro Gesù e i Suoi discepoli.
Ma è anche una tensione che può avvenire dentro ognuno di noi quando, accogliendo la Parola, siamo chiamati a scegliere tra verità e menzogna, schiavitù e libertà, luce e tenebra, grazia e peccato, morte e vita. E questa “battaglia” avviene ogni giorno dentro di noi.
Dunque è importante sapere “chi siamo”! Ed è significativo il fatto che Giovanni riveli la sua identità solo dopo ben tre negazioni: «Io non sono il Cristo […] non sono Elia […] Non sono il profeta». Per capire davvero chi sono devo prima sapere cosa non sono! E probabilmente oggi, come anche in altre epoche, è bene togliersi le maschere di false identità. L’Adamo delle origini, e in lui l’umanità di ogni tempo, avendo falsificato l’immagine di Dio sotto la suggestione del Maligno ha perso anche la consapevolezza della propria identità. L’Uomo che alle origini era rivestito di luce adesso prova a coprirsi con foglie di fico (cfr. Genesi 3,7), immagine dei tanti alibi dietro i quali spesso ci rifugiamo per coprire le nostre mancanze, per occultare ai nostri e agli occhi degli altri, le nostre fragilità e povertà.
Ed è commovente vedere come nonostante la tragica caduta lo stesso Dio provvederà alla “nudità” della Sua creatura: «Il Signore Dio fece all'uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì» (Genesi 3,21). E di queste cose l’Umanità ha continuato a rivestirsi ed anche se col tempo queste “tuniche” sono diventate griffate da grandi firme della moda, l’essere umano continua a sentire un grande vuoto e freddo nel cuore quando fatica a dare un senso e una direzione alla propria esistenza. Ecco allora la figura del Battista che giunge a comprendere la propria identità alla luce della Parola.
Giovanni ci sta dicendo che lui, e noi con lui, non siamo la Parola! Questa è il Logos divino fatto carne in Gesù di Nazaret. L’uomo non è Dio! Sembrerebbe scontato questo, ma in realtà non lo è perché vediamo come la tentazione di sentirci padroni assoluti della nostra esistenza, e spesso anche di quella degli altri, è sempre in agguato! Semmai posso riconoscere la mia vera identità solo alla luce della Parola e questa mi rivela che non sono Dio, ma sono Suo figlio! La Parola fatta carne ci ha rivelato che possiamo chiamare Dio col Suo vero nome che è: “Padre/Papà”.
Allora Giovanni ci aiuta a riconoscere la nostra identità: se Dio è la Parola noi dobbiamo esserne “la voce”. Ecco il nostro vero ruolo che rivela la profonda intimità che c’è tra la Parola e la voce! È bellissimo sapere che l’eterno Padre vuole che io e ti siamo “la voce” che permette alla Parola di rivelare e manifestare l’Amore di Dio nell’ambiente dove viviamo, nella piccola porzione di mondo che abitiamo.
Giovanni ci sta dicendo che ognuno di noi, se lo desideriamo, possiamo essere una sillaba dell’immenso vocabolario d’Amore con il quale Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, desidera parlare agli uomini del nostro tempo. Ma per giungere a questa consapevolezza è necessario, come Giovanni, procedere ad un discernimento serio e tuttavia sereno sulla nostra identità. E oggi lo possiamo dire con maggiore convinzione: non siamo il “dio” della nostra vita, ma siamo figli del Dio che dà la Vita per noi. E questo ci rende sereni e pieni di fiducia e di speranza per la nostra esistenza terrena e per il mondo che verrà.
Caro Gesù,
oggi Ti ringraziamo
per il dono di Giovanni il Battista.
E se a volte ci spaventa un po’
la sua radicalità,
d’altra parte ci affascina
la consapevolezza che ha di sé stesso.
Sì, perché spesso oggi
facciamo fatica a sapere
“chi siamo”,
“cosa vogliamo davvero”,
“verso dove sta andando” la nostra vita.
E lui invece ci prende per mano
e con poche parole, come suo stile,
ricolloca la nostra esistenza nella verità;
sì, proprio quella verità,
che Tu stesso hai detto
ci rende liberi!
Chi siamo, dunque,
e qual è il nostro compito sulla Terra?
Siamo tutti chiamati
ad essere quella voce
che rende udibile la Tua Parola.
Siamo chiamati ad essere
l’eco di quella Parola
che ha attraversato cieli e secoli
per giungere al cuore di ogni essere umano
e consegnare la dichiarazione d’Amore
da parte di Dio
che guarisce le nostre identità ferite.
Siamo voce della Parola fatta Bambino
per consacrare le vite più fragili.
Voce della Parola Crocifissa
per accompagnare le sofferenze di tutti.
Voce della Parola
che diventa lievito nell’Eucaristia,
per consegnarci la forza di amare sempre!
Grazie Gesù: è bellissimo sapere
che siamo quelle “corde vocali”
che la Tua Parola fa vibrare
per diffondere nel mondo
il canto d’Amore Dio
per l’Umanità.
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!