La stella. La luce. Il sole che sorge. Queste le immagini che hanno rischiarato il tempo di Natale. Ora ci avviamo a riprendere la vita ordinaria, all’alba del 2024. E abbiamo ancora bisogno di luce. Di un faro, che resti fisso come punto di riferimento. Anche quando dovremo affrontare notti e tempeste. Questo faro è Gesù.
Madre della luce. Così abbiamo onorato Maria santissima nelle prime ore del 2024. Con una solennità importante, oggi purtroppo offuscata dai rumorosi festeggiamenti del Capodanno. Quella di Maria Madre di Dio. Il primo gennaio è anche la giornata dedicata alla preghiera per la pace. E chi meglio di lei, Regina della pace, può ottenerci questo inestimabile dono? P. Santo Donato ha osservato in proposito: «Oggi non c'è la pace perché al centro non c'è la volontà di Dio, ma il mio io. Signore, fa’ che in questo nuovo anno io possa vivere con te, perché solo nella tua santa volontà sta la mia pace (cfr. Sal 119,16)». E davanti ai tanti drammi che la cronaca contemporanea ci presenta, è risuonato forte il richiamo alla fede: «Il timone della storia non è nelle mani dell'uomo, ma di Cristo! È lui che guida le sorti dell’umanità. L'ultima parola non sarà “Dio è morto”, ma “Il mio cuore Immacolato trionferà!”. E se Maria trionfa, significa che trionfa Cristo con il suo amore. Allora non importa se quest’anno dovremo vivere gioie o dolori. L’essenziale per noi è vivere tra le braccia di Maria, con un riflesso della sua fede, della sua speranza, della sua carità».
Un Cuore pieno di luce. È quello che abbiamo celebrato venerdì 5 gennaio, Primo Venerdì del mese e anche del nuovo anno. P. Francesco ci ha invitato a contemplare il Cuoricino del piccolo Gesù, pieno d’amore per noi sin dai primi palpiti. Un amore dimostrato attraverso il dolore: la fredda mangiatoia, il ruvido fieno sulla sua fragile carne di neonato. E poi ancora: la dolente profezia di Simeone, la strage degli Innocenti, la fuga in Egitto, i disagi dell’esilio. Questa santa umanità di Cristo, fattasi ancora più umile nel Pane eucaristico, abbiamo adorato, lasciandoci raggiungere dalla sua benedizione.
La luce di una stella. È quella che abbiamo contemplato nella solennità dell’Epifania. La stella che guida i Magi, ma che improvvisamente si “nasconde”. Facendo perdere loro la strada. Per poi ricomparire in prossimità di Betlemme: «La stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima» (Mt 2,9-10). Come i Magi, anche noi a volte perdiamo di vista la stella – ha commentato p. Francesco – quando ci sembra di non “sentire” più la presenza di Dio. Si tratta di una prova da affrontare perseverando nella fede, fin quando il Signore ci colmerà nuovamente di consolazione.
La luce di un faro. È quella che ha illuminato il nuovo anno. Un nuovo inizio che suscita, come sempre, tanti interrogativi, che oscillano tra speranze e paure. Così p. Santo domenica 7 gennaio ci ha consegnato questa bella immagine: «Da bambino ammiravo stupito il grande faro che c’è a Pezzo. E mi spiegavano che quel faro serviva a far orientare le navi quando c’era buio o nebbia, tra le pericolose correnti dello Stretto. Il punto di riferimento per noi poveri naviganti in questo mondo, dev’essere Gesù. Lui dev’essere il faro che ti dà sicurezza, perché dovunque ti trovi a navigare, sai di essere sempre nelle braccia del Dio-Amore».
Dalle correnti del Mediterraneo siamo poi passati alle acque del Giordano. Quel Dio che già si è “svuotato” della sua divinità nell’Incarnazione (cfr. Fil 2,7), ora continua a “scendere”, per amore. Mettendosi in fila con i peccatori e lasciandosi battezzare da Giovanni. «Il Battesimo di Gesù è la professione dell’umiltà di Dio. Un Dio che si fa peccato, fragilità (cfr. 2Cor 5,21). Che si sporca le mani per te, che si carica di tutto il peso dell’umanità. O umiltà di Dio! Se non capiamo questo, non abbiamo capito niente del tempo di Natale». Un concetto sottolineato anche da p. Francesco, che ha invitato a riscoprire l’umiltà come fondamento della vita cristiana. E dopo la Messa alcuni giovani di Gioia Tauro, accompagnati dai loro educatori, hanno posto il nuovo anno tra le mani dell’Immacolata, recitando insieme lo speciale Atto di affidamento.
Con l’immagine del faro iniziamo allora il nuovo anno. In compagnia del nostro padre Kolbe, di cui oggi, 8 gennaio, ricordiamo la nascita. Era appena un bambino quando scoprì il “faro” che avrebbe guidato tutta la sua vita: le due corone – bianca per la purezza, rossa per il martirio – che gli furono offerte dalla Mamma Immacolata. Quasi facendo eco al programma di vita di Kolbe, p. Santo ha pregato così: «O Mamma Immacolata, avvolgimi con il tuo manto verginale, perché la mia vita sia pane spezzato per i fratelli». E ha augurato ad ogni fedele: «Il tuo vivere sia Cristo, il tuo respirare sia Maria. E avanti, avanti sempre! Anche se dovessi attraversare la valle del pianto, non temere alcun male (cfr. Sal 22,4), perché sai che Gesù, tutto amore a tutta dolcezza, ti starà sempre accanto. E quando sarà buio fitto non ti farà mancare le stelle. Che guideranno i tuoi poveri passi verso la vita eterna. Auguri di un nuovo anno, vissuto nella volontà di Dio e tra le braccia di Maria!».