5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

3 Gennaio 2025 - Venerdì

3 Gennaio 2025 - Venerdì

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

È un momento solenne quello narrato nel Vangelo di oggi che si pone in perfetta continuità con il brano di ieri.
Proviamo ad entrare dentro gli occhi e il cuore del Battista. Siamo sulle rive del Giordano e già da tempo Giovanni sta praticando un battesimo di penitenza, preparatorio di quello in Spirito Santo che sarebbe stato il dono di Gesù al mondo.
Infatti la conclusione della vita di Gesù non è da leggersi semplicemente come il momento della Sua morte. Lo racconta l’Evangelista Luca: «Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo, spirò» (Luca 23,46). Lo “spirare” di Gesù non è soltanto l’ultimo respiro del moribondo. Infatti in greco troviamo questa espressione: “παρέδωκεν τὸ πνεῦμα/parédōken tò pneuma” che significa letteralmente: “consegnò lo spirito”. Dunque la prima Pentecoste è già avvenuta sotto la Croce. È un grande paradosso: Cristo muore e nell’atto di morire consegna lo Spirito che è Signore e dà la vita, come recitiamo ogni domenica nel Credo.
Dunque Giovanni vede «Gesù venire verso di lui». È una scena che dovremmo richiamare tante volte al giorno alla nostra memoria. Gesù viene sempre verso di noi! È un infaticabile Pellegrino che sa perfettamente che noi non siamo capaci di andare verso di Lui e per questo è Lui che ci anticipa, che ci viene incontro perché desidera ardentemente che gli apriamo le porte del cuore, per renderci autenticamente felici.
È questo il senso di quel commovente brano dell’Apocalisse: «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Apocalisse 3,20). Gesù viene sempre verso di noi, verso la nostra storia personale, dentro le pieghe e le piaghe della nostra esistenza. Viene sempre incontro a noi il Signore! È sempre Lui che fa il primo passo. È anche questo il significato del Natale: il Verbo eterno che entra nella storia umana attraverso la porta principale di accesso che è il grembo di una Giovane Nazaretana.
L’iniziativa è sempre dell’Amore e questo rasserena le nostre ansie di non farcela, di non essere in grado di amarLo come dovremmo: «In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1Giovanni 4,10). Sì, ci viene sempre incontro il Signore perché la Sua logica è quella di donarsi, sempre e per primo: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» (Giovanni 3,16-17).
E infatti il Battista, vedendo Gesù venire verso di lui, gli riconosce un ruolo particolare. E qui siamo all’interno di una dichiarazione tanto solenne quanto commovente: «Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!». Giovanni riconosce in Gesù una qualità della Sua Persona ancora sconosciuta: Gesù non è venuto come Giudice dei vivi e dei morti, prerogativa che pur Gli appartiene. No, è venuto come l’Agnello di Dio. E questa definizione evoca subito gli scenari della Pasqua. È Lui l’Agnello, il cui sacrificio salva il mondo! Non c’è più bisogno di sacrificare gli agnellini. Gesù ci rivela finalmente il volto del vero Dio: il Padre che non vuole alcun sacrificio dall’Uomo, ma che sacrifica Sé stesso, il Figlio Unigenito, per amore dell’Uomo.
È smascherata per sempre l’antica e sempre efficace suggestione del Maligno che lavora incessantemente nel cuore degli esseri umani per farci creare false immagini di Dio: un Dio geloso, un Dio iroso, un Dio insensibile al dolore dell’umanità, un Dio infaticabile provocatore di disgrazie e guerre e morti di bambini innocenti… Dio è Amore! E amare, diceva il filosofo Gabriel Marcel, significa poter dire a qualcuno: “Tu non morirai mai!”. Ecco cosa vuol dire che Dio è Amore e ci ama: attraverso la Pasqua dell’Agnello ha sconfitto per sempre il potere del peccato e del diavolo sull’Uomo e ci ha restituito la dignità filiale e il dono della Vita eterna. Nell’Agnello donato per noi vediamo la misericordia infinita di Dio che perdona il nostro peccato. Sì, si parla di “peccato” al singolare perché tutti i “peccati” che commettiamo sono in realtà il frutto di un solo peccato: la non conoscenza di Dio! Il fraintendere la Sua Persona! Questa è la radice di ogni singola trasgressione. Tutti gli altri peccati ne sono una conseguenza.
Giovanni dunque riconosce e indica in Gesù quell’Agnello che miriadi di angeli e di essere viventi e di anziani contemplano in Cielo esclamando con stupore e riconoscenza: «L'Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione» (Apocalisse 5,12). È quell’Agnello che la Chiesa ci invita a contemplare nell’Eucaristia prima di riceverne il Corpo e il Sangue: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del mondo. Beati gli invitati alla cena delle nozze dell’Agnello”.
Possiamo dunque avere paura di Dio? Di un Dio che si fa Bambino? Che come Agnello si immola per noi sulla Croce? Che come Pane di Vita si offre ancora a noi e per noi nell’Eucaristia? Possiamo avere paura… dell’Agnello?

Caro Gesù,
Tu lo sai:
spesso noi uomini
abbiamo paura di Dio,
abbiamo paura di Te!
Ti immaginiamo perennemente arrabbiato
a causa dei nostri peccati,
delle nostre continue infedeltà.
Ma Tu non finisci mai di sorprenderci.
Ti sei fatto Bambino a Betlemme
per farTi voce dei senza voce.
Crocifisso a Gerusalemme,
per farTi compagno di chiunque soffra.
Risorto ad Emmaus
che si affianca agli uomini
facendosi riconoscere pian piano
per abituare i nostri occhi
e i nostri cuori ad un altro Amore,
l’Amore vero di Dio per noi.
Ed ancora oggi ci vieni incontro
non come Giudice implacabile,
ma come l’Agnello che prende su di Sé
il peccato del mondo.
E allora, Ti preghiamo,
versa sui nostri occhi
il collirio della verità
che dissolva tutte
le false immagini di Te
che ci siamo costruiti nel tempo.
Vienici ancora incontro
lungo i fiumi o i deserti
della nostra vita
e fa’ che finalmente
non fuggiamo più via da Te,
ma Ti accogliamo con gli occhi
e il cuore del Battista.
E la mitezza e la purezza dell’Agnello
possano finalmente vincere
le nostre durezze e le nostre resistenze.
E guardandoTi nell’Eucaristia
possiamo anche noi esclamare
finalmente grati:
“Ecco l’Agnello di Dio,
ecco Colui che porta pace e salvezza
alla nostra vita!”.

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

Liturgia

Orari

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