In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
La parabola di oggi come sempre contiene delle rivelazioni che riscaldano i nostri cuori e li fanno gioire. Credo che la parola chiave per comprendere il senso pieno del racconto sia: gratitudine. Gesù descrive la scena della Creazione: tutto è stato fatto da Dio per amore e per la gioia dell’uomo, tutto è stato creato in abbondanza di generosità e bellezza perché l’uomo ne fosse custode. Attenzione: custode e non padrone! Ti prego di rileggere la Parola per gustare la tenerezza di questo Padre che prepara tutto per i suoi figli: «Vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre». Tutto fatto da Lui per me e per te perché ne fossimo custodi. Questa è la vocazione universale dell’uomo di ogni tempo: «Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Genesi 2,15). Custodi di frutti che non abbiamo piantato, ma che ci ritroviamo come dono di Dio. Basterebbe pensare al fatto che quando siamo venuti al mondo lo abbiamo trovato già fatto; e la vita e il creato li abbiamo ricevuti in dono assolutamente gratuito. Certo, poi anche noi abbiamo fatto la nostra parte, ma all’origine tutto è dono! Ci ha fatti anche custodi degli altri: pensa alle persone che ti affiancano nella vita, il marito, la moglie, i figli, gli amici: Dio ce li ha donati per fare gioire la nostra vita e perché ci custodissimo a vicenda. Tutto è dono! Ma scusate: quando si riceve un dono cosa si risponde? Grazie! I doni devono sempre generare gratitudine verso chi ce li ha donati. E questo è il problema di ieri, di oggi e di sempre: il fatto che vogliamo sganciare i doni dal Donatore. Pensiamo che tutto ci è dovuto. Vogliamo appropriarci di tutto quello che possiamo; aspiriamo ad essere padroni di noi stessi e degli altri. Senza Gesù nel cuore si scatena in noi una brama di possesso che fa paura e fa… cronaca nera di tutti i giorni! Abbiamo così tanta paura di morire che cerchiamo nel possesso di persone e cose di esorcizzare questa paura, di riempire questa voragine del cuore. La frase che fa da sintesi a ciò che stiamo dicendo è questa: «“Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”». Ma siamo proprio stolti! Non c’è alcun bisogno di appropriarci delle creature e della creazione: siamo eredi con il Figlio. Il Padre lo ha mandato nel mondo perché da stranieri e schiavi tornassimo ad essere figli! Questo è il Natale e la Pasqua: la dimostrazione che Dio ha tanto amato il mondo da consegnare il Figlio perché tutti tornassimo ad essere figli di Dio e quindi coeredi in Cristo di ogni cosa. Siamo ricchissimi e non lo sappiamo. Abbiamo tutto l’amore di Dio riversato nei nostri cuori, come ci insegna l’Apostolo Paolo: «La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Romani 5,5) e invece spesso mendichiamo briciole di mondo che non saziano mai la nostra sete di infinito. Non abbiamo capito che nel Cuore di Dio siamo eredi di tutto. Così dice il Padre della parabola al fratello maggiore che non accetta il ritorno del fratello scapestrato e la conseguente misericordia del genitore: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo» (Luca 15,31). Non abbiamo capito che se possediamo tutto senza l’Amore, questo tutto si trasformerà in fonte di delusione e tristezza. È la gratitudine che apre il cuore, l’ansia di possedere invece lo chiude inesorabilmente nella paura di perdere e di perdersi. «“Avranno rispetto per mio figlio!”», racconta Gesù. È quello che chiediamo questa mattina, una gratitudine che si faccia rispetto per tutto ciò che ci circonda, persone e cose. Una gratitudine che nasca dall’esperienza quotidiana di quel “Grazie” che diciamo attraverso l'Eucaristia.
Caro Gesù,
è proprio vero
che la consapevolezza della brevità della nostra vita
ci porta spesso a comportarci
come padroni verso tutto e tutti!
Abbiamo paura di lasciare
questo mondo con le mani vuote
e per questo alimentiamo
ogni sorta di bramosia
cercando di possedere il più possibile.
Ma così gli altri non sono più fratelli,
ma avversari, rivali, nemici da combattere:
e il terreno della nostra esistenza
diventa spesso un campo di battaglia!
Perfino Te vediamo a volte
come un ostacolo ai nostri progetti!
E facciamo l’amara esperienza
della pancia piena e del cuore… vuoto.
Apri questa mattina i nostri occhi
e fa’ che possiamo riconoscere in ogni cosa
un dono del Tuo Amore per noi.
A noi che corriamo come folli
dalla mattina alla sera
ridona lentezza ai nostri passi
perché torniamo a vedere e gustare
anche le cose più piccole,
con gli occhi e col cuore.
Aiutaci a riconoscere nella nostra vita
tutte le cose che hai preparato
apposta per noi perché possiamo sentirci
circondati e abbracciati dalla Tua Provvidenza.
Fa’ che torniamo alla Tua scuola
per fare della gratitudine
il pilastro dei nostri ragionamenti,
l’architrave dei nostri sentimenti.
Solo così riusciremo di nuovo
a vedere tutto come dono Tuo
e sgorgherà dal cuore
la parola vera dei figli: grazie!
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!