5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

20 Marzo 2025 - Giovedì

20 Marzo 2025 - Giovedì

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Ma la ricchezza è un problema? Essere ricchi è condizione rischiosa che potrebbe portare il ricco alla dannazione? Il problema non è la ricchezza in sé, ma l’effetto che può produrre sul cuore dell’uomo se questi non vigila su sé stesso. Infatti il personaggio della parabola di oggi non è condannato perché ricco e banchettava abbondantemente e vestiva in modo lussuoso. È condannato perché la ricchezza ha prodotto in lui la malattia più terribile che possa colpire una persona: l’indifferenza! La pancia di questo uomo è così piena di sé e di cose materiali che la vista del suo cuore si è annebbiata fino a provocargli una cecità spaventosa: vede perfettamente i soldi e i piatti dinanzi a sé, ma non vede per nulla il bisognoso che gli sta accanto e ha bisogno. L’indifferenza è così mostruosa da rendere l’uomo inferiore alle bestie: infatti i cani che leccavano le piaghe di Lazzaro mostravano più pietà del ricco che non ha mai degnato né di uno sguardo né di un gesto di pietà quel povero. Poi arriva sorella morte e cambia la scena. Ora Lazzaro è consolato e il ricco è dannato. Cosa vuol dire questa parabola: che i poveri su questa terra devono soffrire e poi saranno consolati in Paradiso? Se fosse così allora avrebbe ragione Marx quando accusava la religione di essere l’oppio dei popoli. In realtà è chiesto a tutti l’impegno di prenderci cura di chi ci sta accanto. La domanda drammatica che Dio rivolse a Caino: “Dov’è tuo fratello?”, Dio la rivolge quotidianamente a tutti noi! E il dramma nasce proprio tutte le volte che dimentichiamo di poter chiamare Dio nostro Padre solo se ci riconosciamo fratelli tra di noi; solo se prendiamo seriamente coscienza che qualsiasi cosa facciamo o non facciamo ad un nostro fratello in umanità, la facciamo o non la facciamo personalmente a Gesù! (cfr. Matteo 25,34-40). Pertanto il Vangelo di oggi non è l’invito a sperare solo in una consolazione futura, ma è l’esortazione perentoria a darci da fare nel presente per rendere migliore al qualità di vita di tanti nostri fratelli. Tuttavia in questo Vangelo c’è di più di una seppure drammatica ed urgente esortazione ad avere carità per i più bisognosi. Il prosieguo del racconto contiene una rivelazione esplosiva. Allorquando il ricco vistosi ormai perduto ha un barlume di pietà per i suoi fratelli di sangue rimasti sulla terra e chiede di mandare loro Lazzaro perché vedendo un morto/risorto possano convertirsi. La risposta è così forte e potente che raggiunge anche noi dopo duemila anni: «Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro» e «Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti». Non sono i miracoli che ci fanno credere e ci convertono. È la Parola di Dio il vero miracolo! È così potente questa Parola, così carica di amore per noi, così già pienamente realizzata in Gesù che ci fa risuscitare, ossia dona luce ai nostri momenti bui, speranza nelle tribolazioni più dure, nuova forza nei nostri scoraggiamenti. E se i miracoli sono rarissimi, la Parola invece è alla portata di mano di tutti! È l’ascolto di essa che ci fa entrare in comunione con Dio e tra di noi. È la Parola accolta con fede che diventa Via, Verità e Vita.

Caro Gesù,
non ti chiediamo
di liberarci dalla ricchezza,
ma dai suoi frutti velenosi.
Liberaci dall’indifferenza,
quella patina di gelo che scende
dinanzi ai nostri occhi
e sul nostro cuore
e fa sembrare trasparenti le persone;
sì, perché non le vediamo più,
neanche se ci passano accanto,
neanche se ci vivono accanto.
Liberaci dalla presunzione
di metterci a posto la coscienza
con qualche elemosina,
data spesso in modo frettoloso e sgarbato,
mentre i nostri occhi cercano
qualche monetina e non incrociano mai
lo sguardo di chi chiede:
chissà quante volte Tu stesso
ci ha guardato attraverso quegli occhi.
Liberaci dal pensare
che quando aiutiamo un povero
stiamo “facendo la carità”.
No, non stiamo facendo la carità,
ma la giustizia!
Perché non è giusto che solo io
mangi tre volte al giorno;
è giusto piuttosto che tutti possano farlo.
Liberaci dalla convinzione che le ricchezze
sono sinonimo di sicurezze:
non alla terra dobbiamo attaccare il cuore,
ma a Dio!
Liberaci dalle paure che nascono dalle ricchezze:
paura di perderle, paura di condividerle,
paura di averne meno di altri,
paura di essere derubati!
E così più sono grandi le ricchezze
più sono grandi le nostre paure!
Quanto siamo stolti!
Fa’ invece che la Tua Parola
sia la nostra unica ricchezza,
il nostro vero bene,
il collirio che apre gli occhi
su tutte le povertà
e ci fa scoprire tutti fratelli.
Solo così saremo veramente
figli del Padre Tuo e nostro
e fratelli Tuoi.

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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Orari

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