In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Dopo averci rassicurato nel Vangelo di ieri sulla Sua ferma volontà di venirci a cercare come Pastore Buono e Bello delle nostre vite anche quando siamo caduti nei burroni più profondi ed umanamente irraggiungibili, oggi Gesù ci invita ad andare da Lui.
Sì, possiamo farlo, non dobbiamo avere paura. Dobbiamo fare guerra all’Adamo delle origini – che ancora vive in noi – che dopo il peccato si nascose nell’Eden: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto» (Genesi 3,10). La scoperta della sua nudità genera in Adamo la paura di Dio e il desiderio di nascondersi e fuggire da Lui! Dopo la Pasqua, invece, la consapevolezza del mio peccato mi fa correre verso Gesù e mi fa gridare: «O Dio, abbi pietà di me peccatore» (Luca 18,13). So di poterlo fare perché Lui stesso ha detto: «Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Matteo 9,13).
Ed ecco il triplice invito di Gesù. Il primo: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro». Se avesse detto: “Venite a me voi santi, perfetti, moralmente irreprensibili… Voi che andate a Messa tutti i giorni e pregate tre ore al giorno… Voi che siete sempre pronti ad amare i nemici e a fare del bene a coloro che vi odiano… Voi che avete capito tutto del mistero della SS. Trinità…” … Ecco, se avesse detto così chi di noi si sarebbe sentito invitato ad andare da Gesù? Io no di sicuro! Non so voi… Per me è molto più facile sentirmi parte di questa umanità stanca e oppressa da mille paure e preoccupazioni; un’umanità che ogni giorno deve fare i conti con le proprie contraddizioni, tra desideri altissimi e meschinerie insospettabili; tra nostalgie di santità e il fascino che ancora oggi il male esercita sulla nostra psiche.
E se allora davvero mi riconosco in questa folla di stanchi e oppressi provo subito una carezza al cuore nel sentirmi invitato – esattamente come sono e non come “vorrei essere” – a presentarmi a Gesù per avere quel ristoro del cuore che consiste nel sentirmi amato da Lui così come sono! Senza giudizio, senza accuse, ma solo con l’infinito Amore che mi accoglie, mi abbraccia, mi perdona e mi indica nuovi percorsi per realizzare la mia umanità che non siano più complici del male.
Il secondo invito è questo: «Prendete il mio giogo sopra di voi». Sembrerebbe l’esortazione a prendere croci su croci quasi per soddisfare “la sete” di vendetta per averLo crocifisso. Ma il Dio Amore non è un mandante di croci e sofferenze: le ha prese e vissute tutte Lui per noi! Allora è l’invito a vivere le nostre croci umane “con Lui” che diventa il nostro Cireneo e ci dà la forza e la consolazione e la speranza per attraversare tutti i tunnel della vita ed uscirne vincitori, trasformando la nostra sofferenza umana di qualsiasi natura essa sia in un’occasione per offrire a Gesù ciò che viviamo nella consapevolezza che nessuna lacrima è perduta. Così potremo anche noi dire con San Paolo: «Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Colossesi 1,24).
Infine l’ultima esortazione: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita». Dobbiamo decisamente tornare alla scuola di Gesù per imparare a vivere in modo autenticamente cristiano e filiale questo dono stupendo ed irripetibile che è la nostra esistenza umana. Gesù infatti ci offre la medicina per ristorare la nostra vita: la mitezza e l’umiltà di cuore. La mitezza è una vera e propria beatitudine: «Beati i miti, perché avranno in eredità la terra» (Matteo 5,5). La mitezza è lo stile di vita di chi rinuncia all’arroganza, alla sopraffazione. È una qualità dell’amore che crea rapporti sereni, senza competizione né rivalità, che non rivanga gli errori del passato, ma li guarda con serenità perché vede come Dio se ne sia servito per fare cose grandi al di là delle nostre povertà.
La terra che viene annunciata come dono ai miti è la “terra promessa” dallo Spirito. Chi si pone in modo violento ed arrogante non l’avrà in possesso mentre chi è mite la erediterà come un figlio eredita dai genitori. Questa “terra” è il Cuore stesso di Dio nel quale potrà riposare chi sceglie la mitezza. E da questa certezza nella fede di essere nel Cuore di Gesù nasce il “ristoro” ossia la pace interiore.
L’umiltà infine è la caratteristica di chi concepisce la propria vita come Maria: un servizio di amore (cfr. Luca 1,38). È la virtù che rovescia le prospettive delle logiche del “mondo” che ci spingono ad essere “grandi a tutti i costi” per primeggiare sugli altri e quanta sofferenza provoca in noi e negli altri questo desiderio fuori controllo. Gesù invece offre una prospettiva completamente opposta: «Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (Luca 14,11). Sarà l’esaltazione dell’Amore in noi che ci restituirà la consapevolezza pacificante di essere veramente figli di Dio (cfr. 1Giovanni 3,1) e fratelli tra di noi.
Caro Gesù,
Te lo confesso:
stamattina avevo paura
di non ritrovarmi
nella lista dei Tuoi invitati.
Temevo che oggi Ti saresti rivolto
agli eroi della fede,
ai testimoni irreprensibili della speranza,
ai martiri della carità.
E francamente non riesco a riconoscermi
in nessuna di queste categorie.
Poi ho accolto la Tua Parola
che è scesa come Acqua fresca
lungo i solchi dei miei deserti
e ho provato un sussulto di gioia vera.
Sì, perché chiami vicino a Te
gli stanchi e gli oppressi,
gli impauriti e gli sfiduciati
e i crocifissi di ogni tempo
e ad ognuno offri
ristoro nella Tua misericordia,
pace nel Tuo Amore senza giudizio.
E alla mia presunzione di farcela da solo,
di essere ormai navigatore esperto
di vite e di tempeste
offri una scuola nuova,
assolutamente gratuita:
quella del Tuo Cuore
capace di declinare solo
l’alfabeto della mitezza e dell’umiltà.
Non ci sono altre strade per giungere
alla tanto agognata “pace del cuore”.
Posso entrarci, Gesù, in questa Scuola
perché anch’io stanco e oppresso e crocifisso
dai miei peccati e dai miei errori,
ma finalmente sereno perché so
che Tu, Maestro mite ed umile,
correggerai i miei scarabocchi
e mi parlerai ancora con pazienza
e Amore infinito.
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!