5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

31 Agosto 2024 - Sabato

31 Agosto 2024 - Sabato

Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!

Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 25,14-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Qual è il peggior nemico dell’uomo? La paura! La parabola di oggi mette in evidenza innanzitutto il fatto che nessuno è così povero da non avere nulla da mettere in gioco nella vita.
Ieri parlavamo del mistero della morte che certamente ci spaventa. Tuttavia aggiungiamo che oggi c’è una paura peggiore del morire ed è quella di vivere! Quanto malessere c’è in noi e intorno a noi per tanti motivi legati alle crisi economiche, alle guerre, alle instabilità affettive in questo nostro povero mondo sempre più liquido.
Gesù ci dice innanzitutto che tutti abbiamo “un talento” e questo è il dono della vita. Ma se ci lasciamo condizionare dalle paure corriamo il rischio di non “trafficare” questo talento, di seppellirlo dentro le casseforti di false sicurezze. Sì, perché abbiamo paura di amare o di lasciarci amare; paura della solitudine o di perdere le persone care; paura di fallire nei nostri progetti umani, nelle nostre relazioni affettive… E così facciamo la fine del chicco di grano che non accetta di “morire” e rimane solo e infruttuoso, come ci ricorda l’Apostolo Giovanni: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Giovanni 12,24).
Se l’essenza della vita è amare come Gesù ama (cfr. Giovanni 15,13) e amare comporta sempre dei rischi, rinunciarvi significa consegnarsi ad un giudizio di Dio severo: «Servo malvagio e pigro». Ammettiamolo sinceramente: abbiamo paura anche di Dio! Ce lo ricorda l’ultimo servo che dice: «Signore, so che sei un uomo duro» … Ma Gesù ci ha rivelato che Dio è Padre e che ci ama fino a sacrificare il Figlio per noi (cfr. Giovanni 3,16) e che preferisce che sbagliamo in buona fede piuttosto che vivere irrigiditi e sterili all’ombra della paura del Suo giudizio.
Dobbiamo finalmente prenderne coscienza: siamo figli di quel Dio che il Salmista definisce «Misericordioso e pietoso […] lento all’ira e grande nell’amore» (Salmo 103,8). Ed ecco il finale della parabola che contiene un insegnamento estremamente pratico, una vera e propria bussola per non sbagliare strada: «a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha». Non si tratta di fare il calcolo di quanti talenti abbiamo, ma di quanta fede abbiamo, di quanta fiducia nell’Amore di Dio testimoniamo nella vita di tutti i giorni. La vera povertà non consiste nella mancanza di talenti, ma nella mancanza di fede!
Per cui potremmo parafrasare così: “chi ha fede nella Provvidenza di Dio vedrà moltiplicato il suo “tesoro”, mentre chi invece costruirà la vita sulla paura si troverà a mani vuote perché è tutto senza fondamento e il fondamento, ieri, oggi e sempre è la fiducia nell’Amore misericordioso di un Dio che è veramente nostro Padre!

Caro Gesù,
aiutaci a comprendere
che nessuno di noi è così “povero”
da non aver nulla da dare e da dire alla vita.
Sì, è vero: a volte
abbiamo sbagliato “investimenti”
e ci siamo ritrovati con le mani
e il cuore vuoti.
E ci verrebbe voglia di non rischiare più…
La Tua Parola invece
ci invita a ricominciare di nuovo,
sempre, senza paure,
perché al termine della vita sarà meglio
poter dire: “Ci ho provato e non ci sono riuscito”,
piuttosto che affogare
nel mare di lacrime dei rimpianti.
Aiutaci a costruire ogni cosa sul Tuo Amore,
fidandoci della Tua Provvidenza
e non dei nostri calcoli sgangherati
e ci accorgeremo che le nostre povertà
sono sempre superate dalla Tua ricchezza
che vuoi liberamente e generosamente
condividere con noi,
Tu Figlio di Dio, nostro Fratello
e Amico degli uomini,
perché, semplicemente, ci ami alla follia!

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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