5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

22 Novembre 2023 - Mercoledì

22 Novembre 2023 - Mercoledì

 

Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!

Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:

Dal Vangelo secondo Luca – 19,11-28

In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.
Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».
Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

«Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha»: con questa frase finale del Vangelo di oggi sembra che Gesù si trasformi in una sorta di Robin Hood al contrario: questi toglieva ai ricchi per dare ai poveri; Gesù invece sembra togliere a chi ha di meno per dare a chi possiede di più!
In realtà, la frase è da intendersi in questo senso: chi ha costruito la propria vita e le proprie relazioni sulla carità riceverà moltiplicato ciò che ha donato. Sì, perché la “mina” che Dio ha lasciato ai Suoi servi è la disponibilità a fare della propria vita un dono, contro ogni logica egoistica di accumulo e possesso. Farla fruttare vuol dire essere disposti a fare il passaggio dall'accumulare con avidità al donare con generosità. Chi invece avrà costruito la propria esistenza sull’egoismo e sull’orgoglio, sul rancore e sulla superbia vedrà crollare ogni cosa perché appoggiata su fondamenti fasulli e fragili.
Potrebbe sembrare un’impresa troppo grande per le nostre deboli forze se il Signore non ci desse un’altra chiave di lettura molto incoraggiante rispetto al nostro impegno terreno: «Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città». Essere considerati “buoni” da Gesù non dipende dal fatto che facciamo grandi cose, sforzi immani, sacrifici improbabili, ma dal fatto di “essere fedeli nel poco”. E così cadono tutti i nostri alibi nel tirarci indietro nel trafficare i nostri talenti. Cadono le foglie di fico dietro le quali nascondiamo la nostra pigrizia e probabilmente le nostre mancanze di fede. Vengono meno i ragionamenti secondo i quali non abbiamo abbastanza da mettere in gioco o la protesta delle nostre fragilità!
Gesù ci chiede solo di essere fedeli nelle piccole cose, ai nostri doveri quotidiani. Ci chiede solo di porre grande attenzione ai piccoli gesti fatti con amore, a chiunque, cominciando da chi ci vive accanto, dalle nostre case, dalle nostre famiglie, dai nostri condomini. Appare evidente nel racconto la sproporzione tra il “lavoro” dell’uomo e il premio di Dio: il dono di dieci città! È da questa sproporzione che nasce la gratitudine nei nostri cuori, dal sapere che quello che facciamo noi è sempre infinitamente piccolo rispetto a ciò che Dio fa per noi. E questa gratitudine ci guarisce dalla logica farisaica di doverci “meritare” l’amore di Dio.
Logica che invece persiste ancora nel cuore del terzo servo che immagina Dio come una persona severa e da ciò nasce nel suo cuore la paura e il bisogno di “nascondere” il dono per paura di perderlo. Ma in realtà cosa potremmo mai offrire in cambio al Padre che «ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Giovanni 3,16). O impariamo a dire “grazie” e saremo liberi nel cuore e sereni perché consapevoli che Dio è nostro Padre e ci ama alla follia, oppure vivremo sempre nella paura di Lui e sotterreremo la nostra capacità di amare consegnandoci alla tristezza e alle paure.
Infine, se dovesse sembrarci scandalosa la frase: «E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me» dobbiamo sapere che Gesù sta parlando di… Sé stesso. Sì, perché Lui ha preso il peccato del mondo per espiarlo con la Sua morte in Croce: «Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: Maledetto chi è appeso al legno, perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito» (Galati 3,13-14). È perché Gesù è morto per noi che abbiamo ricevuto lo Spirito Santo che ci rende capaci di amare e di fare della nostra vita un dono, qualcosa di bello per Dio e per i fratelli.

Caro Gesù,
grazie
perché hai dato a ciascuno di noi
la capacità di amare,
di essere “trafficanti” di amore
per moltiplicarlo e renderlo il lievito
che fa fermentare
tutta la pasta del mondo verso di Te.
Grazie perché Ti fidi di noi
e ci assegni il compito di amare Te,
la vita, il nostro prossimo, perfino i nostri nemici,
con lo stesso Amore che Tu doni a noi.
Aiutaci a vincere ogni paura che ci blocca
e ci impedisce di amare e lasciarci amare.
Guarisci ogni ferita che abbiamo inferto agli altri
o abbiamo ricevuto, perché abbiamo amato male
e trasformale in feritoie
dalle quali passa la luce del perdono
e l’energia per ricominciare di nuovo,
ad amare, a lasciarci amare, sempre,
nella verità e nel dono sincero di noi stessi,
perché è l’unica cosa che ci rende veramente felici.

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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