5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

22 Marzo 2025 - Sabato

22 Marzo 2025 - Sabato

In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola:
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Questa famosa parabola ruota intorno a tre parole: Padre, figlio, fratello. Sono le chiavi per entrare nel mistero di Dio e della sua misericordia incomprensibile. La paternità di Dio verso di noi non dipende da quello che facciamo, se siamo scapestrati come il figlio minore o falsamente obbedienti come il figlio maggiore. Una cosa entrambi hanno in comune: sono infelici! Uno perché ha dilapidato tutte le ricchezze del Padre e si è ridotto a vivere nella povertà; come l’altro d’altronde perché non ha mai capito quanto fosse ricco e viveva sostanzialmente anche lui da povero, nutrendosi di piccolissime aspirazioni (avere un capretto), quando in realtà era proprietario di tutto! Significativa in tal senso la frase del Padre rivolta al fratello maggiore: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». Ostinarsi a non riconoscere e non perdonare il fratello minore significa consegnarsi ad una vita triste, incapace di “fare festa”. Non partecipare alla grande festa della misericordia significa restare nella morte di una vita senza amore, gelida, senza speranza. A volte siamo portati a pensare che l’“umore” di Dio verso di noi dipenda da come ci comportiamo. Certo le nostre azioni hanno sempre delle conseguenze che il Vangelo non esita a descrivere in modo drammatico: perdizione, lontananza da Dio, morte. Ma qualsiasi sia la condizione della nostra anima, Dio è sempre Amore, immutabilmente Amore, eternamente Amore. Ed è venuto a cercare e a salvare proprio ciò che è perduto, chi si è perduto! Il Padre è il punto di riferimento: solo se manteniamo fisso lo sguardo su di Lui possiamo continuare ad essere figli e fratelli tra di noi. Altrimenti se Lui non è il nostro specchio smarriamo la nostra identità di figli e i fratelli diventano nemici, avversari, insidiatori di ciò che è “mio”. E se da una parte è grave dilapidare il patrimonio (la nostra vita), dall’altra è ancor più grave perdere la vocazione alla “fraternità”, alla misericordia, all’accoglienza dell’altro che ha sbagliato chiudendolo per sempre nel nostro giudizio di condanna senza appello. Sullo sfondo c’è il tema della gelosia, dell’invidia, della mancanza incomprensibile di misericordia. Incomprensibile perché in realtà noi ne siamo oggetto costante da parte di Dio. Da qui il monito: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Luca 6,36).

Caro Gesù,
grazie perché ci riveli
il Volto del Padre.
Non è il Dio che sta immobile,
nella Sua gloria, giudice implacabile
dei nostri errori e dei nostri orrori…
È il Padre sempre in movimento,
che “non si dà” pace
affinché noi possiamo avere la Sua pace.
La Sua è una Casa senza porte;
le ha fatte togliere
perché deve correre in continuazione
verso i figli che “si allontanano”
e verso i figli che “rimangono”,
ma senza troppa convinzione,
consapevole che questi ultimi
sono i più difficili da convincere.
Grazie Gesù perché ci riveli
che il Padre Tuo e nostro
non è un Dio-triste,
ma un grande Amante delle feste
e se talvolta il vino finisce
ci penserai sicuramente Tu
a riempire di nuovo
le giare dei nostri cuori.
Grazie Gesù perché ci riveli
che il Suo vero Nome è: Misericordia!
Quell’Amore infinito che non guarda
ai nostri meriti, ma ai nostri bisogni
e ci precede, ci accompagna,
ci impasta talmente tanto di questa Misericordia
da farTi dire: «Siate misericordiosi,
come il Padre vostro è misericordioso».
E allora corrici incontro se ci siamo persi
e insegnaci a correre con Te
incontro a chi ritorna.
Prontamente, senza calcoli.
Saranno queste le prove generali per il Paradiso.

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

Liturgia

Orari

Sante Messe Domenicali

8.30
10.30
18.00


Preghiera quotidiana

La Fraternità accoglie quanti desiderano unirsi
alla preghiera comunitaria

6.15 Lodi e Santa Messa (Lun, Mar, Mer)
6.30 Lodi e Santa Messa (Gio, Ven, Sab)
12.00 Ora media e Santo Rosario
16.30 Vespri, Adorazione eucaristica e Santo Rosario

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