Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!
Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:
Dal Vangelo secondo Luca - Lc 5,33-39
In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».
Come sempre il Vangelo ci dice due cose fondamentali: chi è Dio e chi siamo noi. Oggi Gesù ci presenta il Suo volto di Sposo e noi conseguentemente siamo la Sua Sposa, sia singolarmente sia come Chiesa/Umanità. Il riferimento alla pratica del digiuno, presente in tutte le religioni, assume per noi un significato particolare: segna la consistenza e la profondità della nostra attesa.
Cosa vuol dire per noi digiunare in attesa dello Sposo, attesa che si consumerà personalmente il giorno della nostra morte e come Umanità il giorno della Parusia, ossia del ritorno glorioso di Cristo alla fine dei tempi? Non si tratta tanto di privarci del cibo o di programmare alcune rinunce, ma di assumere l’atteggiamento delle vergini che attendevano lo Sposo con le lampade accese custodendo l’olio in piccoli vasi (cfr. Matteo 25,1-13). Vuol dire vivere pienamente la nostra vita umana con tutto il suo corredo di cose belle e meno belle, ma consapevoli che stiamo davvero aspettando lo Sposo!
Non stiamo aspettando la morte, saremmo continuamente depressi e in agitazione (cfr. 2Tessalonicesi 3,11): pur svolgendo le nostre mansioni squisitamente umane dobbiamo ricordarci che la nostra vera Patria sarà il Paradiso, il Cuore di Dio aperto per noi per l’eternità. Il riferimento all’“olio in piccoli vasi” ci ricorda che non dobbiamo fare chissà quali grandi cose nell’attesa dell’incontro con lo Sposo, ma impegnarci a fare bene e con amore le piccole cose di tutti i giorni, avendo cura dei nostri doveri quotidiani, delle persone che la Provvidenza ci ha affidato, cominciando da quelle di casa nostra.
In fondo il senso vero della nostra vita terrena lo esprimiamo nella liturgia eucaristica, quando dopo la Consacrazione del pane e del vino, rispondiamo così alla Chiesa che ci invita a contemplare il mistero della fede: “Annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta”. Questa quotidiana vigilanza su noi stessi, sui pensieri, sul modo di concepire la vita, questo desiderio di accogliere in noi il pensiero di Cristo (cfr. 1Cor 2,16) ci aiuterà a diventare otri nuovi per accogliere il Vino nuovo della Parola di Dio; “indosseremo” sempre la veste battesimale per vigilare su noi stessi ed evitare di far convivere la novità del Vangelo col modo di pensare pagano, evitando accuratamente quei tentativi di compromessi di coscienza che potremmo escogitare nell’illusione di far coabitare in noi il bene e il male.
Caro Gesù,
è bello specchiarsi
nella Tua Parola e trovarvi riflesso
il Tuo Volto di Sposo,
perché ci sentiamo chiamati
ad una profonda intimità con Te
che fa della nostra fede non una religione,
ma un’esperienza personale e comunitaria
del Dio Amore!
E questo per noi è fondamentale
per scoprire la nostra vera identità:
non siamo schiavi,
soldatini che obbediscono senza coscienza,
ma figli chiamati alla sponsalità con l’Amore.
E allora val la pena “digiunare”,
rinunciare a tutto ciò
che offusca in noi
il senso di questa radicale
e innamorata appartenenza;
val la pena fare tutto ciò che è necessario
per accogliere in noi
il vino nuovo della Tua Parola,
che non ci ubriaca come le cose del mondo,
ma ci inebria col profumo
della verità e della bellezza.
Val la pensa deporre le vesti lacerate
della nostra umanità ferita e fragile,
per indossare l’abito nuovo del Battesimo,
di quella santa immersione
che ci ha trasformati
da peccatori destinati alla morte
ad Amici dello Sposo
chiamati a vivere per sempre
dell’Amore e nell’Amore.
E con Pietro Ti diciamo anche noi
sorpresi e grati:
“Signore da chi andremo,
Tu solo hai parole di vita eterna”.
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!