5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

12 Marzo 2024 - Martedì

12 Marzo 2024 - Martedì

Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!

Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:

Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 5,1-16

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

Come spesso è accaduto ai tempi di Gesù, in gioco c’è la questione del Sabato, giorno considerato talmente sacro dalla tradizione giudaica – perché dedicato esclusivamente e totalmente a Dio – che era proibito, in quel giorno, fare perfino il bene; in questo caso un miracolo.
Ma ciò che sorprende è la reazione del paralitico alla domanda di Gesù: «Vuoi guarire?». Ci aspetteremmo che risponda subito e con entusiasmo: “Sì, certo lo voglio, sono ormai 38 anni che vivo in questa condizione…”. E invece sembra prendere tempo: “Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me”. Gesù non gli ha chiesto se ci sia qualcuno disposto ad aiutarlo ad immergersi nella piscina; gli ha chiesto se vuole essere guarito lì, da Lui, immediatamente!
E la stranezza prosegue considerando il fatto che, una volta scoperto che è Gesù il misterioso guaritore, lo va a denunciare ai Giudei come trasgressore del Sabato! Ma come? Dovrebbe essere felice, grato per quel miracolo e invece si comporta in un modo molto strano. Perché? Probabilmente questo paralitico si era abituato alla condizione di dover dipendere dagli altri, di non dover lavorare perché qualcuno pensava comunque al suo sostentamento. E adesso, l’essere diventato all’improvviso libero e autonomo lo infastidisce perché ora tocca a lui lavorare, impegnarsi, aiutare gli altri.
Bene, questo uomo potrebbe rappresentare il modello di coloro che fanno dei propri limiti – fisici, morali, spirituali – degli alibi per non impegnarsi nella vita e non assumersi responsabilità. È l’icona di quelle scelte di vita parassitarie dove si lascia il timone della propria vita ad altri, salvo poi lamentarsi che le cose non vanno per il verso giusto. È l’icona degli alibi che ci costruiamo anche noi quando il Signore ci chiede di vivere con impegno la nostra libertà e la nostra identità di figli di Dio nel mondo, per essere testimoni del Risorto. Sono tante le scuse che accampiamo quando dobbiamo rimboccarci le maniche per essere operai del Regno di Dio: ‘siamo fragili’, ‘siamo deboli’, ‘siamo piccoli’, ‘abbiamo altro da fare’, ‘non vale la pena rischiare’, ‘lasciamo fare alla maggioranza’...
Sì, cari Amici, il Signore ci ha conquistati un dono grande: la libertà di impegnarci nel mondo per essere ogni giorno costruttori infaticabili di una nuova civiltà dell’Amore. Quando Gesù passa nella nostra vita ci libera da quelle paralisi generate in noi dalle paure che ci bloccano: paura di amare, di soffrire, di rischiare, di perdere, di morire.
E a queste, si aggiunge oggi un’altra paura ancora più pericolosa: la paura di vivere. Gesù è il guaritore, il liberatore, Colui che nel Battesimo ci comunica la Sua Vita, quella che spezza le catene di ogni forma di schiavitù e dipendenza e ci dona la forza di metterci in cammino, lungo le strade della vita, grati e pieni di gioia per il dono della Sua Amicizia, consapevoli che siamo stati creati per compiere su questa terra una missione che, al di là delle vocazioni e scelte diverse di vita, è uguale per tutti: amare con lo stesso Cuore di Dio!
E la riflessione lascia ora il posto alla preghiera:

Caro Gesù,
perdona le lentezze nel seguirTi,
le scuse per non impegnarci, per non rischiare.
È più comodo a volte
dipendere da qualcosa o da qualcuno,
piuttosto che impegnarsi in prima persona.
Abbiamo capito poco di Te.
Anziché guardare la Tua forza e la Tua bellezza,
il Tuo sguardo e la potenza del Tuo amore,
ci spaventiamo guardando la nostra debolezza.
E restiamo paralizzati,
preferendo dipendere da tante cose
che ci schiavizzano anziché dipendere da Te
che ci rendi sovranamente liberi!
Non abbiamo ancora capito che Tu non sei venuto
a chiamare i perfetti, i forti, i giusti,
ma i peccatori e i fragili
perché proprio attraverso di essi
si manifesti al mondo la grandezza del Tuo Amore.
Fa’ che rispondiamo prontamente
al Tuo invito a guarirci.
Perché tutta la nostra vita
sia segno e testimonianza della Tua misericordia.

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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